Giancarlo Pedote a bordo della Prysmian Group © Martina Orsini
Fare il giro del mondo in barca a vela, in solitaria e senza scali, non è da tutti. Per questo la regata Vendée Globe è la sfida di ogni velista d'altura. Considerata l’Everest del mare, viene disputata ogni quattro anni con partenza e arrivo a Les Sables-d'Olonne, in Francia. In mezzo c’è la circumnavigazione del globo attraverso gli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico. Un viaggio di circa tre mesi per esplorare i confini liquidi del mondo e le profondità del proprio essere.
Giancarlo Pedote, fiorentino di 45 anni laureato in Filosofia, è l’unico italiano che ha partecipato a questa edizione. Alle 13.02 del 28 gennaio 2021, dopo aver percorso oltre 24mila miglia (45mila chilometri) e vissuto 80 giorni in mezzo agli oceani a bordo della sua Prysmian Group, è entrato nella storia della vela italiana. Con un ottavo posto ha stabilito il miglior risultato di sempre nel settore per un tricolore.
Dopo quasi tre mesi in mare, come ti sei ricaricato?
È stato sufficiente incontrare la mia famiglia, passare del tempo con i miei bambini e rivedere gli amici. Mettere i piedi a terra dopo quasi tre mesi di mare è già riposo. E poi ritrovare le cose normali della vita: una doccia calda, un letto comodo che non si muove, una coperta asciutta e la possibilità di dormire a sazietà.
Quali condizioni atmosferiche hai dovuto affrontare?
Trentacinque gradi all’equatore con un’aria irrespirabile per il gran caldo. Sotto il 50esimo parallelo, invece, ho navigato con temperature vicine allo zero e acqua gelata a sei gradi che mi arrivava addosso a secchiate. A Capo Horn, il punto più meridionale del Sudamerica, tirava un vento fino a 50 nodi.
Come hai trovato la salute del mare?
Il nostro percorso non prevedeva la zona delle isole di plastica. Ma mi sono sorpreso per le isole di alghe, dovute al riscaldamento globale, nella zona dell’equatore.
In che modo hai tutelato l’ambiente durante la regata?
Ho riportato a terra tutti i rifiuti non biodegradabili, imballaggi e contenitori vari. Quando sono arrivato a Les Sables-d'Olonne avevo accumulato otto sacchi grandi di spazzatura.
Rimanere da solo per 80 giorni è stata anche un’esperienza introspettiva…
Tutte le avventure in solitaria sono un viaggio interiore, soprattutto quelle in mare. Quando navighi per settimane in mezzo all’oceano hai sempre lo stesso paesaggio: cielo, acqua e nuvole. È lì che l’uomo inizia a incontrare se stesso.
Giancarlo Pedote © Martina Orsini
Com’erano scandite le tue giornate?
Attraverso due momenti cruciali legati allo studio del meteo, a inizio e a fine giornata. In base alle previsioni facevo il cambio delle vele e regolavo la barca. Mi preparavo tre pasti al giorno con cibo liofilizzato o cucinato con la pentola a pressione. Il sonno, invece, si riduceva a micro sonnellini di 40 minuti al massimo.
E la vita a bordo?
Un monoscafo di 18 metri è una scatola di carbonio praticamente vuota. Il massimo del comfort è affidato a una branda, un secchio e un fornelletto che, con un po’ di immaginazione, si trasformano in letto, bagno e cucina. Il resto dello spazio è occupato da vele, attrezzi e strumentazione di bordo.
Hai accarezzato la tua imbarcazione all’arrivo. Perché?
La abbraccio sempre quando finisco una regata: è il mezzo che mi permette di compiere l’impresa. Ho un senso di gratitudine verso la mia barca, soffro con lei, vivo in costante ascolto di tutti i rumori che fa. Prysmian è stata la mia fedele compagna per 80 giorni, ha sopportato le onde e il brutto tempo.
Il Covid-19 ci sta aiutando a riscoprire la natura?
Difficile parlare per tutta l’umanità. Ma probabilmente questa pandemia ha obbligato ognuno di noi a guardarsi dentro. Durante la prima passeggiata dopo il lockdown della scorsa primavera, ho osservato il mondo e capito davvero quanto era prezioso. L’avevo davanti agli occhi tutti i giorni senza rendermene conto.
Quanto è importante tutelare l’ambiente?
L’attenzione verso la salvaguardia della Terra è fondamentale. La questione ecologica è un problema che dobbiamo affrontare subito, altrimenti lo lasceremo ancora più grande ai nostri figli. Come in mare, le criticità vanno risolte sul momento e non quando diventano ingestibili.
Cominciando, per esempio, a scegliere mezzi di trasporto green.
Sono sempre stato un grande utilizzatore del treno, per quello che rappresenta dal punto di vista della sostenibilità. Tra Firenze e Roma impiego meno tempo che in auto e ho l’opportunità di relazionarmi, leggere e lavorare.
Cosa farai adesso?
Inizio a costruire le basi per il prossimo giro del mondo. Sto cercando un altro grande sponsor da affiancare a Prysmian Group per avere un budget importante che mi permetta di realizzare un progetto ambizioso per il Vendée Globe 2024.
Articolo tratto da La Freccia