Il mondo del calcio è al centro del serial Il grande gioco che, per la prima volta, porta sul piccolo schermo il backstage di uno degli sport più amati. Il punto di vista è quello dei procuratori che, oltre a gestire gli interessi dei calciatori come broker, trattano anche i trasferimenti dei campioni da una squadra all'altra. Al centro della storia ci sono le vicende di Corso Manni, golden boy della procura calcistica caduto in disgrazia e ora alla ricerca di rivalsa. Un ruolo avvincente per Francesco Montanari, protagonista della serie che va in onda su Sky e Now dal 18 novembre.

 

Come definiresti questo progetto?

Un trattato con un’epica familiare quasi shakespeariana. È una serie trasversale che parla di amore, vendetta, ambizione, frustrazione. In un mondo in cui girano molte economie, le azioni sono esasperate. Io interpreto un procuratore che è stato incastrato e deve dimostrare la sua innocenza. Il serial gira attorno a una domanda: ma è davvero innocente?

 

Che dramma di William Shakespeare ti ricorda?

Direi Re Lear, dove c’è un grande sovrano come Giancarlo Giannini che finge di voler mollare il trono. Ma sono presenti anche elementi dell’opera La tempesta, con una sorta di doveroso lavoro su se stessi per raggiungere il proprio obiettivo. È un serial molto divertente e fashion, mostra un ambiente dove l’apparenza è fondamentale. C’è una battuta che fa capire molto del mio personaggio. Quando cerca di accaparrarsi una giovane promessa arriva a dire: «Se lui per fidarsi di me ha bisogno di credere che sono un santo, divento Dio».

 

Come ti sei preparato per questo ruolo?

A San Siro ho frequentato un gruppo di veri procuratori ed è stato molto stimolante per il mio personaggio. Nel serial si guarda anche il punto di vista dei calciatori: quante volte vengono tacciati di aver mollato chi li ha lanciati? È divertente indagare questo Sturm und Drang: devono avere una fiducia estrema nei procuratori perché vengono a sapere una serie di dinamiche solo dopo il primo incontro on la società calcistica. Un piccolo germe di dubbio può portare alla rottura.

 

A parte questo serial che progetti hai?

Sono in tour insieme a Lino Guanciale con lo spettacolo L’uomo più crudele del mondo, scritto e diretto da Davide Sacco, con cui dirigo il Teatro Manini di Narni, una bellissima città umbra che va assolutamente visitata. E sono in tournée anche con Play House di Martin Crimp, un testo che interpreto e dirigo. In pratica me la canto e me la suono.

Articolo tratto da La Freccia