Foto: Fabrizio Cestari

Dopo il singolo Brittish (che si è avvalso della collaborazione della rapstar Salmo), Alex Britti ha tirato fuori dal cilindro il nuovo inedito Una parola differente. Al centro del brano, in rotazione nelle radio e sulle piattaforme digitali, le esagerazioni che (in alcuni casi) si mettono in atto per fare colpo su una persona, quando invece basterebbe solo tanta semplicità. Il cantautore capitolino è nella line up del Concerto del Primo Maggio, che sarà in diretta su Rai3 dalle 20:00 alle 24:00, condotto da Ambra Angiolini dal Teatro delle Vittorie.
 

Alex partiamo da Una parola differente. Un brano che parla della ricerca della semplicità, tema più che mai attuale, non solo in amore.  

Non ho mai amato l’ostentazione, sia nei social sia nel mondo in cui si vive oggi.
 

Per cosa usi i social media?

Per fare comunicazione, con sano cazzeggio e ironia. Non cerco di apparire, ma di fare ascoltare. Se mi devo mostrare metto il vero me, con foto che non faccio ritoccare. La parte effimera non è il meglio di noi stessi.
 

Questo singolo è il secondo di un progetto più ampio, sai dirci quando uscirà l’album?

Ancora no. Ho una vera etichetta indipendente, senza major alle spalle, ma con uno staff di persone. Ognuno fa la sua cosa, io mi occupo di musica. L’idea è ricalcare la modalità degli anni ’60: fare singoli a distanza di un paio di mesi l’uno dall’altro, per poi unirli nel disco. Questo periodo, però, ha creato un po’ di confusione.
 

A questo proposito, da questo momento storico cosa hai capito?

Non so se ho capito. Ho un bambino di quasi tre anni – lo so, mi sono deciso tardi! – e la maggior parte delle attenzioni sono rivolte a lui. Suono solo quando metto a dormire la famiglia. Verso mezzanotte accendo lo studio, la chitarra e suono. Il problema è che faccio le tre, le quattro e poi il piccoletto si alza: ha l’abitudine di volermi con lui la mattina. E sono felicissimo, nonostante il sonno. Gli faccio la spremuta, la centrifuga, mi faccio il caffè e parte la giornata. Riesco a suonare tra un Masha e Orso e un Bing.

 

Sarai al Primo Maggio, cosa vuoi portare?

Un po’ di “sciallitudine”, di “chi se ne frega”. Quando si sta sul palco non bisogna essere polemici, fare comizi. Sul palco è festa e non si deve sprecare neanche un secondo. Bisogna suonare, dentro la musica ci sono serenità e spensieratezza. Se uno accende la tv e mette gli occhi su un concerto deve trovare queste cose. Ci sono già troppa ansia in giro. Bisogna prendere esempi dai Paesi del Terzo Mondo in cui vediamo sempre immagini in cui suonano e ridono.
 

Che canzoni farai?

Una parola differente, che fa riflettere con il sorriso sulle labbra. E poi 7mila caffè perché serve un po’ di gioia. Bisogna ballare, no?

 

Il primo singolo, Brittish, lo hai fatto con la collaborazione di Salmo.

C’era una stima reciproca precedente, ci siamo raccontati. Poi a me piace molto, è uno degli artisti che, in casa, ascolto di più. E anche lui mi ha detto che ascoltato tanto le mie produzioni. Così c’è stata una jam session e ho messo pure un po’ di chitarre per il suo prossimo disco.

 

Il lavoro con Salmo è indice di continua ricerca.

Amo il jazz e il blues. Generi con pezzi di gente che guardava avanti. Oggi si tende ad ammirare quello che è successo, non ciò che succederà. È strano che un qualcosa fatta da innovatori, 50 anni dopo piaccia ai conservatori. La mia chitarra è blues, non trovo intellettualmente onesto fingere di non vivere nel 2020. Voglio le novità, l’arte mi deve sorprendere, non propormi cose già viste. Il mio obiettivo è essere attuale e cavalcare il presente.