In apertura photo © JenkoAtaman/AdobeStock

Un tempo nuovo è il claim della campagna istituzionale promossa dal Gruppo Ferrovie dello Stato con la presentazione del proprio piano industriale. Sulla Freccia di questo mese ne potete vedere alcuni frame, già in copertina. Il piano, presentato lo scorso 16 maggio, ha dilatato i tempi di pianificazione strategica del Gruppo dai canonici tre-cinque anni a dieci. È un arco temporale abbastanza ampio da accompagnare l’intero percorso realizzativo di una nuova infrastruttura, dalla progettazione alla sua esecuzione, dare maggiori certezze a tutti gli stakeholder interessati a crearvi un indotto e calmierare rischiose volatilità ed estemporaneità.

Insomma, una programmazione che non pensi soltanto a risultati di breve respiro e talvolta effimeri, ma abbia uno sguardo lungo su fabbisogni finanziari e professionali e su un mondo della mobilità chiamato a cambiare, per il mutare dei costumi di vita e di quelli lavorativi, per i progressi tecnologici e, soprattutto, per oggettive esigenze di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Certo “un tempo nuovo” potrebbe sembrare, a prima vista, un claim pretenzioso, anche se formulasse soltanto un auspicio o un obiettivo. E non basterebbe il pur rilevante cambio di paradigma temporale del piano a giustificarlo. Ma c’è ben altro. Ci sono l’assunzione di persone e la rivoluzione digitale come veri cardini sui quali far ruotare il piano e i suoi obiettivi, non tanto e soltanto industriali. C’è la volontà di umanizzare la tecnologia, creare o potenziare connettività fisiche e digitali tra persone e territori, elevare i principi della sostenibilità e i valori etici a bussole di ogni azione. E arricchire il nostro e vostro tempo di stimoli e contenuti, come senza presunzione tenta di fare anche questa rivista.

Cover La Freccia giugno 2022

E siccome proprio con il tempo siamo abituati a lavorare, ne conosciamo il valore. Che si tratti di misurare o pesare la qualità di quello impiegato per un viaggio (e giustifico ogni ironia sulla non sempre brillante puntualità), o quello per realizzare o mantenere in efficienza e sicurezza un’opera. Perché, accanto al flusso regolato da orologi e calendari, c’è quello percepito ed elaborato, come individui e comunità, contrassegnato da situazioni piacevoli o dolorose, interessanti o noiose, ordinarie o rivoluzionarie: che durino minuti, ore o anni, caratterizzano interi periodi di vita o addirittura epoche della storia, alle quali, proprio per una loro seppur semplificatoria connotazione, conferiamo un’etichetta e un nome.

Noi tutti veniamo da oltre due anni di pandemia e da oltre tre mesi di guerra, scoppiata ancora una volta a pochi chilometri da noi. Non imporci attente riflessioni su quanto ci è accaduto e può accaderci sarebbe un atto di pericolosa ignavia. Non ridare al tempo, a ogni minuto della nostra vita, una pienezza di senso, qualunque sia il modo con cui intendiamo viverlo, sarebbe colpa grave. È proprio la percezione del tempo che scorre e dell’uso che ne stiamo facendo e ne potremmo fare a rendere nuovo questo tempo.

Non certo una novità assoluta, ma un fondamentale recupero di qualcosa che avevamo perso. E che può renderci capaci di umanizzare il nostro tempo e quella tecnologia digitale che ci ha permesso di restare vicini quando non potevamo esserlo. Di recuperare tempo per noi e i nostri affetti, non perdendo di efficienza, anzi, recuperandola. Una lezione che non dobbiamo disperdere, come donne e uomini che lavorano per vivere e rendere migliore l’azienda e il mondo in cui vivono. Come aziende che operano per far crescere il proprio Paese valorizzando i talenti e le diversità, non escludendo nessuno, e guardando oltre i propri confini per competere e cooperare con lealtà e impegno.

Ecco, così il nostro tempo attuale non sarà mai definitivamente perduto, e la nostra personale recherche - dovessimo mai un giorno intraprenderla - non avrà bisogno delle briciole di una madeleine inzuppate di tè per farci riassaporare, con soddisfazione, il senso, il gusto e la passione di questo nostro tempo nuovo.

Articolo tratto da La Freccia