In cover, Il circuito di Losail in Qatar illuminato a giorno dall’azienda Pramac
Immaginate un circuito lungo più di cinque chilometri in mezzo al deserto del Qatar. Pensatelo nella notte, ma illuminato a giorno grazie a 44 generatori che accendono 3.600 lampade per garantire la visibilità dei piloti e la spettacolarità della gara di motociclismo più amata al mondo. Questa la scenografia che viene allestita ancora una volta, il prossimo 6 marzo, nel Losail International Circuit, vicino a Doha, per la prima prova del MotoGP 2022 in notturna.
Johann Zarco, pilota del team Pramac Racing © FAlePhoto
Un appuntamento seguito in tutto il globo, che si ripete ormai dal 2008, reso possibile grazie alla tecnologia e all’energia di Pramac. L’azienda italiana con base nella campagna toscana a Casole d’Elsa, in provincia di Siena, produce generatori elettrici esportati in tutto il mondo. «La storia della nostra impresa», racconta l’amministratore delegato Paolo Campinoti, «nasce nel 1966, quando mio padre Mario fondò una società che produceva betoniere ed elevatori da cantiere. Negli anni ’80, con la crisi dell’edilizia, c’è stata una netta trasformazione ed è stata creata la Pramac».
Oggi l’azienda è presente in più di 150 Paesi con un fatturato di 274 milioni di euro (dati del 2020): «Con il passare del tempo siamo diventati un punto di riferimento a livello globale nella produzione di generatori elettrici e macchinari per la movimentazione di materiali da interno», prosegue Campinoti. La forte esperienza tecnologica è supportata da un team di circa 1.100 dipendenti, di cui quasi il 10% nel reparto ricerca e ingegneria. Con una presenza capillare a livello mondiale, grazie alle sedi operative e agli stabilimenti situati tra Europa, Asia e Sud America.
L’azienda, oltre ad accendere la luce nel primo Gran Premio della stagione, è presente nel Campionato del mondo di MotoGP con il suo team Pramac Racing, nato nel 2002. Da alcuni anni, grazie alla partnership con Ducati Corse, riveste un ruolo da protagonista nel massimo campionato delle due ruote con la sua squadra. Nel 2021, grazie alla vittoria del pilota spagnolo Jorge Martín e a sette podi, Pramac Racing ha chiuso il mondiale al quarto posto tra i team, lasciando dietro di sé marchi blasonati come Honda e KTM.
Raggiunto al telefono, l’imprenditore toscano racconta come un’azienda a conduzione familiare sia arrivata a essere un leader nel proprio settore. E di come un team creato da zero, in pochi anni, sia diventato una squadra che nel MotoGP è seconda solo alle grandi case motociclistiche mondiali.
Paolo Campinoti, l'AD di Pramac
La definiscono un manager con la valigia in mano, dove si trova adesso?
Sono rientrato da Bahrain e Dubai ma purtroppo, con il Covid-19, gli spostamenti si sono molto ridotti. In passato viaggiavamo parecchio, fino a pren dere anche 35-40 aerei in un mese. La nostra attività si svolge per il 90% all’estero: oltre all’Europa abbiamo sedi in India, Cina, Australia, Brasile, Russia e Medio Oriente. Per noi è importante muoversi ed essere presenti fisicamente nei vari territori.
Usa anche il treno per i suoi spostamenti?
In Italia mi muovo sempre con il Frecciarossa, vado spesso a Milano e a Roma. Il viaggio è un momento per continuare a lavorare.
Quali sono i servizi della sua azienda?
Un nostro video istituzionale inizia facendo vedere un ponte sul fiume Senegal, in Africa occidentale, una miniera nel deserto cileno di Atacama e le gare notturne di Formula 1 e MotoGP. Queste realtà così differenti tra loro, per tipologia e posizione geografica, hanno un elemento in comune: sono tutte alimentate dai nostri generatori. Strumenti che oltre a essere impiegati come supporto di emergenza, nel caso in cui venga a mancare la rete principale, offrono la possibilità di essere usati per autoprodurre energia nei luoghi e negli impieghi più disparati.
