È stato uno dei migliori velocisti di tutti i tempi, i suoi traguardi in volata hanno conquistato il pubblico. Ha vinto la Milano-Sanremo del 2002 e detiene il record di vittorie di tappa al Giro d’Italia, ben 42. Soprannominato il Re Leone, Mario Cipollini definisce il ciclismo una metafora della vita: «Un giorno vinci e sei in vetta, ma la mattina dopo tutto ricomincia da capo, stesso impegno, stessa fatica. Quando sei un campione alla partenza del Giro, scendi da un motorhome con tutti i comfort, sali in bicicletta e ti ritrovi da solo di fronte alla prova, atletica e umana, con il fango e la pioggia sulla faccia».

 

Quali sono i valori dello sport agonistico?

L’agonismo è cercare di migliorarsi sempre, è un risultato, ma è il percorso precedente che costruisce un atleta e gli consente di migliorarsi sotto il profilo fisico con l’allenamento, lo stile di vita, l’alimentazione, e sotto quello psicologico per poter affrontare la sfida con se stessi. Perché il ciclismo è innanzitutto una gara personale, dove è la mente a gestire il motore.

 

Ciclismo è fatica, è correre con ogni condizione meteo…

È proprio così e chi fa questo sport lo sa bene. Non è facile comprendere quanti siano i sacrifici e le difficoltà necessari per affrontare una carriera, una stagione o anche solo una gara. Per questo dico che il ciclismo è una metafora della vita e ti costringe a tenere sempre i piedi ben saldi a terra: se pensi alla vittoria raggiunta e non alla successiva prova che ti attende, non hai scampo. Anche dopo una Milano- Sanremo, quando arrivi distrutto in ogni parte del corpo, la miglior cosa, il giorno successivo, è continuare a pedalare. Un’abitudine non facile da capire, ma che porta con sé un sentimento che ti resta dentro, di libertà, quasi di fanciullezza. La bici ti consente di evadere.

 

Come sei arrivato al ciclismo?

In modo naturale, in famiglia. Mio padre ha corso tanti anni nel dopoguerra, anche mio fratello, dieci anni più grande di me, correva in bicicletta e io lo seguivo. A sei anni ho fatto la mia prima gara. 

Mario Cipollini al Giro d’Italia 1995

Oggi che rapporto hai con questo sport?

Sono un grande appassionato, non dimentichiamo che noi italiani realizziamo le migliori biciclette e il miglior abbigliamento tecnico, abbiamo insegnato agli sportivi come alimentarsi seguendo la giusta dieta mediterranea. Anche se negli ultimi anni siamo stati schiacciati dal sistema anglosassone e americano, non abbiamo una squadra italiana nel World Tour: è come se nel calcio non avessimo nessuna squadra in serie A e i calciatori fossero costretti a emigrare per giocare nelle serie maggiori. Serve uno sforzo nazionale, anche da parte del Governo, per dare forza al ciclismo italiano e ai suoi atleti. Lo fanno gli inglesi, i francesi, gli australiani, gli spagnoli, perché noi no? Ottavio Bottecchia, Alfredo Binda, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Vincenzo Nibali, Marco Pantani, sono tutti campioni italiani che, non dimentichiamolo, hanno scritto la storia di questo sport. E poi dobbiamo avvicinare i giovani a questa esperienza, fin da bambini: se non creiamo entusiasmo in loro è finita.

 

Della tua fase agonistica cosa ti è rimasto di più nel cuore?

Fissare degli obiettivi, che sia il Giro d’Italia o la Milano-Sanremo, e cercare di raggiungerli con impegno e sacrificio, allenare la tua macchina umana per farla rendere al meglio. L’atleta è come un imprenditore di se stesso, investe un anno, un anno e mezzo, sulla preparazione per raggiungere un risultato in una gara importante. Ecco, del ciclismo professionistico, oggi mi manca l’avere un obiettivo da conquistare.

 

La tua vittoria più emozionante?

La tappa e del Giro d’Italia 1995 da Perugia a Terni, la mia prima Maglia Rosa. Ho tagliato il traguardo davanti a mio papà e a tutta la mia famiglia e mi è tornato in mente quando da bambino vedevo mio fratello che faceva la valigia per il Giro e partiva da San Giusto di Compito, nel comune di Capannori (LU), dove abitavamo, e io desideravo essere come lui.

Il Re Leone ruggisce ancora.

 

Articolo tratto da La Freccia