In cover, Chambéry © Takashi Homma

Raccontare, ricordare, finanche urlare con le immagini. In grande formato, allineate, sovrapposte, in grigio, saturate dal colore, in digitale o nostalgicamente analogiche. E da cercare, fino al 28 novembre, in dieci luoghi storici e d’arte di Bologna, diffusi per lo più nel centro come il Mambo, Palazzo Fava, il Mast, la Pinacoteca nazionale e il Padiglione dell’Esprit Nouveau. È il progetto Foto/Industria promosso dalla Fondazione Mast, la più importante biennale al mondo dedicata alla fotografia industriale e del lavoro che, per questa edizione curata da Francesco Zanot, è incentrata sul food, mostrato in ogni sua coniugazione.

Ando Gilardi, giovani donne portano zucche sulla testa, Qualiano, Napoli (1954) © Fototeca Gilardi

Undici mostre e altrettanti fotografi internazionali rappresentano oltre un secolo di storia a tema alimentare: i mercati antichi e lontani, l’impatto degli allevamenti sull’ambiente, le tonnare, le colture intensive, i paesaggi e la natura. Ma anche le tradizioni locali legate al cibo, importante rilevatore per analizzare e capire intere epoche e civiltà.

 

Così al Mast, fino al 2 gennaio 2022, ci sono gli scatti di Ando Gilardi, allineati in Fototeca. Immagini dedicate soprattutto agli ultimi, al lavoro sfruttato e marginale, come quello delle contadine immortalate in intensi primi piani durante i reportage sindacali di fine anni ‘50. Le foto del francese Bernard Plossu, esploratore del mondo assieme alla sua macchina tradizionale, disegnano tappe in ogni dove profilando, con toni variabili di grigio, strade parigine, panifici siciliani e coffee shop americani resi immortali dalla poesia del vero.

Bernard Plossu, Parigi, Francia (1972) © Bernard Plossu

E ancora, a Palazzo Fava, incorniciate dagli affreschi dei fratelli Carracci, Herbert List propone immagini crude, a tratti violente, riempite da toni scuri e vischiosi. Un documento di storia locale che racconta le tonnare e le mattanze sull’isola di Favignana, in Sicilia, nel secolo scorso. L’americana Jan Groover immortala composizioni visive con oggetti da cucina o di uso quotidiano, che richiamano le ispirazioni contemporanee dei dipinti di Giorgio Morandi e contengono istanze sociali e femministe.

 

Esplosioni di colore e connubio tra culture nelle opere di Lorenzo Vitturi che, in Nigeria, ritrae uno dei mercati più grandi al mondo, riflettendo sulla fragilità dell’ecosistema. Ricerca e impegno ambientalista, invece, nel progetto di geopolitica della palestinese Vivien Sansour a difesa di antichi semi, sinossi di cultura e storia del Paese.

 

Indagini sul rapporto tra uomo e natura compongono invece i video di Takashi Homma, che riflette sull’omologazione del cibo nella serie McDonald’s, mentre il progetto di Maurizio Montagna racconta l’antica tradizione della pesca nel fiume piemontese Sesia. La tecnologia alimentare, le serre e gli allevamenti sono poi il focus di Henk Wildschut, come le immagini riciclate dalla Rete rielaborate da Mishka Henner diventano mappe satellitari di allevamenti intensivi. Infine, i cioccolatini presentati da Hans Finsler appaiono come asettici oggetti d’avanguardia da ammirare e mangiare con gli occhi. Come l’arte.

Articolo tratto da La Freccia

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