In cover e all'interno, la collezione Fall-Winter 2022/23 di Save The Duck
Sono i pionieri dell’abbigliamento sostenibile. La prima azienda fashion in Italia a ottenere la certificazione B Corp, che riunisce le imprese capaci di impattare positivamente sulla società, le persone e l’ambiente. Il nome stesso Save The Duck – Salviamo l’oca – è già un manifesto ecologista, un impegno cominciato dieci anni fa che il brand ha scelto di festeggiare a Firenze, dall’11 al 14 gennaio, in occasione di Pitti Uomo. Prima di partire verso la Città del Giglio e passeggiare tra i padiglioni della Fortezza da Basso, Nicolas Bargi, fondatore e Ceo del marchio, racconta la sua storia 100% animal free.
Nicolas Bargi, fondatore e Ceo di Save The Duck
Save The Duck compie dieci anni. Com’è nato il marchio?
L’azienda di famiglia, Forest, è stata fondata nel 1914 da mio nonno Foresto Bargi. Io rappresento la terza generazione che ha scelto di lavorare nel tessile. Nel 2012 ho fondato Save The Duck con il dichiarato impegno di creare un prodotto nel rispetto degli animali, dell’ambiente e delle persone. Siamo stati i primi ad affrontare questa sfida nel fashion. Volevo creare un prodotto 100% animal free che rispecchiasse le mie idee: vedevo un potenziale in questo e il mercato mi ha dato ragione. Nel 2018, infatti, Progressio SGR ha acquisito la maggioranza della società e ha sposato il nostro percorso di rispetto per la sostenibilità. Poi, nel 2019, è arrivata la certificazione B Corp e nello stesso anno ci siamo assunti l’impegno di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030. Obiettivo che poi abbiamo conquistato nel 2021, perché questo processo ci ha permesso di compensare le emissioni.
Per festeggiare il vostro compleanno avete scelto Pitti Uomo, cosa dobbiamo aspettarci?
La fiera di Firenze è sempre stato un momento molto importante per noi e ci sembra giusto festeggiare in questa occasione. Siamo presenti in uno spazio espositivo molto ampio che porta lo spettatore all’interno del mondo Save The Duck, ripercorrendo i nostri dieci anni e dando risalto alla collezione Fall-Winter 2022/23.
Che materiali utilizzate per i vostri prodotti?
È tutto 100% animal e cruelty free: i nostri capi non hanno al loro interno piume, pellami, pellicce o, in generale, tessuti di derivazione animale. Questo è possibile grazie al Plumtech®, un materiale sintetico termoisolante in grado di ricreare la sofficità della vera piuma conservando i vantaggi dell’imbottitura termica. Ma non solo: stiamo aumentando sempre di più la produzione di capi 100% riciclati ed ecosostenibili, realizzati da Pet prodotto attraverso il riutilizzo delle bottiglie di plastica usate. A questo si affianca il Nylon 6, polimero realizzato secondo le regole dell’economia circolare. Significa che una volta raggiunta la fine della vita del prodotto si può effettivamente riciclare. E, per finire, la biodegradabilità al 100% dei materiali: se seppelliti nel terreno scompaiono dopo quattro anni. Diventano gas meccanico, che è un gas naturale, e non lasciano traccia. A oggi, la nostra produzione ci ha permesso di salvare più di 20 milioni di oche.
Collezione Puck
Rispetto a dieci anni fa c’è molta più attenzione a questo tema...
Quando Save The Duck è nata eravamo gli unici o quasi a produrre capi interamente sostenibili, e per molto tempo è stato così. Purtroppo il settore fashion ha capito tardi l’importanza della sostenibilità anche dal lato delle vendite. Ma negli ultimi anni c’è stata un’importante presa di coscienza da parte di tutte le realtà e degli stakeholder, non solo nella moda. La strada è ancora lunga, non basta la consapevolezza. Bisogna ripensare tutti i modelli di produzione, la catena di distribuzione, la gestione dei dipendenti.
Nel 2019 siete stati dichiarati azienda dell’anno da People for Ethical Treatment of Animals (Peta), organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali.
