È diventato uno dei volti più amati grazie ai programmi di Real Time Bake Off Italia, Cake Star - Pasticcerie in sfida e Fuori menù. Per questa stagione il pastry chef Damiano Carrara da Lucca, classe ’85, debutta con un nuovo programma: Tarabaralla - Finché c’è dolce c’è speranza, format in onda su Discovery+ che mette alla prova i nervi di influencer e celebrity chiamati a cimentarsi nella realizzazione di dolci pronti per essere postati sui social. Ma Carrara ha anche altre frecce al suo arco: nonostante la giovane età è un imprenditore di lungo corso negli Stati Uniti, oltre che un volto noto di Food Network America. Diviso tra Vecchio e Nuovo Continente, tra tv e pasticcerie, trova il tempo di fare una chiacchierata con La Freccia.
 

Iniziamo da Tarabaralla. Com’è nata l’idea e che significa il titolo?

Vuol dire “è la stessa cosa” in lucchese. Massimo Righini, il mio primo autore a Bake Off Italia, mi ha proposto di realizzare un format simpatico. Gli sono rimasto nel cuore e così ha pensato a questo programma, che è piaciuto tanto anche a Discovery. Io ho abbracciato subito il progetto: anche se lo abbiamo registrato di corsa, mi sono divertito tantissimo.
 

Passiamo a Bake Off Italia, che parte il 3 settembre. Su cosa punta quest’anno?

Sull’italianità. Faremo un viaggio nei sapori e nei colori del nostro Paese. Si apre una stagione molto dinamica e divertente per questo talent show. Con gli altri due giudici, Ernst Knam e Clelia d’Onofrio, siamo affiatati e il programma ne risente in modo positivo: quando le persone lavorano bene assieme si vede.
 

Ci anticipi qualcosa sui concorrenti?

Tra le cinque edizioni che ho fatto, in questa c’è di sicuro il gruppo più preparato. Sono tutti molto bravi e sto mangiando dolci davvero buoni.
 

E poi torni anche in giro per l’Italia con Cake Star, insieme a Katia Follesa.

Sì, a metà settembre iniziamo a registrare.
 

Quale programma, a tuo avviso, ha tirato fuori di più la tua verve televisiva?

Penso a Fuori menù, dove ho partecipato sia da solo sia con Gino D’Acampo: mi sono sentito più conduttore che giudice. Devo dire, però, che Cake Star mi ha aiutato molto anche grazie all’esperienza di Katia: guardando i professionisti che hai intorno si può solo migliorare.
 

Come è iniziata la tua carriera sul piccolo schermo italico?

Per caso. Ho sempre lavorato in tv negli Stati Uniti. Nel 2017 sono venuto in Italia per la ditta di importazione che ho in America e mi hanno chiamato a fare un provino per Bake Off. Così mi sono ritrovato a vestire i panni del giudice.
 

Continui a fare trasmissioni anche in Usa?

Il tempo che ho è quasi zero. Negli States, quest’anno, sono riuscito a registrare Chopped, il cooking show per Food Network America in cui quattro cuochi devono elaborare un menù di tre portate a partire da semplici ingredienti.
 

Hai qualche format nel cassetto che vorresti portare in Italia?

Sì, e ne ho parlato spesso con i miei referenti a Discovery. Ma alla fine si è fatto Tarabaralla, che spero possa avere una seconda edizione. Anche perché è un programma che si può declinare in tante maniere, senza influencer ma con un pubblico diverso. E poi c’è la difficoltà delle tempistiche: Bake Off occupa quattro mesi, Cake Star mi tiene impegnato per tre. A questo si aggiunge il lavoro delle mie aziende in California: dopo quelli di Moorpark e Agoura Hills ora c’è anche un punto vendita di Carrara Pastries a Pasadena. In più, sto pensando all’apertura del mio atelier a Lucca.
 

Ci puoi dire qualcosa in più?

Il locale è praticamente pronto. È un progetto nato in pandemia, quando ero bloccato in casa. Non è una pasticceria, ma un luogo particolare. Immagino di preparare dolci non banali, con ingredienti stagionali. Voglio divertirmi con il mio team. E pensare anche all’estetica del negozio, che punta sul prodotto italiano. Ci credo tanto, ci sto mettendo l’anima. E sono emozionato perché è il mio primo shop in Italia.
 

Da imprenditore come hai vissuto la pandemia?

Non è stato semplice, ma sono convinto che se si lavora bene nella vita si possono affrontare anche le sfide più difficili. Le mie pasticcerie sono state colpite come le altre, ma siamo tornati alla grande e stiamo facendo numeri più alti di prima. Siamo molto soddisfatti, sperando che il peggio sia passato. Inoltre, il Governo americano ha permesso a tutti i dipendenti della ristorazione e delle palestre di accedere quasi su subito al vaccino: siamo tra quelli più a rischio.
 

Il tuo rapporto con il treno?

Ne amo la comodità, soprattutto quando lo utilizzo per lavoro. È bello perché quando viaggio posso fare tante cose. E lasciarmi sorprendere da incontri inaspettati come quelli che ho avuto con la stilista Elisabetta Franchi e il cantante Marco Mengoni.