In apertura, l'immagine guida del Torino Film Festival realizzata da Ugo Nespolo Courtesy TFF

Nato nel 1982 per celebrare e sostenere il cinema indipendente e le produzioni sperimentali, il Torino Film Festival continua a distinguersi per la sua attenzione alla diversità e all’innovazione nel mondo della settima arte.

La 41esima edizione della manifestazione – che gode del sostegno del Museo nazionale del Cinema, presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano – parte il 24 novembre e va avanti fino al 2 dicembre.

 Catrinel Marlon, madrina della cerimonia di apertura della 41esima edizione del Festival  Courtesy TFF

 Catrinel Marlon, madrina della cerimonia di apertura della 41esima edizione del Festival  Courtesy TFF 

Sotto la spinta del direttore artistico Steve Della Casa si moltiplicano le occasioni di incontro e dialogo dei protagonisti del cinema con il pubblico, per rafforzare sempre più il connubio tra cultura e spettacolo.

 

Sono tanti gli ospiti attesi: dallo statunitense Oliver Stone, che riceverà dal Museo nazionale del cinema il Premio Stella della Mole al regista tedesco Christian Petzold.

E ancora, Laura Morante, Mario Martone, Drusilla Foer e Fabrizio Gifuni.

Madrina della cerimonia di apertura è, invece, l’attrice ed ex modella romena Catrinel Marlon.

Una scena del film Un anno difficile diretto da Olivier Nakache ed Éric Toledano Courtesy TFF

Una scena del film Un anno difficile diretto da Olivier Nakache ed Éric Toledano Courtesy TFF

Tra i film fuori concorso della 41esima edizione spicca la commedia Un anno difficile, diretta dai registi di Quasi amici Olivier Nakache ed Éric Toledano. La pellicola segue la storia di Albert e Bruno, due simpatici imbroglioni che nel tentativo di scroccare un aperitivo si trovano coinvolti nelle attività di un gruppo di eco-attivisti.

 

Spazio anche al cinema d’autore con una retrospettiva dedicata allo sceneggiatore e regista Sergio Citti, in occasione dei 90 anni dalla sua nascita. Consulente e amico di Pier Paolo Pasolini, nella sua opera ha raccontato miserie e virtù del mondo proletario senza mai cedere a moralismi, avvalendosi di un linguaggio onirico e apparentemente leggero.