In apertura il Campus Mario Schiopetto a Capriva del Friuli (Gorizia) © Francesco Cecconi

Si possono svolgere attivitàdi alta qualità, riconosciute nel mondo, pur vivendo in un piccolo paese. Ne è un esempio Marco Simonit, professionista dall’energia coinvolgente che, insieme al socio Pierpaolo Sirch, è riconosciuto come maestro di potatura delle vigne. La sua consulenza è richiesta dalle principali aziende vitivinicole internazionali. Decido di andarlo a trovare a casa sua a Cormons, in provincia di Gorizia, per vedere dal vivo come opera. Arrivo con il Frecciarossa fino a Venezia e poi con un regionale veloce passo per Treviso, Conegliano, Pordenone e Udine.

 

La stazione del suo paese, abitato da circa settemila abitanti, è in centro. Decido di farmi una passeggiata e godermi l’aria frizzante a pochi chilometri dal Golfo di Trieste. Arrivo da Marco che, senza farmi proferire verbo, mi invita a seguirlo in un bar. Il suo sguardo è intenso e attento a tutto quello che succede intorno. È magnetico, in grado di rapire l’attenzione ancor prima di cominciare a parlare. Ci sediamo e, nell’attesa che venga qualcuno a prendere l’ordinazione, mi dice: «Sai da quanto tempo mi dedico a questa passione che oggi è un lavoro a tutti gli effetti?». Io resto in silenzio e aspetto la risposta: «Da circa 30 anni cerco con il mio socio di recuperare il mestiere del potatore, anche grazie alla formazione. 

Marco Simonit

Marco Simonit © Francesco Cecconi

Attraverso un rigoroso percorso di tutoraggio insegno un metodo incentrato sul saper fare in vigna, attualizzato alla luce delle più moderne conoscenze in fatto di anatomia e fisiologia delle piante della vite. Cerchiamo di trasmettere una nuova professionalità, richiestissima nelle principali zone viticole internazionali». Da queste premesse nasce la Scuola italiana di potatura della vite, che ha la sede principale a Capriva del Friuli, in provincia di Gorizia. Sono curioso di saperne di più e gli chiedo specifiche. Lui mi risponde che, esaminando i fusti delle viti, sono arrivati a capire che i tagli della potatura sono spesso responsabili dell’integrità del sistema vascolare delle piante che, se compromesso, porta alla loro morte. «Così abbiamo messo a punto un metodo di potatura ramificata capace di ridurre l’impatto devastante di queste fessure sul sistema linfatico della pianta, a causa del disseccamento interno che provocano». Non sono un esperto di viticoltura, ho solo appreso le nozioni basiche intervistando i contadini durante la mia trasmissione Linea verde, e quindi ho bisogno di ulteriori spiegazioni.

 

Marco è molto paziente, mi domanda se vogliamo ordinare qualcosa prima di continuare. Per me un cappuccino e una fetta di gubana, dolce tipico friulano ripieno di noci, nocciole, pinoli e uva sultanina che una volta veniva preparato per le ricorrenze religiose e per occasioni particolarmente importanti come i battesimi o i matrimoni. Marco continua e mi dice: «In sintesi, il metodo si fonda su quattro regole base che possono essere applicate universalmente. La prima è quella di consentire alla pianta di ramificare con l’età, di occupare spazio col fusto e con i rami; la seconda è garantire la continuità del flusso linfatico; la terza è eseguire tagli di piccole dimensioni, poco invasivi, sul legno giovane. Infine, quando necessario, bisogna utilizzare la cosiddetta tecnica del legno di rispetto, un sistema di potatura che consente di allontanare dal flusso principale della linfa la zona del disseccamento conseguente al taglio». 

Marco Simonit

Simonit insegna ai suoi studenti le tecniche di potatura © Andrea Dal Prato

Conoscendo le preoccupazioni degli agricoltori, gli chiedo se esistono metodi per non far ammalare le piante te e Marco mi spiega quanto sia fondamentale la prevenzione. «È proprio una corretta potatura che rende le viti meno vulnerabili», precisa. Mi parla poi delle patologie più difficili da curare, come il mal dell’esca, causata da un gruppo di funghi che colonizzano i vasi linfatici e il legno. «Pensa che fino a oggi l’unico rimedio possibile prevedeva la sostituzione della pianta malata con una nuova barbatella. Dopo ben nove anni di sperimentazione, lavorando moltissimo, abbiamo scoperto che questo problema si può risolvere con la dendrochirurgia». Non conosco questa parola, ma Marco sorride e chiarisce: «La dendrochirurgia è una vera e propria operazione chirurgica attraverso la quale si asporta la malattia utilizzando una specifica attrezzatura. A seguito di questa operazione, un’elevata percentuale di piante non manifesta più i sintomi e ritorna a produrre normalmente».

 

Faccio i miei complimenti all’esperto e assaggio la mia gubana. Nel frattempo, entrano nel bar cinque ragazzi che mi salutano in inglese e poi abbracciano Marco come si farebbe con un caro amico o un fratello più grande. Rispondo con un accento approssimativo e capisco che sono studenti di Marco: arrivano da ogni parte del mondo e si trasferiscono alcuni mesi in Friuli per imparare il mestiere. Qui apprendono le tecniche della cura delle viti e seguono i corsi in armonia con la natura.

Articolo tratto da La Freccia