In cover Francesco Moro © Luigi Orru
Ha la capacità, rara, di trasmettere le sue emozioni nelle canzoni. Lo ha fatto con Pensa, vincendo il Festival di Sanremo nel 2007. Ma anche con la delicata e struggente Portami via e con Non mi avete fatto niente, in coppia con Ermal Meta, trionfatrice della kermesse musicale nel 2018. Fabrizio Moro è tornato con Canzoni d’amore nascoste, una raccolta delle sue ballad romantiche meno conosciute, con l’aggiunta di due inediti: Nun c’ho niente e Voglio stare con te.
Perché un best of sull’amore?
È il sentimento in cui mi sono espresso meglio. Alcuni brani non erano irradiati da un riflettore importante. Li ho voluti riprendere, riarrangiare e cantare di nuovo con l’esperienza di oggi.
E cosa è uscito fuori?
Tanta consapevolezza in più. Quelle canzoni d’amore mi venivano di getto e circolavano con tutto l’istinto del momento. Ricantandole ho capito perché le avevo scritte e compreso meglio i miei sentimenti.
L’inedito Nun c’ho niente è accorato, tormentato...
È molto ispirato e farà parte del primo film che dirigerò con Alessio De Leonardis, già aiuto regista per grandi cineasti. Con lui ho scritto la sceneggiatura e, mentre entravamo nel vivo del progetto, è nata questa canzone.
Cosa puoi dirci di questo progetto?
Il titolo è Ghiaccio ed è la storia di due amici: un pugile del passato che non è riuscito a esprimersi attraverso la boxe e un giovane che invece, grazie a questo sport, cerca il riscatto della vita. Da fan di Rocky Balboa erano anni che volevo scrivere un soggetto di questo tipo.
Torniamo al brano che troveremo nel film: in una strofa dici che «er core non mente». Nel tuo caso, quando ti ha aiutato?
Nelle scelte che ho fatto mi lascio guidare da quello che sento, senza troppi problemi. Attitudine che mi ha portato solo belle cose.
Questo pezzo è in romanesco. Come mai?
Non avevo mai cantato nel mio dialetto. A Roma ci vivo e il film è ambientato lì: racconto la città che ho vissuto da adolescente, prima di diventare un musicista.
Cosa rappresenta Roma per te?
La mia vita, le cose più importanti, tutto quello che ho oggi: qui ho trovato l’amore, ci sono i miei figli e le strade dove ho composto le canzoni più importanti.
Quali zone nascoste consiglieresti di visitare?
Le periferie in cui sono cresciuto. Vengono disegnate come posti di malavita, invece c’è tanta bellezza. Per esempio il mercato del giovedì a San Basilio, dove si può assorbire la vera romanità.
Nell’altro inedito della raccolta, Voglio stare con te, parli di schiaffi alla tua dignità.
Sono molto orgoglioso ed è stato difficile, nel mio lavoro, richiamare un produttore o un manager per farmi ascoltare. Oppure aspettare un sms che avrebbe potuto cambiarmi la vita. Ho cercato di resistere e trovare il giusto compromesso tra quello che avrei potuto ottenere e il mio carattere.
Il brano che fa da apripista a questo progetto è Melodia di giugno, una ballad su quello che è stato e quello che sarà, dopo un periodo di cambiamento. Sembra una metafora del momento che stiamo vivendo, segnato dal Covid-19.
Stiamo ancora tutti metabolizzando questa condizione. È dura, ma bisogna tirare fuori il coraggio che, storicamente, ci ha contraddistinto. Il nostro Paese, quando è stato messo in ginocchio, si è sempre rialzato a testa alta. Spero che, non appena questo periodo passerà, saremo più forti di prima. È una vera prova, soprattutto per ragazzi e bambini che stanno crescendo con la paura di approcciarsi agli altri. Bisogna tirare
fuori il meglio che c’è in noi.
Cercherai, in qualche modo, di portare questo disco live?
Nel 2021 avrei dovuto cominciare il primissimo tour della mia vita nei palazzetti. Dopo l’ondata Covid-19 avevamo anche pensato di organizzare concerti nei teatri, ricreando una stanza per fare capire ai giovani come nascono le canzoni tra le mura domestiche. Purtroppo temo che, finché non arriverà.
Articolo tratto da La Freccia
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