Se con il treno immaginato dai fratelli Lumière che sembra squarciare la quarta parete per raggiungere il pubblico è nato il cinema, è sempre a bordo di un treno che nasce uno dei generi cinematografici più amati di sempre: il western.

 

Con uno dei primissimi lungometraggi dal titolo La grande rapina al treno, il regista Edwin S. Porter nel 1903 inaugura il cinema d’azione.

 

Il treno è il luogo ideale per il film in movimento poiché prevede diverse fermate che scandiscono un percorso, permette di scendere e risalire e accogliere numerosi passeggeri e con loro infinite trame possibili. Emozioni in movimento in uno spazio ristretto nel quale si concentrano tensioni e conflitti che progrediscono con il progredire del viaggio.

 

La grande rapina al treno non è ambientato tutta su un treno ma il treno è lo strumento e l’espediente dell’azione, è il motore della trama e il mezzo del suo dinamismo. Con il film di Porter viene inaugurata per la prima volta la tecnica del montaggio incrociato, in cui due scene vengono mostrate in svolgimento simultaneo ma in luoghi diversi. Le soluzioni cinematografiche adottate sono all’avanguardia e notevoli per l’epoca, come l’esplosione multipla usata per mostrare prima il treno dalla finestra dell’ufficio telegrafico e poi il paesaggio che scorre dal portello aperto del vagone.

 

La pellicola è passata alla storia del cinema d’azione anche per la celebre inquadratura finale con il bandito che spara direttamente verso il pubblico, consacrando il personaggio del pistolero quale emblema del western. Non è un caso che in inglese il termine usato per indicare l’atto di sparare (shoot) sia lo stesso che indica anche l’azione di girare un film.

 

Il film inaugura così un gusto cinematografico per il treno in corsa, scenario perfetto per azioni ricche di tensione e adrenalina, un viaggio tra banditi e poliziotti lungo i binari tracciati dalla macchina da presa.