Ottantotto tasti, un’orchestra nelle mani che entra nel cuore e nell’anima. Ecco come si definisce Sergio Cammariere. Cantautore, compositore, ma soprattutto pianista. Diverse sfaccettature di una personalità artistica in continua evoluzione, che si manifesta pienamente nel nuovo album Piano nudo, il secondo in solitaria, senza voce, con brani modern jazz ricercati. Spogli delle parole, ma pieni di melodie e momenti di improvvisazione, che prendono per mano l’ascoltatore e lo trasportano in un viaggio sognante e senza tempo.
Da dove nasce questo disco?
Da un’esigenza personale: la mia storia artistica è iniziata con il pianoforte. Il mio lavoro è a metà strada tra le colonne sonore per i film e il cantautorato. Le suggestioni evocate da alcune composizioni, con la loro poesia, è come se fossero canzoni senza parole. In realtà raccontano tanto, sono la sintesi del mio bagaglio culturale e sono pensate col cuore. Ci ho messo quattro anni per metterlo in fila.
È la sua seconda esperienza con un lavoro di questo tipo. Che differenza c’è con Piano, il suo primo album senza parole?
Nell’ultimo lavoro ogni pezzo racconta, con la scelta tonica, un’atmosfera diversa, anche se tutto è amalgamato. Rispetto al primo questo è più coraggioso, le mani sono più sicure. Piano lo avevo realizzato su consiglio di amici registi come Maria Sole Tognazzi, per la quale avevo scritto le musiche della pellicola Ritratto di mio padre. Tanti brani hanno avuto vita propria e partecipato a diversi festival. Le composizioni di Piano nudo, invece, le ho create per entrare nel cinema. Tre pezzi, infatti, sono presenti nel corto Nonno Matteo di Fabio Teriaca, che è stato candidato ai David di Donatello 2021.
Tra questi Girotondo per Greta, di cui Teriaca ha firmato anche il videoclip insieme a Juan Pablo Etcheverry.
Sì, una parte del video è in animazione e ci sono io immerso nel mare di Crotone. Ma vengono mostrate anche le immagini dell’opera di Teriaca, in cui una ragazza ricorda il tempo che trascorreva da piccola con il nonno nella sua liuteria. Ogni canzone del disco ha la sua particolare connotazione. Penso a Lampedusa, ispirata dalle storie dei migranti che arrivano sull’isola, o a Le foto di Carlo, dedicata all’attore Carlo Delle Piane, scomparso nel 2019. Ciascuna porta in una situazione fluttuante e può essere percepita in maniera diversa.
C’è tanto viaggio già nei titoli dei pezzi: La rotta degli alisei, Il mare del nord…
Muoversi è fondamentale per la creatività, è fonte di ispirazione continua. Le grandi ispirazioni arrivano dai viaggi, dalla natura, dagli odori e dai ricordi dell’infanzia. In passato ho realizzato dischi di contaminazioni afro e indiane perché la musica ti porta verso linguaggi sempre nuovi, c’è una fratellanza di linguaggi e anime. In questo lavoro c’è la ricerca di tutte le possibilità consentite con un solo strumento.
La musica come movimento, quindi.
Le note fanno viaggiare. Basti pensare a quando nacque la locomotiva, nei primi del ’900. Il compositore svizzero Arthur Honegger scrisse Pacific 231, ispirato proprio a un treno. Il suono delle rotaie trasportava verso un’immagine di futuro. Nella musica iniziarono a entrare strumenti che ricordavano l’acciaio, il ferro, come l’intonarumori di Luigi Russolo. Era l’evoluzione dell’umanità attraverso il treno, un suono dirompente che ha regalato tante fantasie in musica.
Nel disco c’è anche il brano Chanson du temps retrouvé. Come ha ritrovato il suo tempo durante la pandemia? L’unica difficoltà, nella mia quotidianità, è stata l’impossibilità di viaggiare. Per il resto sono un orso e il Covid-19 non mi ha cambiato più di tanto la vita. Io sono come un sacerdote che, come missione, ha quella di fare musica.
Per questa estate, però, ha pianificato una serie di live.
Sì. Sono a Padova Jazz il 21 luglio e a settembre mi aspetta Umbria Jazz. Ma parteciperò a tante altre manifestazioni. Il calendario si evolve di giorno in giorno, così come i miei concerti, che cambiano a seconda dei luoghi: a volte sono solo, in altre occasioni ho un’orchestra più o meno grande ad accompagnarmi.
A questo proposito, sta preparando due progetti interessanti: il disco con il suo memorabile live al Sistina del 2003 e un nuovo album cantato.
Nei giorni di pandemia abbiamo riascoltato alcune registrazioni e quella al Sistina ci è sembrata molto valida. È un concerto con il mio gruppo storico e il progetto dovrebbe uscire a novembre. E poi sto mettendo in piedi un disco di canzoni inedite che, prima o poi, saranno pubblicate. Ci sono già una dozzina di brani pronti per essere incisi. In questo momento siamo in una fase che ci fa stare molto attenti al suono, al componimento metrico: cerchiamo l’intarsio della parola da inserire in una frase. È un lavoro certosino.
Articolo tratto da La Freccia