Foto ©Gianni Fiorito
Un viaggio su un Intercity Notte da Torino a Palermo, con tanto di traghettamento verso la Sicilia, è quello che compiono i sette bambini protagonisti di Tutti a bordo, il film del regista Luca Miniero, nelle sale dal 29 settembre.
Un road movie che potrebbe essere definito un “train movie”, per la cui realizzazione è stato fondamentale il contributo di Ferrovie dello Stato, il Gruppo guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris. «Hanno collaborato con personale, strutture e mezzi – ha dichiarato il produttore Giampaolo Letta, Ad di Medusa Film – e si sono prestati in modo carino a una presa in giro. Non è stato semplice perché le strutture e le stazioni spesso erano disponibili solo dopo la mezzanotte, orario nel quale i minori non possono girare. Il risultato è stato egregio, perché sappiamo bene tutto quello che c’è dietro».
Il film è prodotto da Indiana Production con Medusa Film e basato sulla pellicola Attention au départ! di Benjamin Euvrard.
TUTTI A BORDO, LA TRAMA
L'occasione per mettersi in viaggio è una vacanza-studio, la meta è un vecchio campo scuola in Sicilia, frequentato in tenera età da Bruno (Stefano Fresi): è lui, il papà di Juri (Leone Girlanda), a offrirsi di accompagnare da solo il figlio e i suoi amici, nonostante i timori sulle sue capacità della moglie Chiara (Giulia Michelini) e degli altri genitori.
La destinazione e l’esperienza in treno inizialmente non entusiasma la giovane combriccola, ancora frastornata dal lockdown, ma tutto diventa uno spasso nel momento in cui Bruno si ritrova in stazione il padre Claudio (Giovanni Storti), invitato dal nipote. I due iniziano a litigare lungo il binario, i bambini sono già tutti a bordo e il treno parte senza gli accompagnatori.
Da lì in poi le strade dei personaggi si dividono: da un lato i piccoli approfittano della mancanza degli adulti per divertirsi, ma devono fare i conti con Mario (Carlo Buccirosso), controllore antipatico e allergico ai bambini; dall’altro i grandi cercano di riprendere il polso della situazione in un viaggio parallelo a cui si aggiunge Milo (Zowie Giovine), un compagno dei bambini giunto in ritardo all’appuntamento in stazione.
I tre provano a raggiungere l’Intercity in vari modi: con un Frecciarossa 1000, che però scoprono essere diretto dalla parte opposta, a Parigi; con un elicottero che rocambolescamente li porta a Genova; con un furgoncino guidato da vegetariani, tra cui Cosimo (Massimo Ceccherini) che li caccia dopo aver sentito i loro apprezzamenti per la carne toscana; con un pulmino di suore napoletane che li lascia per strada dopo aver visto Milo indossare la maglia della Juventus; con un’auto rubata a Roma in cui si ritrovano a sorpresa una ragazza stordita dai festeggiamenti per il proprio addio al nubilato. Solo una volta giunti in Sicilia, adulti e bambini si ritroveranno, per dare vita a un'altra avventura.
I due viaggi paralleli attraverso l’Italia saranno un’occasione per ciascun personaggio per scoprire meglio se stesso. I bambini capiranno che, per quanto possano essere a volte noiosi, i genitori sono unici e hanno bisogno di loro. Bruno comprenderà che per essere un bravo padre è necessario anche tornare a essere un po’ bambini. Tutti, piccoli e grandi indistintamente, si renderanno conto che spesso il viaggio è più importante della destinazione.
UN FILM PER FAMIGLIE, D’AZIONE E DIFFICILE DA REALIZZARE
«Vedere un’Italia post Covid che finalmente riprende a ridere» è stato l’obiettivo del film espresso (e raggiunto) dal regista Luca Miniero, che ha spiegato anche quanto sia stato difficile realizzare una pellicola che, per quanto sia dedicata alle famiglie, è pur sempre un action movie: «Tutti a bordo è un film con una complessa lavorazione tecnica. Abbiamo sperimentato una tecnologia che ci ha consentito di girare in location all'interno di un vero treno simulando il viaggio. Un muro di video wall disposti intorno ai finestrini proiettavano le immagini del viaggio offrendo agli ospiti del treno, i nostri piccoli attori e il controllore, la sensazione del movimento. Non abbiamo utilizzato dunque lavorazioni in green successive proprio per favorire l'interpretazione dei bambini che hanno letteralmente viaggiato da fermi».
Anche il lavoro con interpreti in erba ha avuto un peso durante le riprese: «Lavorare con i bambini – ha confessato Miniero – è stato per me molto interessante anche perché abbiamo ceduto spesso all'improvvisazione e credo che la bravura degli attori adulti sia stata proprio nel misurarsi con questi piccoli attori mettendoli a loro agio sul set e fuori dal set».
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