In apertura, Vincent Fournier, Mars Desert Station #11, Utah, Usa (2008)

L’ignoto è un aspetto strutturale della realtà. Il confronto con ciò che non si conosce comincia al momento della nascita e accompagna l’essere umano in ogni fase della vita. E se, invece di pretendere risposte, ci abbandonassimo alla seduzione dell’indagine? È questo l’invito della mostra Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, centro nevralgico della 23esima Esposizione internazionale della Triennale di Milano, visitabile fino all’11 dicembre.

Ascolta il podcast a cura di Federica Gheno

Il percorso, a cura dell’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta, comprende oltre 100 opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori, architetti e designer internazionali con l’intento di sollecitare riflessioni insolite. La perlustrazione di ciò che è oscuro parte dalla forza di gravità e prosegue con i temi legati alla possibilità di abitare spazi inesplorati, come gli habitat progettati per la vita in ambienti sconosciuti e il mistero degli oceani extraterrestri.

 

La mostra si conclude allontanandosi dalla dimensione antropocentrica per aprirsi all’ignoto di mondi inaccessibili. Ad arricchire il percorso una serie di opere site-specific e quattro listening chambers, spazi in cui la parola diventa suono significante permettendo al visitatore di lasciarsi andare all’ascolto. In questa bolla uditiva e sensoriale il neuroscienziato Antonio Damasio affronta il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani riflette sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sui misteri dell’universo.

 

Una speciale installazione a cura dell’Agenzia spaziale europea offre invece una vista sorprendente sulla Terra. Questo sguardo da lontano fa emergere la fragilità – ben nota – del Pianeta e l’impatto di fattori come l’urbanizzazione, l’inquinamento atmosferico, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento delle temperature.

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