In cover, Elmi di gladiatori esposti in mostra © Mario Laporta/Kontrolab

Un uomo invincibile e spietato ma anche uno schiavo costretto a combattere. Sono i due volti che si intravedono dalle fessure sull’elmo emblema della mostra Gladiatori, al Mann di Napoli fino al 6 gennaio 2022. Il Museo archeologico nazionale, nel cuore della Campania, è il luogo perfetto per ospitare l’iniziativa: gli anfiteatri sono nati in questa regione e l’area archeologica di Pompei ha restituito armi intatte e oggetti cristallizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

 

Inoltre, sempre in Campania, si svolgevano già dal IV sec. a.C. giochi funebri, considerati gli antenati degli scontri tra gladiatori, come illustrano alcune pitture tombali con scene di duello a Paestum (SA). A spiegare con entusiasmo storie e altre suggestioni dietro l’esposizione sono il direttore del Mann, Paolo Giulierini, la coordinatrice della mostra, Laura Forte, e l'architetto progettista della sezione Gladiatorimania, Silvia Neri.

Riproduzioni dei costumi e delle armi dei gladiatori © Giorgio Albano

Riproduzioni dei costumi e delle armi dei gladiatori © Giorgio Albano

Perché questo evento incuriosisce tutti?

[LF] Il gladiatore è una figura che ha goduto nel tempo di una grande fascinazione, a partire dalla storica rivolta di Spartaco fino ai tanti film che lo vedono protagonista. Incarna l’uomo coraggioso in grado di affrontare il pericolo e rivendicare la libertà.

[PG] Abbiamo voluto un’esposizione che non banalizzasse il ruolo del gladiatore, ma sviscerasse la vicenda dell’uomo. Di chi si nascondeva dietro un elmo, le cui fessure lasciavano intravedere l’intimità di una persona strappata alla propria terra e ridotta in schiavitù. I gladiatori erano uomini trasportati nella macchina spietata del consenso imperiale. Erano considerati eroi ma, nelle segrete delle carceri, vivevano una tragedia personale. Se è vero che qualcuno diventava idolo delle folle, la maggior parte soffriva e moriva atrocemente.

 

Qual è stata la scelta per comunicare con ogni tipo di pubblico?

[PG] Usare un linguaggio che sia accessibile a ogni visitatore, di qualsiasi livello culturale. L’obiettivo principale è trasmettergli il valore della conoscenza ma anche dargli la possibilità di empatizzare con la storia antica e, perché no, di crearsi un proprio giudizio sul tema. Non si deve dimenticare, infatti, che un gladiatore conquistava la libertà grazie all’uccisione dell’avversario e che i giochi erano un’imponente macchina di morte. La mostra si divide tra due poli espositivi: uno tradizionale, nella Sala della meridiana, e un altro nel Braccio nuovo, dove si possono ammirare le riproduzioni delle armi ed entrare nell’auditorium per proiezioni di film colossal e documentari.

Alcune armi originali in esposizione alla mostra Gladiatori al Mann di Napoli © Mario Laporta/Kontrolab

Alcune armi originali in esposizione © Mario Laporta/Kontrolab

Pezzi unici presenti?

[LF] Le armi ritrovate intatte durante gli scavi borbonici del ‘700 a Pompei, che restituiscono dettagli e particolari dell’epoca. Sono circa 50 pezzi inestimabili, talmente belli che alcuni studiosi ritengono fossero usati solo in parata, come lo scudo in bronzo con inserti in argento e rame o l’elmo con la raffigurazione centrale di prigionieri assoggettati a Roma. Da notare anche l’affresco con la rissa scoppiata nell'anfiteatro pompeiano tra tifosi di casa e nucerini oppure l'iscrizione con l'acclamazione per Rufo che organizzava giochi a sue spese. E ci sono anche degli scheletri trovati a York con tracce di traumi violenti. Appartenevano a persone che combattevano in quella zona.

[PG] Le armature di sicuro, esposte come se fossero appese negli spogliatoi prima dell’ingresso nell’arena.

 

La fama dei gladiatori in tutto l’impero romano è provata da un grande mosaico trovato in Svizzera e ora esposto per la prima volta in Italia.

