Ciao Venezia, illustrazione di Guido Fuga (Venezia 2020)
La mostra Nicolò Manucci, il Marco Polo dell’India, aperta a Venezia fino al 26 novembre, racconta il viaggio in terre lontane di questo illustre cittadino, alla corte Moghul nel XVII secolo. Di umili origini, ma curioso di esplorare il mondo, Nicolò Manucci si imbarca nel 1953 alla volta dell’Oriente per un’avventura senza ritorno.
Nello storico palazzo Vendramin Grimani la Fondazione dell’albero d’oro riunisce per la prima volta oggetti e testimonianze del suo viaggio e l’intera opera scritta, per raccogliere le memorie di un’esperienza straordinaria.
Partito in gioventù, attraversa gli immensi territori dell’impero ottomano e persiano ed approda nel 1656 a Surat, il principale accesso marittimo indiano e da qui raggiunge Delhi e la corte dell’imperatore Shah Jahan. Qui svolge i più svariati impieghi, come artigliere dell'esercito imperiale, medico e commerciante di farmaci e unguenti di sua produzione.
In questi anni riveste anche un importante ruolo di traduttore e intermediario culturale tra i Moghul e i rappresentanti degli insediamenti portoghesi, inglesi e francesi. In età avanzata decide di dettare la Storia del Mogol, imponente opera letteraria in italiano, francese e portoghese.
Manucci, inoltre, commissiona un vasto corpus di miniature raccolte nel Libro Rosso e nel Libro Nero, esposti in mostra insieme ai due manoscritti della Storia del Mogol. Una serie di acquerelli, realizzati dal designer e architetto veneziano Guido Fuga, rappresenta le tappe biografiche del grande viaggiatore.
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