Siamo molto grati a Peta per questo riconoscimento che valorizza le azioni messe in atto negli anni nel fashion e nell’outwear sostenibile. Da sempre collaboriamo con associazioni come Wwf, Save The Dogs, Lav, Sea Sheperd, Wires e WildAid. Siamo estremamente felici dei risultati ottenuti e non vediamo l’ora di continuare a ottenerne di migliori nei prossimi anni.
Inoltre, nel 2020 avete aderito all’United Nations Global Compact e avete annunciato di voler diventare carbon neutral entro il 2030. Le azioni in campo?
Ogni area dell’azienda è impegnata a diventare sempre più sostenibile e gli obiettivi diventano più ambiziosi ogni anno, a sottolineare la volontà di continuare a maturare un percorso di miglioramento della gestione del ciclo di vita del prodotto e di promozione di un cambiamento di paradigma nel modello di business. Alcune delle azioni più importanti degli ultimi anni sono proprio l’ingresso nell’United Nations Global Compact, l’adozione dei Women's Empowerment Principles (WEPs), e l’impegno con Net Zero 2030 a diventare carbon neutral entro il 2030. Per raggiungere quest'ultimo obiettivo ci stiamo impegnando per diminuire le nostre emissioni misurando la nostra carbon footprint, estendendo la tracciabilità delle emissioni acquistando energia elettrica con Garanzia d’Origine rinnovabile lungo l’intera value chain, ovvero dall’estrazione e lavorazione delle materie prime fino al fine vita dei prodotti, e abbiamo definito una strategia di neutralizzazione della carbon footprint aziendale. Dal 2018 facciamo l'inventario delle nostre emissioni dirette (scope 1) e indirette (scope 2), e abbiamo ottenuto una riduzione del 30% di queste emissioni già nel 2019, stesso anno in cui abbiamo iniziato a raccogliere dati sulle nostre emissioni indirette scope 3, legate alla filiera e alla distribuzione. È già in atto un piano che coinvolge anche i nostri fornitori per continuare a ottenere ulteriori riduzioni. Questo processo ci ha portato a scegliere di compensare le attuali emissioni non ancora minimizzate, per questo da fine 2021 saremo carbon neutral, attraverso l'acquisto di crediti di carbonio che contribuiranno a proteggere e rivitalizzare foreste e supportare popolazioni locali.
Collezione Recycled
Tra le novità della Fall-Winter 2022/23 il tessuto Puck. Di cosa si tratta e quali sono gli altri must del prossimo inverno?
Il Puck accarezza il ritorno del vintage e propone una stampa tartan dall’ispirazione British, ovviamente sostenibile. A questo si affiancano i prodotti Recycled, 100% ecosostenibili, come Grin, il più sofisticato, adatto a capi dalle linee pulite e lisce. Infine, il tessuto Smeg e gli iconici capi della linea Arctic, che rappresentano il sinonimo perfetto di tecnica e stile in ogni tipo di contesto e condizione atmosferica. Continua poi la produzione del green parka di Save The Duck, che rappresenta l’originale alternativa verde del giaccone invernale: le linee minimal, decise e semplici, e la resistenza al freddo lo rendono il capo perfetto anche per gli inverni più rigidi. Vanno avanti anche le collaborazioni, come quelle con Mackintosh, azienda iconica nel mondo per il raincoat londinese, lo stilista Edward Crutchley e l’associazione che lavora per la tutela della fauna selvatica, WildAid.
Avete pensato anche a una linea Junior per i più piccoli.
Per noi è molto importante produrre capi per bambini: i giovani sono molto più attenti ai temi legati alla sostenibilità e noi riteniamo fondamentale accompagnarli in un processo di acquisti e consumi consapevoli.
Progetti per l’immediato futuro?
Abbiamo appena aperto un nuovo headquarter e showroom a New York. Allo sbarco in Usa, si affianca il continuo percorso verso la sostenibilità che ci vede coinvolti anche nel 2022 con il rinnovo della certificazione B Corp e la partnership con WildAid, grazie alla quale abbiamo scelto di proteggere cinque nuove specie: rinoceronte, tigre, pinguino, leone ed elefante.
Articolo tratto da La Freccia
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