Una voce sommessa, lievemente roca, risuona profonda nel Pantheon, tra le tombe dei pittori Raffaello Sanzio ed Annibale Carracci, tra le statue e gli affreschi, dalle colonne corinzie del portico fino all’oculus della cupola emisferica da cui si scorge l’imbrunire. È la voce dell’attore Willem Dafoe che il 21 marzo scorso, in occasione della Giornata mondiale della Poesia, ha letto nel tempio degli dèi alcuni versi del poeta contemporaneo Gabriele Tinti.

 

Frammenti poetici che attingono energia dalla carica spirituale del Pantheon e dai martiri cristiani le cui reliquie, secondo la tradizione, sono state poste sotto l'altare maggiore. Dal titolo Confessions, i versi letti da Dafoe si focalizzano sui cristiani che hanno trovato la morte a Roma, come San Lorenzo, San Sebastiano, San Pietro e San Paolo. L’ispirazione nasce anche dalle opere Cristo coronato di spine di Annibale Carracci e Trasfigurazione di Raffaello Sanzio, dipinto rimasto incompleto e posto sul letto di morte del grande artista.

Willem Dafoe Tinti

Willem Dafoe e Gabriele Tinti, foto di Guido Gazzilli

Nominato poeta residente del Museo Nazionale Romano per il 2024, Tinti da anni compone poesie ecfrastiche ispirate alle opere d’arte che hanno preso vita grazie alla collaborazione e interpretazione di alcuni dei più importanti attori del panorama cinematografico mondiale, come, tra gli altri, Kevin Spacey, Abel Ferrara, Franco Nero, Alessandro Haber.

Willem Dafoe

Willem Dafoe legge Confessions di Gabriele Tinti, foto di Luca Carlino

Il valore della parola si fonde con la potenza dell’arte statuaria e si plasma, prende vita e respira attraverso l’incisività del talento attoriale. Willem Dafoe diventa così protagonista di una “confessione”, di una preghiera sofferta che racconta di un corpo come prigione e allo stesso tempo come un terreno di espiazione, un luogo di ricerca, un tentativo di uscire da sé per avvicinarsi al divino.

 

Una poesia ispirata all’arte antica che racchiude la bellezza di un mondo che non c’è più, ma che vive ancora, di un mondo sospeso, crudo, fatale come è quello classico ma anche inquieto e tormentato come è il presente.