Porto Venere (SP)

«Con la chiusura totale del Paese abbiamo potuto salvare molte persone, ora dobbiamo pensare a come ricostruire la vita al tempo del coronavirus. Tutti ci auguriamo si scoprano presto vaccino e cure antivirali efficaci capaci di aiutare i nostri medici e infermieri. Ma, senza dubbio, non possiamo pensare di salvare la popolazione dalla morte per virus e condannarla alla morte per fame». La posizione del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è lucida e pragmatica anche se la voce è stanca e carica di un senso di responsabilità continuamente bersaglio del dolore. «Il mondo intorno a noi sta mano a mano riaprendo, con tutte le cautele del caso: Austria, Germania, Francia, Svizzera, il nord Europa. Non dobbiamo compiere atti imprudenti, né azioni sconsiderate, bensì guidare il passaggio verso un’Italia che torna a vivere e convivere con il virus».
 

Quali sono i passi da compiere per ricominciare?

In Liguria abbiamo tenuto aperti i grandi cantieri, dal ponte Morandi alle opere di difesa marittima, applicando protocolli di sicurezza che hanno funzionato, così come i porti che hanno garantito la rete logistica e, anche su questo, abbiamo accumulato esperienza. Ora si tratta di seguire i consigli dei medici e applicarli alla realtà per tornare gradualmente alla normalità, forse non quella di prima, ma sicuramente diversa dal lockdown totale. Molte persone sono affette da patologie per le quali serve il movimento, penso ai diabetici, ai cardiopatici, ai bambini affetti da autismo, per i quali uscire di casa è una terapia.

 

Quali strategie servono per riavviare il turismo, perno economico dell’Italia?

Il turismo internazionale ripartirà con più lentezza, dobbiamo quindi puntare su quello interno che, in diverse zone del Paese, come in Liguria, è l’ossatura del business. Si tratterà di adattarsi alle regole, con più spazio, più tavoli all’aria aperta, senza bloccare le attività. Nel momento di massima emergenza sono state compiute delle ingiustizie: perché consentire la coda all’ingresso di un supermercato e non di un negozio che vende pizza al taglio? Esistono mestieri che si svolgono in solitudine come il falegname, il giardiniere, il florovivaista, il pescatore o il piccolo imprenditore edile: vanno riavviati.

Come è stato in questo periodo il suo rapporto con i cittadini?

Di continuo contatto, le persone hanno bisogno di dosi massicce di informazioni: non bisogna nascondere nulla, anche quando vi sono incertezze, meglio ammetterle, come si fa in una buona famiglia. Il tema dell’informazione e del saper affrontare le difficoltà, condividendo le scelte sulla base delle informazioni conosciute, è stato fondamentale.
 

Cosa resterà di questa esperienza a livello sociale?

Tanto dolore in molte famiglie. Ricordiamoci che l’umanità ha superato nel 1300 la peste nera e il successivo periodo ha generato il Rinascimento, il momento forse più alto della storia dell’uomo dal punto di vista artistico e scientifico. Mi auguro sapremo farne tesoro, anche se vedo una certa timidezza della politica, priva del potere

di sintesi che le è proprio. Spero che dal punto di vista dell’organizzazione sociale, della semplificazione burocratica, dello sviluppo digitale, tutto questo ci dia una

spinta a fare di più e meglio.

 

Qual è l’immagine che le resterà vivida in mente?

La bardatura di quei medici e infermieri impegnati a combattere il virus, fatta di mascherine e copri occhi. Ne abbiamo fatto una campagna, per dire loro grazie.

 

Superata l’emergenza e ritrovata un poco di serenità, dove andrà a fare la prima passeggiata?

Sul mare della nostra Liguria, magari a Porto Venere, una tra le più belle camminate.