Foto ©Paolo Ciriello

Se cercate un valido motivo per tornare al cinema, Il cattivo poeta, nelle sale dal 20 maggio, è quello che fa al caso vostro. Il film è un biopic sugli ultimi anni di vita del Vate, Gabriele D’Annunzio, interpretato impeccabilmente da Sergio Castellitto, un attore per cui vale sempre la pena acquistare il biglietto e godersi lo spettacolo seduti in poltrona.

Se il poeta è al centro della storia, lo spettatore entra in contatto con lui attraverso il punto di vista di un altro personaggio, Giovanni Comini, un giovane laureato promosso federale a Brescia che viene convocato a Roma dal suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime, per una particolare missione: sorvegliare D’Annunzio, un uomo ormai rinchiuso nella sua dimora al Vittoriale, quasi un lontano parente dell’eroe capace di aizzare le folle e conquistare Fiume. Un vegliardo, tuttavia, da tenere sotto controllo soprattutto perché negli ultimi tempi appare deluso e infastidito dalla politica di Benito Mussolini che sta per stringere un’alleanza con la Germania di Adolf Hitler, «scavandosi la fossa», come il Vate stesso sostiene.

In un scena de Il cattivo poeta, il segretario del Partito fascista, Achille Starace (l'attore Fausto Russo Alesi), riceve a Roma il federale di Brescia, Giovanni Comini (interpretato da Francesco Patanè) ©Paolo Ciriello

Achille Starace (l'attore Fausto Russo Alesi) riceve a Roma il federale di Brescia, Giovanni Comini (Francesco Patanè)

Da quando però Comini mette piede al Vittoriale e inizia a conoscere D’Annunzio in quanto persona piuttosto che come mito leggendario, dipinto nei modi più contrastanti ed esagerati dai commentatori dell’epoca, inizia per il giovane un cambiamento interiore che lo porterà a cedere alla fascinazione del Vate, sempre preda dei suoi eccessi, tra droghe e sesso, ma pur sempre innamorato del suo Paese, convinto di come l’Italia, con i venti di guerra sempre più forti, stia per prendere la strada della disfatta, come poi la storia dimostrerà a tutti. La mutazione intima di Comini lo porterà soprattutto a vedere il bellicismo, la violenza e la morte come non se l’era mai immaginati e a vacillare nella sua convinta fedeltà al fascismo.

Sergio Castellitto e Francesco Patanè nei panni di Gabriele D’Annunzio e Giovanni Comini nel film Il cattivo poeta ©Paolo Ciriello

Sergio Castellitto e Francesco Patanè nei panni di Gabriele D’Annunzio e Giovanni Comini

Il primo lungometraggio del regista Gianluca Jodice colpisce innanzitutto perché offre un ritratto di D’Annunzio diverso da quello propinato dal mondo della cultura del secondo Novecento. Come ha ricordato Sergio Castellitto nel corso della conferenza stampa di presentazione del film: «Non c’è stato un artista che sia stato così amato e adorato in vita, quando maledetto e odiato dopo la morte. Basta leggere quello che scrivevano gli intellettuali nel secondo dopoguerra. Elsa Morante diceva che D’Annunzio era un imbecille. Alberto Arbasino lo definisce “un cadavere da conservare in cantina”. Pier Paolo Pasolini lo detestava». 

Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio nel film Il cattivo poeta del regista Gianluca Jodice ©Paolo Ciriello

Allontanandosi da quel pregiudizio, Jodice narra invece le vicende nel film per come sono effettivamente accadute, così come le ha documentate la storiografia più recente, a partire dagli studi di Giordano Bruno Guerri, che rilegge sotto una luce diversa i fatti di Fiume (un’esperienza politica e sociale molto avanzata per l’epoca, basti pensare che in quel frangente ad esempio venne redatta una Costituzione e fu dato il voto alle donne) e gli ultimi anni di D’Annunzio, in cui il poeta si dichiara convintamente contrario alla guerra e fa di tutto per fermare il Duce dal sottomettersi al delirio del Führer.

