In apertura la sede Only the Brave a Breganze (VI)
«Non abbiamo le dimensioni dei grandi gruppi e, infatti, il mio modello di impresa è diverso: passa dalle sinergie, dalla creatività, dalla nostra agilità e dal sostegno della filiera». Renzo Rosso ha un suo personale approccio all’azienda e al business. Un metodo che lo ha reso grande, anche se lui, modestamente, non lo dice. Dopo 40 anni di attività con il brand Diesel, top nel denim, ora spegne 20 candeline anche con Only the Brave, il suo gruppo tutto italiano che racchiude i marchi più innovativi e non convenzionali del fashion mondiale.
«OTB è l’unico polo del lusso italiano, abbiamo dei brand di altissimo profilo, anche internazionali, ma siamo fieri delle nostre origini», spiega l’imprenditore veneto. «Durante il Covid-19 abbiamo capito quanto fosse importante fare sinergia con i nostri artigiani locali. Nelle loro mani risiedono competenze unicamente italiane. E non parlo solo della moda. Inoltre, nel nostro gruppo la creatività è fondamentale per costruire un’organizzazione moderna, innovativa, tecnologica, sostenibile e con una visione a lungo termine».
Ascolta il podcast a cura di Federica Gheno
Solo i coraggiosi. Ha scelto lei il nome Only the Brave?
Sì. Only the Brave riflette perfettamente il mio spirito e voglio che tutte le persone che lavorano nel nostro Gruppo sentano l’azienda come propria, potando il loro contributo e anche le critiche che servono sempre a migliorare la nostra organizzazione.
Renzo Rosso
La sede si trova a Breganze vicino a Vicenza, dove avete creato una sorta di Silicon Valley veneta, ha mai pensato di spostarsi? I vantaggi e che cosa significa per lei essere rimasto in questi luoghi?
Il Veneto è meraviglioso, sono profondamente legato alle mie origini. Tutto è nato qui ormai 40 anni fa, siamo cresciuti con il territorio. In questa regione c’è un tessuto di piccole imprese artigiane unico al mondo. Qui abbiamo creato un bellissimo headquarter, credo uno dei più belli d’Europa, dove abbiamo dato alle nostre persone un posto dove vivere bene il loro tempo in azienda con la palestra, il centro estetico, i ristoranti, il bar, l’asilo, i campi da tennis e da calcetto. C’è una bella atmosfera e un forte senso di community, oltre ai vari tornei, organizziamo anche degli eventi interni dedicate al benessere e alla nutrizione, ad esempio la Health e Sport Week che si è appena conclusa. Sono fiero di aver costruito un luogo bello dove le persone sentono che l’azienda si prende cura di loro.
Quante persone ci sono in Veneto e quanti dipendenti conta l’intero Gruppo?
Circa 2.000 persone nelle varie aziende della provincia di Vicenza. Nel mondo siamo quasi 7.000.
Quanto tempo passa in azienda e quali sono i reparti dove le piace maggiormente trascorrere il suo tempo?
Quando non viaggio vado in azienda tutti i giorni. Amo stare con il mio team, la porta del mio ufficio è sempre aperta, tutti possono entrare. Mi piace confrontarmi con le persone, ascoltarle, questo mi dà la possibilità di sviluppare le idee in maniera più concreta. Tutte le aree dell’azienda sono importanti, dove riesco a dare un contributo maggiore è sicuramente l’aera creativa.
Comunque oltre i 20 anni di OTB lei ha all’attivo più di 40 anni d’attività. C’è un momento particolare che ricorda come fondamentale per la sua vita imprenditoriale?
Ci sono stati molti momenti fondamentali nella mia vita. Il più importante è quando, nel 1985, ho deciso di vendere tutte le quote delle altre aziende e concentrarmi unicamente su Diesel. Siamo riusciti a farla diventare l’icona nel mondo del denim.
E invece nel privato?
La nascita dei miei figli è stata un’esperienza unica. I miei sette figli rappresentano la gioia di una grande famiglia ma sono per me anche una fonte di ispirazione costante. Hanno età diverse e questo mi aiuta ad essere sempre contemporaneo, a capire le tendenze del momento. Poi c’è mia moglie Arianna che oltre ad essere l’amore della mia vita, è una persona che ha il coraggio di scardinare le regole sia nella gestione della nostra Fondazione OTB che in quella di Red Circle, la nostra società di investimenti.
