In apertura, Cabaret de l’exil di Bartabas

Non tutti gli spettacoli possono essere messi in scena su qualsiasi palcoscenico. Per motivi di spazio, economici o anche solo perché sono nati per dialogare con il contesto in cui hanno visto la luce. Per questo il presidente e direttore artistico del Teatro pubblico ligure, Sergio Maifredi, ha realizzato un progetto che da anni stimola il pubblico a viaggiare per assistere a pièce non comuni, proprio lì dove sono state create.

 

Nella sua offerta culturale il cartellone, che va dall’autunno alla primavera, si arricchisce ogni due o tre mesi di un appuntamento all’estero. A organizzare gli spostamenti è lo stesso Teatro pubblico ligure, una compagnia che propone un ricco programma a Sori, nel Genovese, e realizza progetti e festival nell’area del Levante e non solo.

Hamlet di William Shakespeare con la regia di Thomas Ostermeier, Berlino

Hamlet di William Shakespeare con la regia di Thomas Ostermeier, Berlino

Si parte in gruppo e si fa un giro nella città di destinazione per poi godersi lo spettacolo. «Ormai da cinque anni sperimentiamo la formula Grand tour in Europa e l’adesione è stata subito incoraggiante. Si iscrivono persone di età, livello sociale e interessi differenti. L’iniziativa aiuta i partecipanti a stringere rapporti fra loro e a conoscere meglio le nostre attività. Così, si crea un pubblico affiatato, fidelizzato e sempre meno intimidito dall’idea di andare a teatro», spiega Maifredi.

 

Nel tempo sono state toccate città come Berlino e Losanna, che hanno consentito di conoscere il lavoro di grandi registi, come il tedesco Thomas Ostermeier o la francese Ariane Mnouchkine. Quest’anno la stagione teatrale europea, come ama definirla il presidente, vede una novità: il gemellaggio con il Festival Narni Città Teatro diretto da Davide Sacco, che ha aderito velocemente all’idea. Due gruppi di viaggiatori, da due piccoli ma vivaci centri, si muovono quindi insieme per guardare altrove.

 

La prima meta estera della stagione è Parigi dove, il 15 novembre al Fort d'Aubervilliers, va in scena Cabaret de l’exil. Irish Travellers, il nuovo spettacolo diretto da Bartabas. Una ricostruzione circense di alto livello che raramente si ha occasione di vedere in Italia.

Cabaret de l’exil di Bartabas

Cabaret de l’exil di Bartabas

Uno spettacolo che ha bisogno di grandi spazi, difficilmente disponibili in un teatro, perché in scena ci sono i cavalli, veri protagonisti con la loro indiscutibile forza e bellezza. Bartabas, alias Clément Marty, ha un rapporto straordinario con i quadrupedi, rafforzato negli anni grazie alla sua anima gitana. Nel 1984 ha dato vita al Théâtre Equestre Zingaro, una commistione tra circo e ricerca, danza e performance per creare rappresentazioni suggestive.

 

In particolare, Irish Travellers è il secondo capitolo di Cabaret de l'exil, una tetralogia destinata a continuare fino al 2025. Il primo era ispirato alla cultura yiddish e alla musica klezmer, ora si racconta il mondo dei viaggiatori irlandesi, caratterizzato dall'amore per i cavalli e da un patrimonio musicale incentrato sulla tradizione orale. Per celebrare questo stile di vita, indipendente e libero, Bartabas ha coinvolto il poeta e cantastorie irlandese Thomas McCarthy.

 

A gennaio si va invece a Stoccolma per assistere a un classico, La Signorina Giulia di August Strindberg, diretto in questa occasione da Marie-Louise Ekman, una delle artiste più conosciute nel panorama scandinavo e la prima donna ad avere il ruolo di direttrice dell’Accademia di belle arti.

Sergio Maifredi con Corrado D’Elia

Sergio Maifredi con Corrado D’Elia

A ospitare la pièce è il Teatro reale drammatico, un tempio della recitazione fatto costruire alla fine del ‘700 da re Gustavo III che, negli anni, è stata la palestra di formazione per decine di interpreti svedesi, come Greta Garbo, Max von Sydow, Bibi Andersson, oltre che una vera seconda casa per il regista Ingmar Bergman.

 

Il Grand tour in Europa rappresenta un’occasione unica per viaggiare, scoprire una città e appassionarsi al teatro. «Chi non conosce la lingua può andare al di là del testo», sottolinea Maifredi, «e cogliere aspetti universali dello spettacolo. Io stesso ho lavorato spesso in Paesi stranieri dove comunicavo usando solo poche parole, ma sono riuscito comunque a interagire».

 

Senza contare che grazie a questo progetto è possibile visitare teatri storici, approfondire la genesi dello spettacolo e, a volte, incontrare registi e interpreti. Lo spettatore “nomade” viene così accompagnato in una sorta di percorso di formazione e scoperta culturale.

Articolo tratto da La Freccia