È una ripresa graduale, costante ma ancora lontana dai livelli pre-Covid, quella della mobilità in Italia, fotografata dal 19° Rapporto Audimob presentato da ISFORT e CNEL, realizzato con il supporto scientifico di Agens e di Asstra. Secondo le stime dell’Osservatorio, nel 2022 si è assistito infatti ad una vera e propria accelerata del numero degli spostamenti giornalieri degli italiani, su livelli simili, ma ancora inferiori a quelli pre-pandemici del 2019 (lo scarto è del 6%). Dati ancora più evidenti arrivano dal settore ferroviario. La domanda di mobilità per quel che riguarda i treni Alta Velocità è infatti aumentata del 90% nel terzo trimestre di quest’anno rispetto al 2021 ma i livelli dei primi mesi del 2022 rimangono comunque inferiori del 20% rispetto al 2019. Situazione molto simile, ma più sfumata, per quel che riguarda gli Intercity che hanno visto crescere la loro domanda del 57% rispetto allo scorso anno, per un calo rispetto ai livelli pre-pandemici del 12%.
Tuttavia, per quel che riguarda il mondo dei treni, nello studio presentato da ISFORT e CNEL emerge un dato qualitativo di assoluta rilevanza: il voto medio che misura la soddisfazione dei cittadini nei confronti del servizio ferroviario è aumentato dal 7,0 del 2019 al 7,4 del 2022. Una soddisfazione crescente, dunque, probabilmente alla base dei buoni risultati registrati dal Gruppo FS riguardo la performance dei propri Frecciarossa (3 milioni di passeggeri ad agosto, con picchi nei sabati, +4% rispetto al 2019); degli Intercity (340mila passeggeri durante il ponte del 1° novembre) e dei treni del Regionale (728mila viaggiatori il 1° novembre, +25% rispetto al 2019).
Anche l’andamento delle quote di mercato dei vari mezzi di trasporto conferma la tendenza del trasporto pubblico (bus, treni, metro, tram, sistemi a fune ecc.) a riconquistare spazio nel 2021 e nel primo semestre del 2022. Se nel 2020, in piena pandemia, infatti, la percentuale di chi sceglieva un mezzo pubblico era del 5,4% oggi è del 7,6% un livello più basso però rispetto al 10,8% del 2019.
Un elemento negativo che emerge dal report pubblicato da ISFORT e CNEL è quello relativo alla mobilità sostenibile. Secondo lo studio, infatti, la percentuale degli spostamenti a basso impatto ambientale si è abbassata sia nel 2021, sia nel primo semestre del 2022, scendendo sotto il livello pre-Covid (31,4% nel 2022 contro il 35% del 2019). C’è tuttavia una benaugurante inversione di tendenza per quel che riguarda gli spostamenti in bicicletta e con soluzioni di micromobilità (monopattini elettrici ecc.) che incrementano invece il proprio peso (dal 3,3% del 2019 al 4,7% del primo semestre 2022).
La tendenza descritta dal report conferma dunque la necessità di continuare a puntare ed investire su un sistema di trasporti sempre più multimodale e integrato. Un’urgenza fatta propria anche dal Gruppo FS che nel suo ultimo Piano Industriale decennale da 110 miliardi ha individuato proprio nell’intermodalità uno dei suoi vettori principali. Per farlo, il Gruppo guidato da Luigi Ferraris intende concentrare le sue iniziative strategiche in ambito tecnologico su 5 piattaforme: sulla resilienza delle infrastrutture stradali e ferroviarie, su una mobilità sempre più smart, dedicata ai passeggeri, su una logistica integrata per le merci, su un "orario intelligente" per conciliare i bisogni manutentivi e i livelli di servizio disponibili e su una piattaforma per i pagamenti di Gruppo, che integri la gestione delle transazioni su un unico sistema di acquisto.
La parola d’ordine dell’intermodalità è infatti supportata dai dati dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobilità, riportati anche dal report Audimob, secondo cui i noleggi dei mezzi in condivisione nel 2021 sono stati stimati a 35 milioni in totale, con una crescita del 25% rispetto ai livelli pre-Covid. Il tutto per fare strada a quello che anche il report ISFORT-CNEL, individua come lo scenario su cui puntare, ovvero la mobility-as-a-services, l’idea che il trasporto sarà sempre più organizzato attorno al “servizio” di mobilità piuttosto che al “mezzo”. Un panorama in cui la digitalizzazione avrà un ruolo sempre più centrale per favorire l’integrazione dell’offerta di trasporto e l’incrocio con una domanda, come visto, sempre più multimodale.
Per questo il Gruppo FS ha deciso di puntare sulle stazioni come hub della mobilità intermodale. Rete Ferroviaria Italiana, capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS, infatti, ha presentato un piano nazionale che punta riqualificare circa 620 stazioni su tutto il territorio nazionale, da cui transita il 90% dei viaggiatori, con un investimento complessivo in 10 anni di 5,6 miliardi di euro. Un focus sulle stazioni che ben si concilia con il TOD (Transit Oriented Development), un nuovo paradigma per la mobilità sostenibile approfondito anche nel Report di ISFORT e CNEL. Il modello, spiega il report, “nasce negli Stati Uniti che si caratterizza come uno sviluppo urbano sostenibile ad alta densità attorno a nodi (stazioni, fermate…) del trasporto pubblico, con un mix di usi dello spazio (residenziale, commerciale, produttivo) e un ambiente che incoraggia le persone a muoversi a piedi, in bici o con i mezzi collettivi invece che con l’auto”.
L’obiettivo, dunque, rimane quello di favorire il trasporto collettivo dei passeggeri e delle merci. Un target a cui guarda anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, occasione da non sprecare per ammodernare l’assetto infrastrutturale del Paese che, come sottolineato più volte dall’amministratore delegato del Gruppo FS Luigi Ferraris, presenta opere vecchie di 60-70 anni e che dunque necessitano di un restyling, indispensabile per trainare il passaggio non più rinviabile a una mobilità sempre più sostenibile.