Negli anni ‘80, durante un momento difficile, avete riconvertito l’azienda. Le difficoltà possono diventare opportunità?
Quando stai attraversando una crisi economica occorre rimettersi in discussione e analizzare con attenzione quello che stai facendo, cosa che di solito non accade quando tutto va bene. Nei periodi di difficoltà, le aziende possono rafforzarsi.
La testing room Pramac
Cosa chiede il mercato in questo momento legato all’emergenza Covid- 19?
Dipende dai settori, ma un elemento che può valere per tutte le imprese è la necessità di fornire servizi senza una presenza fisica. Le aziende che riescono a trovare soluzioni a distanza, secondo me, avranno un grande successo. Basti pensare agli uffici tradizionali: difficilmente torneremo all’organizzazione classica, in presenza, come avveniva prima della pandemia.
Come siete arrivati a questo livello?
Investiamo molto nella ricerca e nello sviluppo dei nostri materiali, nella digitalizzazione del prodotto e nelle nuove tecnologie. Impieghiamo tante risorse per stare al passo con il mercato. L’altro elemento vincente è quello di avere una distribuzione diretta. Due fattori che danno la forza per crescere.
Illuminare un autodromo nel deserto è stata una grande sfida?
Nel 2008 era in programma il Gran Premio di Motociclismo in Qatar. Eravamo tra le dune e faceva caldissimo: impossibile correre alle due di pomeriggio. Allora iniziammo a pensare alle gare in notturna. Insieme a un’azienda americana, che gestisce l’illuminazione negli stadi di football, abbiamo intrapreso questa avventura fornendo i nostri generatori.
Cosa avete provato?
Vedere la pista illuminata in questo spazio immenso, in mezzo al nulla, è stata un’emozione unica. La cosa è piaciuta così tanto che, nel tempo, grazie ai nostri generatori sono stati possibili anche altri Gran Premi di Formula 1 in notturna, a Singapore e ad Abu Dhabi.
Per rimanere in tema, nel 2002 siete diventati proprietari di un team in MotoGP.
Compravamo dalla Honda i motori per alimentare i nostri generatori. Da loro abbiamo saputo che c’era una squadra in vendita e quasi per gioco l’abbiamo acquistata. Così è iniziata questa nuova avventura, diventata parte integrante della nostra azienda. Abbiamo trovato un mondo entusiasmante, adrenalinico, coerente al 100% con la nostra filosofia. I 20 Gran Premi a cui partecipiamo ogni anno, in giro per il mondo, sono anche un momento per incontrare venditori e clienti, presentare i nostri progetti e tenere rapporti con i distributori.
Piloti che le sono rimasti nel cuore?
Difficile risponderle, siamo molto legati a tutti. Dal nostro team sono passati Andrea Iannone, Danilo Petrucci, Jack Miller. Siamo contenti di aver fatto crescere questi piloti che poi sono passati ai top team. Usando un paragone calcistico, siamo un po' il Sassuolo del Motomondiale. Quest’anno, con Martín e Johann Zarco, contiamo di fare una grande stagione come nel 2021.
In gara con le moto Ducati.
Abbiamo un ottimo rapporto con la casa bolognese, insieme facciamo crescere i giovani piloti. Siamo orgogliosi e fieri di questo rapporto che va avanti ormai da 15 anni. La Ducati è una grande eccellenza italiana nel mondo, troppe volte sottovalutata.
Nel 2016, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, rispose che da lì a 15 anni si immaginava a Cortina, a porgere la padella dello skilift agli sciatori, con un bicchiere di vin brûlé e niente rotture di scatole…
Purtroppo hanno tolto quello skilift, sostituito da una seggiovia. Dovrò trovare un'altra attività (ride, ndr). Sicuramente, continuo a vedermi in una vita molto tranquilla a contatto con la natura.
Articolo tratto da La Freccia
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