In cover, Virginia Raffaele © Simian Panofsky

Brillante e talentuosa, Virginia Raffaele è diventata famosa grazie alle sue maschere originali e alle imitazioni di icone dello showbiz come – tanto per dirne una – Ornella Vanoni. Per il 2022, torna in teatro con lo spettacolo Samusà e ha (finalmente!) l’occasione di interpretare la protagonista femminile di una pellicola destinata al grande schermo: Tre di troppo, di e con Fabio De Luigi. Una storia divertentissima, che arriverà al cinema nei prossimi mesi, in cui una coppia dedita ad aperitivi e bella vita si trova, (come) per magia, a dover accudire tre figli. Il risultato? Esilarante.

 

Quanto c’è di te in questo personaggio?

Direi un bel po’. È quello giusto per la mia età e il modo di essere. Fabio, conoscendomi, ha messo qualcosa che mi somigliava nella sceneggiatura, mentre il resto è stato improvvisato. È il mio primo film da protagonista femminile. Non si tratta di una parodia o una maschera, come quelle che faccio di solito.

 

Com’è andata con De Luigi, che è regista e anche co-protagonista?

In quasi tutte le pellicole in cui ho lavorato ero in coppia con lui. È come se ci inseguissimo.

 

Il 25 gennaio, da Genova, riparte Samusà, il tuo one-woman show teatrale.

Sì, e ringrazio il Gruppo FS per la pubblicità occulta: nell’Area del silenzio c’è l’immagine dell’omino che invita a non fare rumore. E il titolo del mio spettacolo significa proprio “fare silenzio”. Quella carrozza potrebbe essere chiamata carrozza Samusà.

 

Cosa porti sul palcoscenico?

Poso uno sguardo sul mondo da cui sono partita e uno su quello che sto facendo ora. Ho vissuto per tanto tempo dentro un luna park perché i miei lavoravano lì. Quando ha chiuso l’ho dovuto cercare dentro di me.

 

Come mai?

Non è stato facile superare il dolore. Ma quel mestiere me lo sono ritrovato addosso perché lo faccio da sempre. È come se fossi un luna park vivente: ballo, recito monologhi, imito, mi diverto come quando si va alle giostre. Riproduco un parco dei divertimenti emotivo attraverso le immagini. Quest’anno ci saranno anche alcuni disegni stampati su una serie di tulle giganti: rappresentano i sogni, i ricordi. Mi è piaciuto ricostruire una parte di me. Nello spettacolo ci sono dentro a 360°.

 

Il ricordo più bello legato all’infanzia?

Le domeniche piene di gente, al banco del tiro al Cinzano con mia mamma, mentre facevo la spola tra lo stand che avevamo e quello dei pesciolini rossi, che gestiva mio padre. Era come entrare in scena, una performance continua alla Marina Abramović. Dovevamo attrarre il pubblico, inducendolo a giocare con qualsiasi arma, ovviamente senza minacciarli (ride, ndr).

 

Nel tuo show c’è un personaggio che si lega all’attualità?

Sì, la complottista. Mette in discussione qualsiasi cosa e fa un giro di ragionamenti così assurdo che quasi ti viene da darle ragione. In questo particolare momento, c’è quasi un rifiuto dell’informazione ufficiale da parte di qualcuno che, pur non avendo conoscenze mediche, sembra aver capito tutto. E allora mi verrebbe da chiedere: «Ma com’è possibile che, facendo un altro lavoro, sai tutti i segreti della catena del dna?». Fa ridere vedere come siamo diventati: c’è chi ha paura e chi ha abbassato troppo la guardia, ma i tuttologi mi divertono molto. Ne abbiamo sentite di tutti i colori, sembra di vedere il film I nuovi mostri. A parte tutto, però, spero che il nostro settore si riprenda, in particolar modo per chi sta dietro le quinte, per i tecnici e per chi gestisce i teatri.

 

Hai partecipato anche alla seconda edizione di LOL - Chi ride è fuori, game show cult presto su Amazon Prime Video. Come è andata?

Non posso dire nulla, ma è stata una delle cose più complicate mai fatte. L’ha inventato un ex comico giapponese, pensa la cattiveria. Altro che Squid Game (ride, ndr).

 

Cosa ti piacerebbe fare in futuro?

Percorrere questa strada cinematografica, seguendo anche altri registri, senza abbandonare il mondo della risata, visto che mi è stato donato il super potere dei tempi comici. E poi non mi dispiacerebbe un serial scritto bene come Il metodo KominskyChiami il mio agente!La fantastica signora MaiselPaquita Salas o After Life. Gli attori sono sostenuti da un ritmo che non molla mai lo spettatore. Ci sono ironia e sarcasmo, in un mondo dove è sempre più difficile fare satira.

Articolo tratto da La Freccia