In cover, Franco Fontana, Puglia Landscape Italy (1987)
Un fermo immagine, lungo oltre un secolo, puntato sul nostro Paese e occhi allenati, per raccontarne i paesaggi, le evoluzioni e le molteplici sfaccettature. Il progetto Ieri, oggi, domani. Italia autoritratto allo specchio allestito dal Museo Novecento di Firenze al Forte Belvedere, raccoglie fino al 10 ottobre due mostre e una carrellata di fotografie capaci di gettare sguardi multiprospettici sull’Italia contemporanea.
Michele Vestrini, Sognando i corsari, Terrazza Mascagni, Livorno (1958) ©Archivi Alinari - archivio Leiss, Firenze
Gianni Berengo Gardin, Paolo Pellegrin, Gabriele Basilico, Gian Paolo Barbieri, Luigi Ghirri e Ferdinando Scianna sono solo alcuni dei 75 fotografi presenti in Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea, curata da Rita Scartoni e Luca Criscenti: una miscellanea di archivi storici, compendio di tecniche fotografiche, dalla stampa ottocentesca con i sali d’argento al virtual photography. Ma anche ritratto e memoria iconografica.
Una narrazione per immagini, dai primi del ‘900 ai giorni nostri, che rende indelebili volti anonimi, mostra il Nord e il Sud del Paese reale, coglie pieghe e dettagli di città e campagne, restituisce mestieri di un tempo, feste e tradizioni, tratteggia la storia sociale e culturale. Come in una telecronaca emergono dal passato luoghi di vita familiare e collettiva filtrata e resa immortale dagli scatti di grandi autori. Un palinsesto che fa delle tante Italiae una sola, costruita su confini culturali mutevoli e ricca di contaminazioni e complessità.
Massimo Vitale, Viareggio Air Show (1995)
Pienovuoto, invece, è la monografica curata da Sergio Risaliti, dedicata a Massimo Vitali, noto per i suoi scatti quasi metafisici di grandi spiagge o montagne abitate dal chiarore del sole e da composizioni antropologiche riprese da punti sopraelevati. Pezzi di società in presa diretta, spaccati di coevo fissato su pellicole da stampare avulse dai filtri del digitale.
Spazi pieni, paesaggi giganti, assembramenti e folle che ispirano solitudini e alienazioni, in un dialogo sottinteso e fitto di dettagli tra dentro e fuori, grande e piccolo, assenza e moltitudine. «Cerco di restituire pezzi di storia, di vita, e cerco di fornire elementi molto precisi e apparentemente inutili», spiega Vitali. «A me piace la storia dell’uomo normale. Odio le belle fotografie».
Articolo tratto da La Freccia
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