Si chiude un 2023 nel quale le ombre sembrano prevalere sulle luci.
Alle guerre che non finiscono se ne sono aggiunte di nuove. Altri lutti, altre sofferenze, altre distruzioni. Odio e violenza restano protagoniste, sia sugli scenari internazionali sia nella cronaca nera del nostro Paese.
Niente di nuovo dovremmo aspettarci neppure dall’anno che verrà. Del resto, la vita procede in continuità e non si cura certo del calendario.
Però il 2024 è un anno particolare. Oltre a essere l’anno delle elezioni europee e di quelle presidenziali negli Stati Uniti, due eventi politici dagli indubbi riflessi sugli equilibri e le vicende internazionali, tornano, nella loro tradizionale periodicità, le Olimpiadi. E si svolgeranno a Parigi. Esercitiamoci a trarne positivi auspici.
Tra le varie ipotesi mitologiche sulle origini delle Olimpiadi ce n’è una che fa risalire il merito d’averle inaugurate a Eracle, o Ercole, alla fine della sua guerra contro il re Augia. Beneficiario di una sua proverbiale fatica, la pulizia delle stalle reali piene di sterco, e reo di aver tradito i patti, non versando all’eroe la concordata ricompensa. Che avessero o meno segnato e festeggiato la fine di una guerra, si racconta che negli anni a venire il loro svolgimento imponeva un temporaneo stop a quelle in corso. E che ai vincitori delle gare olimpiche, sempre per volere di Eracle, fosse assegnata una corona di ulivo, albero sacro per i Greci e caro agli Dei dell’Olimpo. Per noi simbolo riconosciuto di pace.
E poi i prossimi Giochi olimpici si terranno a Parigi, dove oltre due secoli fa fu versato molto sangue perché prevalessero i valori della libertà e dell’uguaglianza, ai quali, nel motto di quel Paese, fu poi aggiunto un altro valore che è l’antitesi e l’antidoto alla guerra: fratellanza.
In un’accezione che va ben oltre la consanguineità, non sempre premessa di pacifica convivenza, ma significa solidarietà, oltre che accettazione e valorizzazione della diversità. Obiettivi al raggiungimento dei quali – pur sapendoci tutti imperfetti – serve moltissimo frequentarsi e conoscersi. E per farlo serve viaggiare e soggiornare altrove da dove di solito si vive.
In queste pagine, cerchiamo di riproporre costantemente questo significato pieno del viaggio, e altrettanto fanno i nostri articoli. Del resto, la ricchezza sta nella diversità, in ogni manifestazione umana (e naturale), e il nostro è un Paese ricchissimo.
Certo, si può anche viaggiare con la fantasia e con le parole. Come quelle scritte nel nostro libro, A/R. Andata e Racconto, antologia di racconti di viaggio edita da e/o, che rappresenta il capitolo finale del Concorso letterario lanciato un anno fa da Ferrovie dello Stato Italiane in collaborazione con il Salone internazionale del libro di Torino. Un volume che ora potete trovare anche nelle librerie e di cui potrete leggere la recensione e qualche anticipazione sfogliando questo numero della Freccia.
Per finire: buon Natale e buon anno.
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