Sergio Castellitto è Gabriele D’Annunzio nel film Il cattivo poeta del regista Gianluca Jodice ©Paolo Ciriello

Jodice si è avvalso persino del contributo di storici e filologi per proporre in modo certosino una sceneggiatura in cui i dialoghi, parole e battute del poeta fossero completamente corrispondenti alla realtà. Il titolo stesso riprende una definizione che D’Annunzio si diede in una lettera, riferendosi alla sua età avanzata: “Io sono un cattivo poeta, ormai mi occupo di tendaggi, di tappeti, di quadri, di cornici”. «Mi è sembrato un ottimo titolo – spiega il regista – perché sembrava assorbire ironicamente l’etichetta che gli era stata data nella critica persino ai suoi scritti. Era un modo per affrancare la sua cattiveria rimarcando quest’appellativo».

Sergio Castellitto e il regista Gianluca Jodice sul set del film Il cattivo poeta ©Paolo Ciriello

Sergio Castellitto e il regista Gianluca Jodice

Per quanto possa essere interessante un racconto storico, il film non sarebbe una gradevole visione se non ci fosse stata una straordinaria interpretazione da parte degli attori. Castellitto è una garanzia: per entrare nel personaggio si è rasato completamente i capelli, temendo persino che non ricrescessero più, perché, dice, pensando a D’Annunzio la prima immagine che viene in mente è la testa. «Bisognava offrire il cranio nella sua nudità, contenente però un’immensità di sapienza, fantasia, immaginazione, pericolosità, crudeltà». La perfetta corrispondenza alla realtà nella sceneggiatura non è stato affatto un limite: «Si inventa anche quando si imita – dichiara l’attore – e poi non abbiamo avuto paura della grandezza del personaggio o della sua pericolosità, sono abituato a interpretare personaggi per il quale poi sono stato offeso, ma ogni volta faccio finta che il personaggio sia inventato e non reale».

Francesco Patanè nei panni di Giovanni Comini nel film Il cattivo poeta del regista Gianluca Jodice ©Paolo Ciriello

Se il protagonista è quindi una certezza, la vera sorpresa del film è l’attore che interpreta il federale Comini, Francesco Patanè, giovane genovese classe ’96 che arriva per la prima volta sul grande schermo dopo diversi anni in teatro. E ci arriva, come ammette lo stesso Gianluca Jodice, non come prima scelta: era stato individuato come spalla per fare i provini agli attori, quando l’intenzione era quella di cercare un grande nome del cinema, ma man mano che le prove procedevano il regista e la casting Francesca Borromeo si sono resi conto di come interpretava alla perfezione le battute del film. Una volta proposto ai produttori Matteo Rovere e Andrea Paris, l’idea ha convinto tutti. E potrebbe convincere anche gli spettatori.

Francesco Patanè nei panni di Giovanni Comini nel film Il cattivo poeta del regista Gianluca Jodice ©Paolo Ciriello

Per la sua parte ha dichiarato di essersi preparato differentemente dagli altri attori: «Ho fatto un lavoro contrario rispetto agli altri, cercando di dimenticare tutto quello che sapevo su D’Annunzio prima di arrivare sul set, perché la particolarità del mio personaggio era che Giovanni Comini arriva al Vittoriale consapevole di ciò che sanno un po’ tutti su D’Annunzio, ma senza aver mai letto nulla dei suoi scritti. Ho cercato allora di liberarmi da ciò che avevo studiato a scuola, da quella che era la mia opinione personale sulla persona e sulla poetica del Vate. Ho cercato di fare tabula rasa. Mi sono messo nei panni di un giovane che arriva davanti a un grande personaggio, proprio come è successo a me durante le riprese, mentre ero di fronte a un grande attore come Castellitto. Ho portato così con me soggezione, curiosità, voglia di “rubare” all’artista. Ho cercato di dimenticare quello che sapevo». E dotarsi di voglia di conoscere, scevri da ogni pregiudizio, è proprio ciò che serve per apprezzare al meglio Il cattivo poeta.