Divo incontrastato di fiction sbanca Auditel come L’onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna, Rodolfo Valentino - La leggenda e Il bello delle donne…alcuni anni dopo, annovera anche ruoli sul grande schermo nel film Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, Callas Forever di Franco Zeffirelli, Senso 45 di Tinto Brass, Una moglie bellissima di Leonardo Pieraccioni e Incompresa di Asia Argento. Quando si pensa all’attore che fa palpitare il cuore nazional popolare in tv e non solo, si pensa subito a lui: Gabriel Garko. Una vita di successo, una parabola incredibile. È partito dalla sua Torino per diventare una star del piccolo schermo, così amato da venire scelto per affiancare Carlo Conti sul palco dell’Ariston in occasione del Festival di Sanremo 2016.

Tanti consensi, però, possono creare uno scollamento dalla realtà ed è per questo che l’interprete piemontese ha deciso di darsi alla macchia per un po’. Poi è tornato nella nuova veste di scrittore con l’autobiografia Andata e ritorno (La Nave di Teseo, pp. 176 € 15), un titolo dal sapore di viaggio che ha subito destato curiosità.

Andata e ritorno da cosa?

È una metafora: un’andata verso il successo e un ritorno verso me stesso. La popolarità, a volte, ci allontana dal lato più profondo di noi.

In che senso?

Quando si interpretano tanti ruoli si è tentati dal seguire i personaggi, le varie immagini con cui si viene identificati dal pubblico. Quando me ne sono reso conto, ho deciso di vivere meglio la mia vita. Da fuori la gente pensa che lo showbiz sia tutto meraviglioso, ma sai quante volte, dopo un’ospitata, mi sono trovato da solo a fissare il muro di una camera d’albergo perché non potevo uscire? È frustrante, ma è lo scotto da pagare per la fama. Ho cercato e trovato la popolarità ma, anche se può sembrare un controsenso, a volte ho bisogno di staccare.

Hai dovuto fare parecchie rinunce per il successo?

Un po’ sì. (ride, ndr). Ma le rifarei tutte.

La prima che ti viene in mente?

Non aver mai partecipato a una gita scolastica. Già da studente pensavo di fare questo lavoro e, quando i miei compagni andavano in altre città, scappavo a Roma per cercare la mia occasione.

Quant’è importante il viaggio?

Ho visto quasi tutto il mondo, ma ho scoperto che il viaggio più lungo è quello che sto facendo dentro la mia anima. Come penso dovrebbe succedere a ognuno di noi. Mi sono trovato a cercare un confronto con me stesso e ad andare in analisi. È sbagliato pensare che chi lo fa ha dei problemi, perché quelli li abbiamo tutti. La prima difficoltà è proprio il non volerli affrontare.

Cioè?

Ammettere i propri difetti è la cosa più difficile. Il nostro lato più nascosto lo conosce solo chi ci sta vicino.

Il prossimo viaggio?

Visto che si avvicinano le Feste, vorrei andare a Rovaniemi, in Finlandia, dove c’è la città di Babbo Natale. Lo farei per esaudire il sogno di quando ero piccolo.

Da tre anni non sei sotto la luce dei riflettori. Tornerai?

Dipende dalle proposte che mi vengono fatte o da quello che metto in moto. Sicuramente torno, ma non so ancora in quale veste.