[PG] La provenienza è da una domus di Augusta Raurica, un grande sito archeologico a 20 km da Basilea. Era un centro urbano che aveva anche un anfiteatro, uno degli edifici simbolo della globalizzazione romana. Tutto ciò dimostra il forte senso di appartenenza all’impero anche nelle province.

Particolare di un mosaico proveniente da Augusta Raurica, l'antica Basilea © Heinz Gauwiler

Particolare di un mosaico proveniente da Augusta Raurica, l'antica Basilea © Heinz Gauwiler

Aneddoti della vita quotidiana o luoghi comuni da sfatare?

[PG] Sembra non corretta l’ipotesi, peraltro affascinante, che alcuni gioielli trovati nella palestra di Pompei appartenessero a una donna amante di un gladiatore. È più probabile, infatti, che fossero beni di famiglia perduti da un fuggiasco nel momento dell’eruzione. Riguardo alle abitudini quotidiane, grazie a nuovi studi e ritrovamenti, si è capito che i combattenti seguivano una dieta bilanciata costituita da legumi e cereali e si conoscono gli strumenti e i rimedi naturali usati per curare le ferite. È inoltre attestata dalle fonti l’esistenza di donne gladiatrici. Si può infine ipotizzare che gli incontri fossero preparati. L’organizzatore dei ludi aveva infatti tutto l’interesse a far combattere, e non a far soccombere, beniamini del pubblico su cui aveva investito molto.

 

Come si svolgevano gli spettacoli?

[LF] La mattina avvenivano le cacce, nell'intervallo del pranzo le condanne a morte e il pomeriggio i duelli. Nella prima parte gli spettatori avevano la possibilità di vedere animali esotici sconosciuti, come leoni e orsi. La disposizione dei posti, in basso i senatori e in alto la plebe e le donne, rispettava l’ordine delle classi sociali del tempo. Le gradinate erano decorate con colori vivaci e occupati da una folla chiassosa. I sotterranei erano l’inferno, semibui e maleodoranti.

Un anfiteatro affollato riprodotto con le tessere Lego © Mario Laporta/Kontrolab

Un anfiteatro affollato riprodotto con le tessere Lego © Mario Laporta/Kontrolab

In quali località si trovavano gli anfiteatri campani?

[LF] Tra i più antichi c’è quello di Pompei del 70 a.C., costruito circa 150 anni prima del Colosseo. Nella regione se ne contavano una ventina.

[PG] Va ricordato l’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere (CE), da cui partì la rivolta di Spartaco, a dimostrazione che una classe di schiavi, se unita, poteva sovvertire l’ordine dell’impero.

 

Nella sezione Gladiatorimania ci sono molte curiosità. Qualche esempio?

[SN] In questi spazi si possono conoscere, grazie a fedeli riproduzioni, varie tipologie di gladiatori, come il trace, il secutor o il mirmillone. Gli anfiteatri sono ricostruiti in miniatura con migliaia di tessere Lego. E pannelli in braille e supporti per non vedenti consentono a tutti di sentirsi inclusi.

[PG] Grazie alle riproduzioni, le armi appaiono com’erano, in bronzo dorato lucente e con piumaggi variopinti sugli elmi, per essere visibili anche dagli spalti. L’intento dell’esposizione è creare un percorso esperienziale. Da giovedì 3 giugno partono anche i laboratori didattici per i più piccoli. Un'occasione per svelare le suggestioni della grande esposizione, in collaborazione con la Scuola Italiana di Comix. Nei prossimi mesi sono previste proiezioni e diverse attività dedicate alla conoscenza di personaggi del nostro tempo che incarnano i valori dei gladiatori, come gli atleti Francesco Totti e Bebe Vio o l’astronauta Samantha Cristoforetti.

 

Per il Mann la lotta contro il Covid-19 inizia dalla mostra Gladiatori?

[PG] Questa esposizione è la nostra risposta alla pandemia. Prepararla, nonostante tutto, ci ha insegnato a resistere. Il nostro claim è “solo uniti vinceremo”. Bisogna combattere, con ordine e disciplina, ma tutti insieme.

Articolo tratto da La Freccia