Nel nome di Beethoven

Il violinista Accardo pubblica un cofanetto con le sonate del compositore

Foto di Marcella Cistola

Cosa hanno in comune Beethoven e la Juventus, Tex Willer e un preziosissimo violino Guarneri del Gesù del 1730? La risposta svela inaspettatamente il nome di Salvatore Accardo, il celebre violinista protagonista di una carriera da record, con i suoi 65 anni di attività. Così, se abbiamo imparato ad apprezzarlo come uno dei massimi interpreti del nostro tempo, fatichiamo a immaginare che sia anche un impareggiabile collezionista di Tex e un super tifoso della Juve tanto che, nel 2011, per i suoi 70 anni, sua moglie invitò Alessandro Del Piero come ospite a sorpresa della festa. Ora per Accardo è tempo di nuovi traguardi: il 2020 è l’anno dei festeggiamenti per il 250esimo dalla nascita di Beethoven e il musicista di Torre del Greco ha dato alle stampe la sua interpretazione di tutte le sonate del grande Ludwig per violino e pianoforte. Questa importante uscita discografica ci ha offerto l’occasione per incontrare il Maestro e chiedergli la sua personale ricetta per una vita musicale florida e longeva che, dal 2008, anno di nascita delle gemelline Ines e Irene, gli ha assicurato una radiosa seconda giovinezza. Lo abbiamo intervistato insieme alla moglie, Laura Gorna, violinista anche lei, durante i preparativi del Partynopeo: la festa in cui casa Accardo si apre agli amici di famiglia, per scambiarsi gli auguri prima di Natale.

Quali sono gli ingredienti per una vita sempre sulla cresta dell’onda?

[LG] Salvatore conduce uno stile di vita sano, segue una dieta ferrea e sgarra solo alle feste, cammina molto e gli piace nuotare. Ma soprattutto conciliamo il tanto studio con momenti giocosi e di riposo, come le estati a Otranto: al mare è a contatto con il suo elemento naturale e in spiaggia è l’idolo dei bambini, mentre la sera si diverte con gli amici a scopone, è un giocatore formidabile. Leggendarie le sue sfide con Maurizio Pollini e Luciano Berio. Poi ci sono la Juve e Tex, i suoi ansiolitici naturali. Lui, che di natura è un uomo molto tranquillo, una sorta di violinista-Buddha, in queste due passioni così distanti da lui ha le sue valvole di sfogo. Così, quando lo sento urlare, so che sta guardando la Juve. Per colpa di Tex, invece, affittiamo solai!

[SA] Di Tex ho collezionato tutto il possibile, dalle strisce degli anni ’40 ai formati più recenti. Per quanto riguarda la Juve, sono molto legato al periodo di Trapattoni, con cui abbiamo avuto un rapporto molto speciale, tra l’altro è un grandissimo appassionato di musica. Ma ero anche molto amico di Tardelli e Scirea. E ancor di più sono vicino a Boniperti e Zoff: quando abitavo a Roma vedevo sempre le partite con lui.

Ci racconti del suo progetto su Beethoven.

[SA] Dalla fine degli anni ’ 60 ho cominciato a incidere alcune sue sonate per violino e pianoforte. La prima fu con Lodovico Lessona, pianista straordinario e allievo amatissimo da Arturo Benedetti Michelangeli, morto nel 1972 in un incidente aereo. Altre le avevo registrate con Giorgia Tomassi, Michele Campanella e Laura Manzini. Di recente le ho completate con Maria Grazia Bellocchio e Stefania Redaelli. Cinquant’anni di interpretazione beethoveniana racchiusi in un cofanetto per l’etichetta Fonè, che uscirà a febbraio.

Su quali strumenti le ha registrate?

[SA] Su un Francesco Stradivari del 1741, il mio primo strumento importante, sullo Stradivari ex Francescatti del 1725 e le ultime su un Guarneri del Gesù del 1730.

Le sue gemelle sono già figlie d’arte?

[SA] Irene, la bionda, è davvero dotata come pianista, adora suonare Bach, è innamorata dell’opera e sogna anche la direzione d’orchestra. Ines, la bruna, è più portata per il canto da musical e studia danza.

E lei, Maestro, come ha iniziato a suonare?

[SA] A tre anni, l’età giusta per iniziare. È fondamentale non tardare questo appuntamento, i bambini sono spugne. A quell’età già desideravo suonare il violino, avevo una voglia tale che tendevo degli elastici su un pezzo di legno e li pizzicavo. E quando mi regalavano strumenti giocattolo non li volevo, desideravo un violino vero! Così, un giorno, papà andò a sceglierne uno di buona qualità da un bravo liutaio – lo pagò mille lire, che erano tanti soldi nel 1944 – e mi fece una grande sorpresa. Appena vidi l’astuccio sul letto, lo aprii e cominciai subito a usarlo. Imitavo quello che suonava mio padre, da buon autodidatta. Per me era naturale riprodurre a orecchio qualsiasi melodia, e non capivo perché mia madre si stupisse tanto la prima volta che mi ascoltò suonare Lili Marlene.

Le sue doti le permisero di debuttare a 13 anni suonando tutti e 24 i temibili Capricci di Paganini e a 17 ha vinto il Premio Paganini a Genova, il più prestigioso concorso violinistico del mondo. Conta di più il talento o lo studio?

[SA] Sono due aspetti che hanno la stessa importanza. Io, pur avendo un talento notevole, non ho mai studiato meno di sei ore al giorno.

Quali sono stati i suoi principali alleati?

[SA] Sicuramente il buon Dio, che mi ha donato il talento. Poi il mio straordinario insegnante, Luigi D’Ambrosio. Ma anche la mia famiglia di origine, con papà Vincenzo che era un eccezionale incisore di cammei al punto che a Torre del Greco mi conoscono non come il violinista, ma come il figlio di Vincenzo, e questo mi riempie di orgoglio. Ma devo molto anche a mia mamma Ines, detta Mimma, e naturalmente alla meravigliosa famiglia che ho costruito con Laura.

A proposito, Laura, nel 2020 si festeggiano anche i 15 anni dell’EsTrio, l’ensemble che ha formato con la violoncellista Cecilia Radic e la pianista Laura Manzini. Insomma, avete dato vita a molti figli musicali...

[LG] Per Salvatore la sua terza figlia è l’Orchestra da Camera Italiana, la sua emanazione naturale, formata da allievi ed ex allievi di straordinario talento, dai 17 anni in su, interpreti dell’inconfondibile suono italiano. Salvatore vi è talmente affezionato che dopo i concerti, se riceve l’invito a una cena ufficiale, risponde sempre che se non può portare con sé tutta l’orchestra, andrà altrove a cenare con i suoi musicisti.

Lei è l’artefice del Partynopeo, quest’anno cosa avete offerto ai vostri ospiti? [LG] Abbiamo fatto preparare alla chef napoletana Mariagrazia Senatore cannoli ripieni di baccalà, mozzarella in carrozza, zeppole con i bianchetti, frittatine di maccheroni, crocchè di patate e panini napoletani con provolone e salame. I dolci, invece, ce li ha portati il mitico Antonio Fantini, di Fresco e Cimmino.

Sbaglio o in casa c’è un nuovo arrivato?

[LG] È Tex, il barboncino nano venuto a fare compagnia a Igor, il nostro gatto nero.