Dopo tante fiction Rai di successo come Che Dio ci aiuti, Non dirlo al mio capo e Doc - Nelle tue mani, Gianmarco Saurino ha esordito al cinema nel 2021 con Maschile singolare, opera prima di Matteo Pilati e Alessandro Guida che ha riscosso un grande
successo di pubblico e critica. Per L’estate più calda, la sua seconda prova dietro la macchina da presa, Pilati ha rivoluto accanto a sé l’attore foggiano. Il risultato è dal 6 luglio su Prime Video.
Com’è andata questa nuova esperienza?
Matteo è una persona stupenda, ha una grande capacità creativa e con lui c’è dialettica e contaminazione. Prende tutto sul serio ma non seriamente: riconosce la professionalità di chi ha davanti ed è disposto a limitare la propria personalità in favore degli altri. Non avevo mai girato una commedia romantica, mi sembrava giusto farne una particolare.
In che senso?
Questa pellicola fa la differenza per l’ostacolo che impedisce ai protagonisti di amarsi: da una parte c’è Lucia, fidanzata, che vuole uscire dal paesino della Sicilia nel quale vive; dall’altra Nicola, un diacono che prova amore per due persone, lei e Dio, nello stesso momento.
La tua estate più calda?
L’anno scorso, in India. Quel viaggio ha cambiato la mia percezione, modificando l’obiettivo della telecamera con cui guardo la vita: siamo abituati a osservare le cose in primo piano, mentre quell’esperienza mi ha fatto allargare l’inquadratura, deresponsabilizzandomi dall’idea di essere al centro del mondo e accogliendo il fatto di non essere solo.
Dopo l’estate che farai?
Sarò nel cast della seconda stagione del serial di Netflix La legge di Lidia Poët. A ottobre esce la serie di Rai1 Per Elisa, sull’omicidio di Elisa Claps. Interpreto il fratello Gildo, che ha dedicato la vita a cercare il corpo e l’assassino della sorella. Vestire i panni di un personaggio realmente esistito e diventarne amico restituisce la magia per questo mestiere. Sono orgoglioso di aver preso parte al progetto, anche solo per ridare un po’ di onore alla famiglia Claps.
Qual è il tuo ruolo dei sogni?
Mi piacerebbe interpretare Luigi Tenco. Vorrei entrare nella testa di una persona così talentuosa, capace di scrivere veri capolavori prima dei 28 anni, e che si è sacrificato in nome della propria arte. Una presa di posizione netta e idealistica affascinante.
Che canzone di Tenco ti rappresenta di più?
Vedrai, vedrai. Le insicurezze, anche lavorative, non mi fanno stare bene ma mi smuovono qualcosa dentro. E io ho bisogno di questo per sentirmi vivo.
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