«Quest’anno sarò squalificato. L’unica cosa in più che posso fare è quella». Tananai scherza sulla prossima partecipazione al Festival di Sanremo. Effettivamente l’anno scorso, con il brano Sesso occasionale, si è piazzato sul gradino più basso della classifica. Ma la forza della canzone e l’autoironia sui social lo hanno trasformato in un fenomeno: ha avuto un boom con la summer hit La dolce vita (insieme a Fedez e a Mara Sattei), l’album Rave, Eclissi è un successo e il singolo Baby Goddamn è stato certificato tre volte come disco di platino. Infine, il tour che parte a maggio ha già segnato due sold out, a Roma e a Milano, con tanto di cambio venue (più capienti), rispettivamente al Palazzo dello Sport capitolino e al Mediolanum Forum meneghino. Come si dice? Beati gli ultimi che saranno i primi.

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Cosa dobbiamo aspettarci da Tango, che porti all’Ariston?

Vorrei che fosse una sorpresa. Sarò più consapevole, anche se quel palco resetta tutto e me la farò sotto. Per fortuna quest’anno ho suonato tanto, comprendendo i miei punti deboli e di forza. Partecipo determinato, con l’idea di fare bene.

Dopo l’ultima posizione dello scorso anno immaginavi un tale successo?

No, pensavo di dovermi trovare un altro lavoro. Credevo di essermi dato la zappa sui piedi, che l’Italia non fosse d’accordo con la mia idea di musica. E invece…

Quanto hanno contato i social per il successo post kermesse?

Ho sempre mostrato quello che sono. Chiaramente, i social funzionano da amplificatore e hanno dato il via a tutto quello che è successo. Il rapporto con chi mi segue è identico a quello che ho con i miei amici, la mia ragazza e la mia famiglia. Il focus resta, comunque, la musica.

Il brano Quelli come noi è un inno generazionale. Cosa pensi dei tuoi coetanei?

Sono molto fiducioso: c’è una coscienza sociale più delineata e una predisposizione a combattere battaglie giuste per uno sviluppo coscienzioso, come quelle sull’identità della persona, l’ecologia, l’inclusione, la sessualità. Sono un fan del movimento e questa generazione si muove.

Anche prendere il treno è movimento…

Ne ho presi parecchi quest’anno. Viaggiare per me significa andare a suonare ai concerti, è l’attesa prima del piacere finale.

Un viaggio importante?

A Roma, per le audizioni di Sanremo Giovani: mi ha cambiato la vita nel concreto. E poi in Marocco, ad Agadir, dove sono diventato amico di un ragazzo del posto che mi ha portato in giro con lui: ho conosciuto la sua famiglia, i suoi amici, giocavamo a calcio davanti all’oceano, prendevamo pullman strapieni, sentivamo il muezzin che richiamava alla preghiera. Ho vissuto per la prima volta una cultura nuova dall’interno e quell’esperienza mi ha aperto un mondo.

Di quale messaggio vorresti farti portavoce?

Se si crede in qualcosa non si deve aver paura di insistere né di essere sconfitti. Bisogna sempre rimettersi in gioco.