Gli interni degli uffici Only the Brave
Tornando al suo Gruppo, nel 2021 nasce ‘Be Responsible. Be Brave’ per una nuova strategia di sostenibilità che coinvolge i brand e le aziende che fanno parte del Gruppo. In che cosa consiste?
La sostenibilità per noi rappresenta qualcosa di concreto, di sentito, non è greenwashing. Per me essere sostenibile è una questione innata, sono stato educato in questo modo, sono cresciuto in questo modo. E per questo ho voluto che facesse parte anche del DNA dei miei manager, che potessero implementarla nel lavoro di tutti i giorni e in tutte le decisioni che prendono. Per questo motivo abbiamo organizzato dei corsi con Università prestigiose come la Bocconi di Milano per formarli ad avere una mentalità sostenibile. Stiamo facendo tantissime cose per rendere il nostro Gruppo sempre più sostenibile. Il nostro obiettivo è quello di essere decarbonizzati entro il 2030, facciamo parte del Fashion Pact, stiamo riducendo l’utilizzo di sostanze chimiche o l’uso dell’acqua nei processi industriali, usiamo cotone riciclato. Poniamo molta attenzione al prodotto in termini di circolarità, riciclabilità e tracciabilità, coinvolgendo tutta la filiera. E proprio sulla filiera abbiamo fatto un grandissimo lavoro di audit per essere certi che seguano le stesse linee guida del gruppo.
Oltre all’ambiente anche la solidarietà: siete in prima linea per supportare diverse iniziative umanitarie a favore della popolazione civile Ucraina. Dalla raccolta fondi ai beni di prima necessità, quali sono le azioni messe in campo?
Mio padre mi ha insegnato che quando riesci a produrre e generare profitto, devi anche avere la responsabilità di restituirne una parte. È per questo che la nostra Fondazione è sempre in prima linea per aiutare gli altri con progetti concreti. Il nostro obiettivo non è quello di dare contributi ma risolvere i problemi. In Afghanistan, ad esempio, abbiamo finanziato un servizio di trasporto gratuito per le donne e quando ad agosto scorso sono ritornati i talebani abbiamo evacuato le nostre autiste e le loro famiglie, 300 persone in totale. Adesso invece siamo molto attivi per aiutare la popolazione ucraina, ci siamo mossi immediatamente appena è scoppiata la guerra. Finora abbiamo accolto circa 450 rifugiati, attrezzato spazi per l’ospitalità, provveduto alle loro necessità, alla loro educazione. Siamo riusciti anche a dare un lavoro ad alcuni di loro per restituirgli la dignità.
In una recente intervista ha parlato del fatto che siete arrivati a creare intere collezioni con un avatar in 3D dove il prodotto reale non viene realizzato se non c’è un’effettiva risposta da parte del consumatore, questo che significa in termini tecnologici e per la filiera di produzione?
Il digitale aiuta le aziende a collegarsi alla filiera, questo permette di tagliare gli sprechi, i viaggi, le emissioni di Co2. Siamo in grado di creare intere collezioni in 3D e questo ci permette di essere molto più sostenibili.
Quanto ha aiutato la digitalizzazione al mondo del fashion?
La tecnologia sta aiutando tutti i mondi, in particolare il nostro. Oggi con gli show-room virtuali possiamo vendere i nostri prodotti e interagire con i nostri clienti business anche a distanza. Nonostante adesso siano ritornate le collezioni dal vivo, non possiamo fare più a meno di questi strumenti sofisticati e più del 50% delle nostre vendite avviene in maniera virtuale. Questo sarà il futuro del mondo del fashion, l’integrazione fra reale e virtuale. Siamo stati i primi, come OTB, a creare una divisione interna, BVX (Brave Virtual Xperience), che guida mio figlio Stefano e che è interamente dedicata alla produzione di contenuti ed esperienze per i nostri brand, nell’ambito del metaverso, gaming, digital twin, NFT.
Nel suo armadio, che cosa non può mancare mai?
Ovviamente indosso solo capi dei nostri brand perché sono molto orgoglioso delle nostre collezioni. Avendo prodotti che vanno dal casual, al fashion al lusso, posso far fronte a qualsiasi situazione.
Articolo tratto da La Freccia
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