Irrequietezza. Non poteva che essere questa la sensazione che si prova guardando Zlatan, il film del regista Jens Sjögren ­che racconta i difficili anni adolescenziali di Zlatan Ibrahimović, quelli che lo porteranno da Rosengård, sobborgo di Malmö, a Torino, dove vestirà la maglia della Juventus. Presentata in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, la pellicola sarà in sala dall'11 novembre, distribuita da Lucky Red e Universal Pictures.

L’esuberanza, la prepotenza, l’arroganza, la furbizia, il protagonismo, a volte persino l’eccessiva aggressività che Ibrahimović ci ha abituati a vedere in molte delle sue performance non solo calcistiche, persino in tempi recenti, quando a 40 anni suonati è ancora lì ad annusare l’erba dei campi, iniziano a intravedersi proprio nel periodo di formazione di questo giovane svedese. E di conseguenza trovano conferma nelle scene di questo film. Il calciatore ha fornito consulenza in ogni fase della sceneggiatura di Jakob Beckman e David Lagercrantz, tratta dall’autobiografia Io, Ibra, scritta dallo stesso Lagercrantz insieme al giocatore, tradotta in più di 30 lingue ed edita in Italia da Rizzoli.

L’attore Granit Rushiti nei panni di Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Mark De Blok

L’attore Granit Rushiti nei panni di Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Mark De Blok

I AM ZLATAN: TRAMA E PERSONAGGI

Il film è sicuramente di pregevole fattura, se non per alcune scene girate nello stadio dell’Ajax palesemente riprodotte al computer con risultati piuttosto grossolani. Fin dalle prime inquadrature il pubblico italiano potrà restare sorpreso dai personaggi. L’attore che interpreta il calciatore tra i 17 e i 23 anni, Granit Rushiti, ricorderà a molti il comico Michele Manca che tanto ci ha fatto ridere negli sketch di Colorado nei panni di Pino La Lavatrice. Strappa un sorriso anche l’attore Emmanuele Aita che alcuni ricorderanno come Paolone nella serie tv L’Allieva e Badali in Suburra, scelto per impersonare il procuratore Mino Raiola. Altro italiano in un cast internazionale è Duccio Camerini, attore visto in fiction come Romanzo Criminale, Diaz, Squadra antimafia, Rocco Schiavone e Io sono Mia, che qui incarna il dirigente sportivo Luciano Moggi. Ottima recitazione anche da parte del giovanissimo Dominic Bajraktari Andersson che interpreta Ibrahimović tra gli 11 e i 13 anni.

L’attore Dominic Bajraktari interpreta il giovanissimo Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Carolina Romare

L’attore Dominic Bajraktari interpreta il giovanissimo Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Carolina Romare

Il piccolo Zlatan cresce in un ambiente non certo pacifico. I suoi genitori, divorziati, sono immigrati jugoslavi. Il padre, bosniaco, vive di stenti, spesso isolandosi davanti a un televisore da cui arrivano immagini di guerra nel suo Paese o di boxe, la sua passione trasmessa anche al figlio, per il quale farebbe di tutto e a cui tenta di insegnare a vivere in modo disciplinato facendosi sempre rispettare da chiunque si trovi a contatto con lui. La madre, croata, è costretta a crescerlo insieme alla sorella maggiore e al fratello più piccolo, ma cattive frequentazioni la portano ad avere anche problemi con la polizia. In entrambi i contesti familiari, la grande difficoltà è la povertà che, unità a un carattere del ragazzo per nulla pacato, rischia di far scoppiare una bomba sociale. Il racconto della sua vita è un continuo finire nei guai: provoca risse contro i compagni di classe e di squadra e accese discussioni con i professori, persino con l’insegnante di sostegno che colpisce volontariamente con un disco da hockey; si rende protagonista di furti nei supermercati, per trovare ad esempio la tanto desiderata figurina di Marco Van Basten, o della bicicletta del suo allenatore; frequenta cattive compagnie con cui lancia petardi nei giardini delle case altrui o ruba automobili.

L’attore Granit Rushiti interpreta il giovane Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Carolina Romare

©Carolina Romare

Il calcio diventa la sua unica ancora di salvezza, ciò che gli consentirà di affrancarsi da un’esistenza che altrimenti avrebbe preso una pessima piega. Anche il percorso sportivo, tuttavia, non sarà facile: l’indubbio talento con il pallone deve convivere con i problemi caratteriali: un puro individualista trova difficoltà ad adattarsi in un gioco che resta pur sempre di squadra e in cui le decisioni e le responsabilità restano affidate alle guide, gli allenatori. Non sarà facile così accettare le panchine o addirittura le mancate convocazioni, così come i successi degli altri compagni, seppur meritati. A mettere un po’ di ordine in questa situazione sarà colui che diventerà il suo mentore e procuratore sportivo, l’italiano Mino Raiola, da sempre convinto della sua capacità di poter scrivere una pagina diversa nel mondo del calcio.

Dominic Bajraktari nei panni del giovanissimo Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Carolina Romare

©Carolina Romare

ZLATAN IBRAHIMOVIĆ E L’ACCECANTE LUCE DEI RIFLETTORI

Quella pagina Zlatan Ibrahimović l’ha poi effettivamente scritta: è il primo calciatore ad aver giocato con sette squadre in Champions League, competizione in cui tra l’altro vanta il record di espulsioni. Ha giocato nei principali campionati europei, in Olanda con l'Ajax, in Francia con il Paris Saint-Germain, in Italia con Juventus, Inter e Milan, in Spagna con il Barcellona, in Inghilterra con il Manchester United, oltre a un’esperienza oltreoceano con il Los Angeles Galaxy e a quelle con la casacca della Nazionale svedese in cui è tornato a giocare all’età di 39 anni.

Granit Rushiti interpreta Zlatan Ibrahimović nel film Zlatan ©Mark De Blok

©Mark De Blok

Un successo mondiale dovuto non solo grazie al talento espresso sul campo di calcio, ma anche per il caratteristico carisma che tanto eccita il mondo dei mass media e dello spettacolo. I giornalisti sportivi parlano ossessivamente di Ibrahimović persino quando non gioca e la sua squadra comunque vince. Il piccolo schermo lo ha osannato anche nella manifestazione più nazionalpopolare del Belpaese come il Festival di Sanremo, al fianco del conduttore Amadeus in alcune serate, intervallate da allenamenti e gare di campionato. Il cinema lo ha già immortalato nel documentario svedese del 2016 Den unge Zlatan, un titolo che tradotto significa Il giovane Zlatan, ma che nella versione italiana è stato opinabilmente cambiato in Ibrahimović – Diventare leggenda. Una pratica piuttosto diffusa nei media sportivi, quella di indicare come leggenda un calciatore che non ha neanche terminato la carriera in campo, constatazione che permette di dare maggiore rilievo invece a produzioni cinematografiche e televisive basate su vita e gesta di giocatori che hanno appeso le scarpe al chiodo, come Pelè e più recentemente Francesco Totti, o sono purtroppo morti, come Diego Armando Maradona. Il film Zlatan mette in luce ancora una volta le doti straordinarie di un campione in campo che tuttavia non sempre è riuscito a incarnare un modello di vita da seguire. Quel quid in più che è sicuramente necessario per diventare vere leggende.