Ha 23 anni, è nata in provincia di Avellino, a San Michele di Serino, ed è un talento. BigMama, al secolo Marianna Mammone, è una vera novità nel panorama musicale italiano. Non è un caso se nel 2022 il servizio di streaming musicale Spotify ha puntato su di lei come artista emergente facendola finire sui cartelloni newyorchesi di Times Square. Paladina della body positivity, col primo disco Next big thing ha dimostrato quanto vale. Dal 6 febbraio farà vedere di che pasta è fatta pure al Festival di Sanremo, dove gareggia col brano La rabbia non ti basta.
Quale messaggio porterai all’Ariston?
Il mio corpo, la mia persona e il fatto di essere donna sono tutti messaggi. Ho qualcosa da dire, ma ancora non lo svelo. Parlerò di tematiche che mi stanno a cuore.
Come pensi di essere percepita artisticamente?
Molte persone legano la mia immagine a una categoria, una minoranza. Invece parlo a tutti. Mi faccio carico di tante incombenze per far comprendere a chi mi ascolta quanto vale. La mia vocazione è trasformare il mondo in un posto migliore, oltre i pregiudizi.
Quando è iniziata questa vocazione?
A 13 anni, nel momento in cui non ero più capace di contenere le energie negative che mi sono state riversate addosso. Il bullismo nei miei confronti è stato molto aggressivo
e a un certo punto, arrivata all’apice, dovevo decidere se scoppiare o sfogarmi. Così ho cominciato a scrivere. La prima canzone, Charlotte, l’ho composta nel 2013, ma l’ho fatta uscire solo tre anni dopo perché mi vergognavo.
Come hai trovato il coraggio di esporti?
Ho mandato il pezzo a un’amica che l’ha trovato forte, l’ha fatto girare e si è creato il passaparola. Poi un giorno sento suonare alla porta e c’è una ragazza: ama il brano, ma non lo trova sulle piattaforme streaming. Le spiego che non l’ho divulgato e lei, piangendo, mi abbraccia pregandomi di pubblicarlo: mi confessa di aver finalmente trovato qualcuno in grado di capirla. Così ho scelto di diffondere la canzone. Era il 1° settembre 2016 e quel giorno nasceva il progetto BigMama.
Mamma e papà come l’hanno presa?
In casa non si ascoltava musica, solo mia mamma sentiva, ogni tanto, il gruppo inglese Culture Club. Quando ho espresso la volontà di diventare una rapper i miei dicevano: «Tu studia, poi si vede. Quello è un hobby». Addirittura, invece di segnarmi al corso di pianoforte che desideravo seguire, mi iscrissero a quello di informatica. Ma è normale che una famiglia modesta – soprattutto al Sud – volesse vedere la figlia sistemata. Ora sono completamente indipendente e mia madre piange sempre: sa da dove vengo, che mi sono costruita da sola. Mio padre, invece, è nella fase in cui si sente famoso perché gli amici lo fermano per complimentarsi.
Quindi chi è BigMama?
Un’artista che porta un grande peso sulle spalle, desidera comunicare molto, ma non tutti vogliono capire il messaggio che intende veicolare. Mi sento come una martire, ma è giusto esserlo per cambiare le regole.
Se BigMama incontrasse Marianna, la 13enne bullizzata che ha tanta voglia di esprimersi, cosa le direbbe?
Di crederci sempre e pensare che da adulta farà grandi cose.
Articolo tratto da La Freccia di gennaio 2024
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