Per quanto l’origine del temine “stazione” porti a considerare qualcosa di fermo, in sosta (che “staziona” appunto), gli scali ferroviari oggi rappresentano per eccellenza il luogo del movimento e del cambiamento. Pensare ad essi come semplici aree di partenza o arrivo dei treni è piuttosto limitato. Se si prendono in esame anche solo le oltre duemila stazioni gestite da Rete Ferroviaria Italiana, risulta che (almeno in tempi pre-Covid) più del 20% degli italiani vive o lavora a soli 15 minuti di distanza a piedi, mentre più di un cittadino su due può raggiungerle nello stesso tempo se invece di mettersi in cammino utilizza una bici, un mezzo di trasporto pubblico o uno in sharing.
Considerata la loro collocazione strategica, ideata fin dall’inizio della loro diffusione nell’800, in prossimità di centri abitati, università, negozi, uffici, monumenti, centri sportivi, culturali, di svago e di salute, riflettere e progettare le stazioni del domani in modo sostenibile, smart e green significa porre i primi passi per la vita urbana del futuro. È quanto rientra nella mission di RFI ed è uno dei temi che viene approfondito nell’evento online MobilitARS.
Stazioni e persone
Organizzato dalla società di comunicazione Bikenomist, prevede una serie di incontri gratuiti in streaming tutti i mercoledì di febbraio, in cui esperti di vari settori sono chiamati a dare spunti per una nuova mobilità urbana. Tra i partecipanti alla tavola rotonda Intermodalità e multimodalità, in programma il 17 febbraio, anche Alberto Fiorillo, responsabile Servizi Intermodali di RFI, con un intervento dal titolo Treni, stazioni, persone: intermodalità urbana.
Dei tre elementi che compongono la prima parte del titolo, l’ultimo è quello più strategico per il Gruppo FS Italiane che pone le “persone al centro” della propria missione e visione. Le stazioni, muovendo dalla loro primaria funzione di hub della mobilità, diventano luoghi di incontro, centri di servizi e fulcro vitale per milioni di persone che si muovono per ragioni di lavoro, studio o turismo.
Si pensi agli studenti universitari, ad esempio: l’86% delle sedi di facoltà si trova a non più di un quarto d’ora di bici da uno scalo ferroviario e, grazie al lavoro congiunto di RFI e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stata finanziata la realizzazione delle prime piste ciclabili tra stazioni e atenei.
Si pensi, oppure, ai turisti e ai vacanzieri: sui 54 siti Unesco presenti nel Belpaese 33 sono a portata di treno, da Villa d’Este a Tivoli (RM) alla Reggia di Caserta, dalle Cinque Terre in Liguria alle Ville palladiane nel vicentino; facilmente raggiungibili una volta scesi da bordo anche 345 siti archeologici come il Parco dell’Appia Antica a Roma o la città di Paestum, i borghi situati lungo la via Francigena o le località collegate da ciclovie.
Green station in green town
La stazione è anche, per eccellenza, un luogo rispettoso dell’ambiente, non solo perché ospita mezzi poco inquinanti come i treni: per raggiungerla il 46% dei viaggiatori utilizza le proprie gambe, il 27,2% i mezzi pubblici, mentre è sempre più frequente l’uso di auto, scooter, bici e monopattini in condivisione. Nel network di RFI il car sharing è presente in 55 stazioni, lo scooter sharing in 28 e il bike sharing in 132.
Il lavoro di RFI e del Gruppo FS Italiane per rendere le stazioni sempre più sostenibili è sul binario giusto, ma di certo non è ultimato. Per far sì che questi luoghi siano più friendly per tutti, anche per le persone a ridotta mobilità, abbattendo le barriere architettoniche e facilitando la pedonalità, per far sì che sia sempre più stretto il legame con l’ambiente esterno, con città che valorizzano e ampliano gli spazi verdi e gli spostamenti a basse emissioni di anidride carbonica, è sicuramente necessario incrementare ancora di più i rapporti con istituzioni ed enti statali e locali, per programmare e costruire insieme (a partire dai Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, PUMS) le città e la mobilità del futuro.
Una soluzione di micro-mobilità che ha tutte le carte in regola per diffondersi a macchia d’olio
10 giugno 2020