Foto © Fidal Grana/Fidal

Gli occhi a terra, la fronte corrugata dalla concentrazione, le prime falcate ampie che si aggrappano al tartan della pedana, le ginocchia alte, le braccia tese. E poi quell’accelerazione finale, a cercare il punto più vicino al limite di battuta, prima di aprirsi e librare in aria come una supereroina, sfidando la forza di gravità per una manciata di secondi. Larissa Iapichino, atleta azzurra tra le più promettenti, lo scorso luglio in Finlandia è atterrata dopo 6,93 metri è si è presa l’oro nei Campionati europei under 23 di salto in lungo, stabilendo il suo record personale e la migliore prestazione del continente all’aperto. A Istanbul, in primavera, durante gli Europei di atletica leggera al coperto, si era invece aggiudicata l’argento, sfiorando la soglia delle più grandi, con 6,97 metri. Forza ed eleganza. Naturalezza e tecnica. Talento e dedizione. Iapichino, tra studio e allenamenti, si prepara ora all’appuntamento più importante di sempre per indossare la maglia azzurra della Nazionale di atletica, di cui Frecciarossa è partner: i Mondiali, in calendario a Budapest dal 19 al 27 agosto.

 

Quando hai capito che il salto in lungo sarebbe diventato lo sport della tua vita?

Nel momento in cui ho ottenuto il miglior risultato giovanile del mondo, marcando il record indoor under 20 con 6,91 metri. Un record strappato dopo 35 anni alla più grande rivale di mia mamma Fiona May, ovvero Heike Drechsler, uno dei miti del salto in lungo femminile.

 

Anche tuo padre, Gianni Iapichino, era un atleta affermato. Essere figlia d’arte è una responsabilità o un vantaggio?

Credo sia una grande opportunità. I miei genitori sono bravissimi a trasferirmi, in due modi diversi e complementari, la loro esperienza nella specialità dei salti a livello internazionale: il lungo e l’asta. Mio babbo mi offre consigli tattici e tecnici, fornendomi sempre le chiavi di lettura migliori per sostenere gli allenamenti. Con mia mamma spesso ci confrontiamo su come affrontare le pressioni e le emozioni prima, durante e dopo la gara. Sono ovviamente i miei più grandi tifosi.

 

E com’è avere un babbo per allenatore?

È stata una scelta ben precisa: mio padre è la persona che mi conosce meglio, a 360 gradi, ma sul campo siamo un’atleta e un tecnico, non sconfiniamo mai. Ho grande rispetto per lui e sono orgogliosa del lavoro che stiamo facendo per costruire una versione sempre migliore di me stessa come professionista.

© Outpump da IG Larissa Iapichino

Lo scorso 5 marzo hai segnato il nuovo record italiano indoor saltando quasi sette metri e a luglio sei entrata nella top ten del ranking mondiale stilato dalla World Athletics, la federazione internazionale dell’atletica leggera. Prossimi traguardi?

Indubbiamente l’obiettivo di quest’anno è arrivare ai Mondiali di Budapest nella miglior condizione fisica e mentale. Dopo aver ottenuto una doppia grandissima soddisfazione: oltre alla vittoria in Finlandia nel campionato europeo U23, ho anche il pass per l’Olimpiade di Parigi del prossimo anno.

 

Cosa ti aspetti dai Mondiali?

Preferisco concentrarmi sul qui ed ora: per ora posso solo continuare a lavorare e a dare il massimo, saltando il più lontano possibile, con la mia solita spensieratezza e leggerezza.

 

Sei nata, vivi e ti alleni a Firenze, hai una mamma inglese, un babbo italoamericano

e sei un’atleta internazionale. Dove ti senti a casa?

Il mio posto nel mondo oggi è Firenze. Poi, chissà, magari in futuro avrò anche altri luoghi del cuore, ma resta in ogni caso la certezza di avere qui le mie radici. Credo proprio che costruirò in questa città la mia bolla.

 

Chi è Larissa?

Una neo ventunenne, innamorata del proprio sport e della propria specialità, che si sente molto felice e fortunata di aver potuto trasformare una passione in un lavoro. Questo impegno mi consente di girare il mondo e conoscere molte culture, quindi di arricchire sempre di più il mio bagaglio. Studio anche Giurisprudenza, amo la giustizia e ci tengo moltissimo a conseguire bene questa laurea. Mi piacciono tanto anche la moda, l’arte e la fotografia.

 

Ci racconti una tua giornata tipo?

Di solito mi sveglio alle 7:30 e faccio colazione. Da lì il ritmo è serrato: studio fino alle 12:30 poi pranzo, riposo o ripasso, mi alleno in funzione della stagione e della temperatura per circa due ore mezzo, poi torno a casa, mi faccio la doccia e ceno alle 20. Subito dopo guardo un po’ di tv su Netflix e vado a letto, in genere, entro le 23. Mi alleno cinque volte alla settimana e il weekend lo uso per recuperare le energie o uscire con le amiche.

 

Il giorno più bello?

Deve ancora venire…

 

Viaggi in treno?

Soprattutto per andare a Roma o a Milano. A bordo, in genere, studio o guardo film sul tablet, qualche volta leggo un libro.

 

Il tuo preferito?

Il nome della rosa di Umberto Eco.

 

C’è una persona a cui ti ispiri?

Sicuramente ai miei genitori, sia nello sport sia nella vita.

 

A cosa pensi un secondo prima di partire per un salto?

A fare bene la prima parte della mia rincorsa, poi tutto va da sé.

 

Un difetto di Larissa?

La poca pazienza, ci sto lavorando.

 

Perché è utile consigliare alle bambine e ai bambini di fare sport?

Perché insegna i valori di base, l’umiltà, lo spirito di sacrificio, la determinazione e il fair play nei confronti dei propri avversari. Poi l’atletica leggera è la disciplina regina, propedeutica per ogni sport che si voglia praticare e la più completa per una crescita armonica del fisico. Per me dovrebbe essere obbligatoria nelle scuole fin dalle primarie ma la si deve affrontare con spensieratezza e gioia.

 

Se tu avessi una bacchetta magica per un’ora come la utilizzeresti?

La userei per fare un viaggio nel tempo.

 

Grazie Larissa, in bocca al lupo.

Viva il lupo.