«Trasformare la crisi in una grande opportunità creativa portando a compimento da remoto un progetto innovativo, capace di far riflettere oltre la commedia come nella migliore tradizione italiana». È questa la motivazione con cui Giovanni Scifoni, a fine settembre, ha vinto il Prix Italia per la webserie La mia jungla, nata ai tempi del lockdown con le incursioni dei membri della sua famiglia, da vedere e rivedere su RaiPlay.
Come te lo spieghi?
I successi non si spiegano mai, perché sono l’unione di tanti elementi. Questi brevi video hanno avuto dalla loro parte una grande spontaneità e un’estrema necessità di realizzarli. Era doveroso raccontare come tutte le persone cosiddette normali si fossero trovate all’improvviso a vivere una vita straordinaria. Ci sembrava di essere esploratori a casa nostra, diventata quasi un territorio sconosciuto, una giungla piena di animali feroci. Come il figlio adolescente che spuntava fuori dalle coperte, simile a un coccodrillo nascosto in un canneto.
Tutto questo dimostra che non esistono vite normali. Per esempio, mia moglie, pur non lavorando, aveva molti impegni e il suo telefono squillava sempre, più del mio. Evidentemente, seguiva molti casi umani (e ride, ndr).
Hai affermato che il lockdown ti ha portato a riflettere sulla diversa percezione, tra adulti e bambini, del fattore tempo e del rapporto con gli altri. Che vuol dire esattamente?
Partirei da una citazione di San Paolo: «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via». E allora, cosa possediamo? Il tempo e gli altri. I bambini danno importanza agli amici e poca importanza al tempo, perché ne hanno molto. Noi vecchietti, invece, ne abbiamo poco e abbiamo tantissime relazioni. Questa pandemia ha rovesciato la situazione.
Ci presenti i tuoi tre figli? Vogliono entrare nel mondo dello spettacolo dopo l’esperienza con la serie?
Tommaso, il più grande, è in piena adolescenza, Cecilia va in prima media e l’ultimo, Marco, fa la seconda elementare. Ogni tanto dicono di voler fare gli attori, ma io cerco di ostacolarli per temprare la loro volontà. L’artista va contestato, non assecondato.
Stai scrivendo anche un libro, di cosa parla?
Di tifoseria ideologica. Noi ci schieriamo continuamente, ci identifichiamo sempre con una parte. E lo dimostro attraverso una serie di racconti della mia vita, in chiave comica.
Tra i prossimi progetti anche la fiction Leonardo, in programma su Rai1.
Si tratta di una produzione bellissima, in collaborazione con l’Inghilterra. È una biografia completa in cui l’attore irlandese Aidan Turner interpreta Leonardo da Vinci. Io sono Fra’ Luca Pacioli, la guida spirituale che lo accompagna soprattutto nella realizzazione dell’Ultima cena.
Il grande pubblico attende anche la seconda stagione di Doc - Nelle tue mani, dopo il grande exploit della prima…
Su questo non posso dire nulla. Solo che è stata ed è un’esperienza fantastica.
Com’è stare sul set in questo periodo di convivenza con il Covid-19?
Molto costoso. Possono lavorare solo le grandi produzioni, come è capitato a me con la BBC, per un progetto tv che uscirà nel 2021. In genere, ci sono diversi addetti a controllare la sicurezza e l’igiene e ogni cinque giorni si deve fare un tampone. E se si ammala il protagonista si blocca tutto.
Il teatro, invece, che conseguenze ha subito?
Il mio spettacolo stava andando alla grande. Con il monologo Santo piacere avevo imbroccato veramente bene. Ma ora il settore in Italia è morto. Mi è capitato di lavorare in Inghilterra, dove i grandi teatri non hanno praticamente quasi mai chiuso, perché producono reddito. Qui non è così: solo le partite di calcio non sono state interrotte.
In compenso, la cara tv è più viva che mai…
Si dice da anni che sia morta, ma non è così. La Rai, in particolare, è una forza propulsiva e per questo ha una grande responsabilità di comunicazione. Piattaforme come Amazon e Netflix offrono un mondo immensamente variopinto e strutturato, adatto a tutti i gusti. Ma la televisione mantiene il rito del focolare domestico e continua a emanare un fascino particolare sulla psiche.
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