È la vera rivelazione femminile di questa stagione tv. Emanuela Fanelli, con la sua partecipazione al programma cult di Rai2 Una pezza di Lundini (che tornerà in primavera), ha tirato fuori chicche come i monologhi Voci di donna, gli omaggi a Roma sulle orme di Ciumachella de Trastevere e lo spassosissimo finto film A piedi scarzi, in cui mette alla berlina lo strapotere del cinema romano anche con l’appoggio di interpreti come Alessandro Borghi, Claudia Gerini e Stefano Fresi. Inoltre, sabato e domenica mattina, su Rai Radio2, Emanuela partecipa a 610, lo show radiofonico di Lillo e Greg.
Dove sei stata finora? Mancava proprio una come te!
Esistevo (ride, ndr). Per dieci anni oltre all’attrice ho fatto la maestra d’asilo. Con Una pezza di Lundini è uscito un aspetto autoriale e umoristico che, facendo esclusivamente l’interprete, non era mai venuto fuori. E poi adesso non ci sono tanti programmi tipo L’ottavo nano e Mai dire, come invece succedeva quando ero adolescente.
Sei consapevole che tu e Valerio Lundini siete le sorprese tv di quest’anno?
Ce lo dicono in tanti, ma con Valerio e il nostro capoprogetto, Giovanni Benincasa, non abbiamo mai detto: «Ragazzi, stiamo facendo il programma dell’anno!». L’idea era fare quello che ci diverte nello spazio concesso. Forse siamo stati fortunati, anche perché abbiamo la massima libertà. L’obiettivo era creare qualcosa che noi stessi guarderemmo, criterio che cerco di tenere per tutti i progetti a cui prendo parte.
Fai ancora la maestra d’asilo?
Ho finito un anno e mezzo fa perché non più conciliabile con la vita attuale, ho dovuto fare una scelta. Però di tutti i bambini che si vedono in A piedi scarzi sono stata la maestra.
Questo mese La Freccia è dedicata alle donne. Non posso non pensare a Voci di donna.
Scherzo sui monologhi teatrali, dolenti, al femminile. Alcune attrici, in questi spettacoli, parlano a nome di tutto il genere femminile e poi arrivano Medea, Antigone, i grandi archetipi ricondotti a chi li sta interpretando con rivendicazioni del ruolo di strega e amazzone. Che poi, di solito, finiscono sempre col dire che le donne sono meglio degli uomini, incarnando la stessa cosa che criticano.
Come ti è venuto in mente?
Era nato come scherzo per il pubblico in uno spettacolo che dovevo fare a Bologna. Volevo iniziare così, con voce recitata monotono, in modo che gli spettatori pensassero di non avere davanti uno show comico, ma una palla tremenda. La cosa in tv è piaciuta così tanto da diventare una saga.
Anche i tuoi omaggi a Roma sono molto divertenti…
È il brutto che piace. Nascono dopo un video su Napoli che ho visto su Instagram. Ho pensato che l’unica metropoli ad avere quella retorica fosse Roma. Sono romana, amo molto la mia città e nei video faccio riferimento a questa Capitale sparita che non si sa manco se ci sia mai stata, tipo «perché ‘na vorta, Roma…». E poi c’è questo aspetto dei romani che tendono ad autoassolversi con un «ma lo sai: noi a Roma semo così», pure per cose gravi. Mi fa tanto ridere anche il fatto che girano il mondo, ma riconducono tutto a Roma: «So’ stato in un posto a Tokyo: c’hai presente er Pigneto? Uguale!».
I romani come l’hanno presa?
Hanno riso tutti. Poi sull’ironia si apre un altro discorso. Per A piedi scarzi alcuni giornalisti mi hanno chiesto l’accredito per l’anteprima. Quindi non mi interrogo troppo (ride, ndr).
Come hai percepito il successo?
Non me ne rendo conto: vado a lavorare, mi barrico a casa e, se esco, ho la mascherina. Solo sui social ho visto un grande aumento dei follower.
Oltre agli impegni in tv cosa stai facendo?
Ti dirò una frase tipica che pensavo gli attori dicessero perché non avevano niente da fare: «C’è qualcosa che bolle in pentola, ma non posso dire nulla» (ride, ndr). La gente penserà: «Poraccia, questa non se la fila nessuno».
Quello che bolle in pentola è Siccità, il nuovo film di Paolo Virzì?
È un progetto top secret: non posso dire nulla di più.
Articolo tratto da La Freccia