In cover, Nicola Savino © Yilmaz Goekcek/flyerwerk.com
La campanella, televisivamente parlando, suona proprio oggi con una manciata di celebrity (della tv, della musica e dello sport) alle prese con l’esame di quinta elementare. Ingredienti semplici ma godibilissimi quelli di Back to school, il nuovo format di Blu Yazmine on air nella prima serata di Italia 1. Al timone un volto simbolo della rete come Nicola Savino, conduttore che si destreggia con abilità tra scoop e reportage dell’ormai celeberrimo Le iene, il late show Il giovane Old su Raiplay e l’impegno in radio insieme a Linus, tutte le mattine, in Deejay chiama Italia. Sarà la sua simpatia a mandare avanti questa scuola sui generis, tra promossi e bocciati.
Qual è la novità di Back to school?
Il format: si fa esattamente l’esame di quinta elementare, si ripassano il programma e le materie. Nello show ci sono 25 celebrità come Clementino, Enzo Miccio, Vladimir Luxuria, Antonella Elia e Random che sono ripetenti, perché tutti noi lo saremmo se dovessimo cimentarci nuovamente con quelle prove d’esame.
Quindi che cosa accadrà?
Andranno in un bellissimo campus ottocentesco e saranno accolti da alcuni studenti di scuola elementare che hanno dai sette agli 11 anni. Questi bambini saranno i loro maestrini, insegneranno e assegneranno loro le materie. Insomma, nella prima fase del programma i partecipanti dovranno proprio studiare.
E poi?
C’è la seconda fase: lo studio televisivo viene trasformato in aula magna. E lì una commissione di esame, con veri maestri, interrogherà i ripetenti famosi sulle materie studiate e individuate dai ragazzi. Posso assicurare che non mancheranno le sorprese.
Cioè?
Vedrete quello che succederà: qualcuno la lezione se l’è studiata molto molto bene...
Tu, come studente, dove avevi carenze?
Ai miei tempi non venivano diagnosticati i cosiddetti Dsa, i disturbi dell’apprendimento come dislessia e disgrafia che oggi sono di forte attualità. Credo di averli avuti tutti: scrivevo storto e non riuscivo a seguire l’ordine del foglio. E poi facevo fatica con i calcoli.
Televisivamente parlando, dove ti senti primo della classe?
Non mi ci sento mai nemmeno in radio, un mezzo in cui ho 20 anni di vantaggio rispetto al piccolo schermo. Diciamo che mi sento a mio agio solo nella comicità e nella leggerezza.
E dove sei più in difficoltà?
Nel puro esercizio mnemonico. Quando devo ripetere le cose a macchinetta soffro un po’, non fa per me.
A livello professionale c’è qualcosa che ti manca, che vorresti fare?
Nella vita bisogna crescere: passo dopo passo, se continuerò questo lavoro, mi lancerò in altri progetti. Non tramo nell’oscurità aspirando a qualcos’altro. Mi piace un sacco quello che sto facendo e credo di farlo bene. C’è tempo per buttarsi in altri tipi di trasmissioni come i preserali che, al momento, non combaciano con la mia età.
Qualche format visto all’estero che vorresti portare in Italia?
Sono molto pieno e, al momento, non ho il tempo di scovare programmi nuovi.
Passiamo al late show Il giovane Old. Si può dire che è la prosecuzione naturale del mitico L’AltroFestival, che nel 2020 precedeva le puntate di Sanremo?
Usando una metafora ciclistica, è come se a un bambino di cinque anni che sta imparando a pedalare avessero tolto le rotelle. Le nostre erano rotelle d’oro, perché si trattava del Festival di Sanremo. Ma anche senza l’appoggio di un grande evento siamo vivi. E questa mi sembra una bella notizia.
Il tuo rapporto col treno?
Di grande amore anche se, purtroppo, riesco a prenderlo poco. Le mie ultime vacanze natalizie, però, le ho passate in Italia e l’ho usato molto. Lo trovo un luogo di riflessione che ha un suo romanticismo. Come la stazione, dove i saluti e gli addii non hanno lo stesso valore di quelli in aeroporto.
Che cosa ci ha insegnato la pandemia a livello di spostamenti?
A calcolare le distanze per quelle che sono: non è normale percorrere diecimila chilometri per arrivare dall’altra parte del mondo, rimanere otto giorni e poi ritornare a casa. Ci stiamo accorgendo che ci sono luoghi bellissimi vicino a noi, tutti da scoprire.
Articolo tratto da La Freccia
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