Prenderanno avvio entro l’anno i lavori per la Circonvallazione di Trento, tassello indispensabile per completare uno dei nove corridoi ferroviari che costituiranno lo scheletro infrastrutturale della rete transeuropea (TEN-T core network) voluta dall’Unione Europea. L’area di Trento è coinvolta nel progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria Fortezza - Verona, a sud del Brennero, che, a sua volta, fa parte del corridoio Scandinavia – Mediterraneo, che permetterà di percorrere l’intero continente da Nord a Sud, dalla Scandinavia a Malta, passando dalle principali città italiane fino alla Sicilia.

 

Il tratto che valica le Alpi tra Italia e Austria è storicamente uno dei più critici per volumi di traffico. Il Brennero attualmente è utilizzato da ben il 40% dei tir che attraversano il confine, la stragrande maggioranza dei quali oltretutto solo come transito, non facendo né carico né scarico in territorio austriaco. Solo un quarto del trasporto transfrontaliero tra Italia e Austria avviene su ferro.

 

Il progetto della Circonvallazione porterà benefici al territorio, favorendo un modello di trasporto più sostenibile, con la separazione dei traffici tra merci e passeggeri e un notevole incremento di capacità, cioè la possibilità di inserire più treno a scapito di mezzi più inquinanti. Ma vediamo nel dettaglio il progetto, i tempi di realizzazione e tutte le iniziative volte a mitigare i possibili effetti collaterali per l’apertura di un cantiere così importante.

La storia

Il primo progetto presentato da RFI, società capofila del Polo infrastrutture del Gruppo FS, fu pensato sulla sponda destra dell’Adige, successivamente  si ipotizzò dall’altro lato del fiume, fino ad arrivare alla soluzione conclusiva del 2019 che inserisce la Circonvallazione all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione urbana (interramento della linea ferroviaria esistente e della vecchia stazione) e potenziamento della mobilità cittadina (nuova linea ferroviaria urbana e progetto Nordus con raddoppio della linea Trento - Malè per servire il nuovo ospedale cittadino).

 

L’opportunità Pnrr

In considerazione della finalità di arrivare a un trasporto sempre più sostenibile, il progetto della Circonvallazione è stato inserito tra le opere prioritarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La cosiddetta “missione 3”, infatti, è dedicata alle “infrastrutture per la mobilità sostenibile”.  Oltre all’aspetto economico, con la quasi totale copertura dell’opera, l’inserimento nel PNRR ha permesso un iter di approvazione più rapido, ad esempio nella valutazione di impatto ambientale da parte dell’amministrazione pubblica. Un processo che ha comunque salvaguardato l’approfondimento e la completezza dei consensi ottenuti.

Tempi di realizzazione

L’inserimento all’interno del Pnrr impone a RFI di completare l’opera entro il 2026. Il cronoprogramma, condiviso con il consorzio di imprese (Webuild, Ghella, Collina Lavori e Sei Overseas) che si è aggiudicato l’appalto, prevede di dedicare due anni circa allo scavo della “galleria Trento”, che rappresenta la parte centrale del tracciato. Lunga 10,7 km, la nuova galleria “a doppia canna”, una dedicata per ogni senso di marcia, sarà realizzabile in un tempo così celere grazie all’utilizzo di quattro frese (rinominate spesso “talpe”), con uno scavo condotto contemporaneamente dall’imbocco nord dello scalo Filzi e da quello sud di Acquaviva. La società di progettazione del Gruppo FS, Italferr, ha previsto un avanzamento di 18 metri al giorno, basandosi anche sull’esperienza acquisita con il Galleria di Base del Brennero, che ha caratteristiche geotecniche molto simili, e che è in fase di realizzazione con un progetto finanziato in parti uguali da Italia e Austria e cofinanziato in parte al 40% e in parte al 50% dall’Unione Europea.

 

 

Benefici finali per il territorio

Il completamento della Circonvallazione permetterà ai cittadini trentini di recuperare aree urbane e allontanare dalla città il flusso, che andrà auspicabilmente aumentando, del traffico ferroviario di merci, con un abbattimento dell’inquinamento acustico. Interrare la linea storica e l’attuale stazione consentirà di ricucire il caratteristico “taglio” dei binari nel tessuto urbano. Lo spazio liberato sarà in parte utilizzato per la nuova tramvia a favore di un trasporto urbano più efficiente e sostenibile. A questo si aggiunge il raddoppio della linea Trento - Malè, per un miglior servizio di collegamenti verso il NOT, il Nuovo Ospedale Trentino. Nel complesso il protocollo d’intesa firmato da RFI con il Comune e la Provincia prevede una serie di interventi per favorire l’intermodalità della città. Tra questi l’ammodernamento dell’interporto, l’elettrificazione della linea Trento-Borgo-Primolano, il progetto “Un tram per Trento” e i sistemi alternativi di collegamento con la collina est e ovest.

L’ascolto del territorio

In questi anni numerose segnalazioni sono giunte da comitati di cittadini sulla realizzazione della Circonvallazione. L’ascolto del territorio, attraverso anche l’intermediazione degli enti locali, è stato un punto cardine di tutto il progetto. Per le aree di proprietà privata coinvolte nella Circonvallazione sono stati sottoscritti da RFI verbali di accordo con tutti i proprietari delle 39 unità immobiliari da acquisire. È stato inoltre attivato un dibattito pubblico con pubblicazione online di tutte le osservazioni raccolte. Un punto toccato più volte ha riguardato la possibilità di cedimenti durante gli scavi. Un aspetto che RFI ha curato con scrupolosità avendo effettuato negli ultimi due anni un’importante campagna di indagini geofisiche e sondaggi geognostici (dei 29 compiuti ben 10 con profondità superiore a 150 metri). Un’attività ispettiva che ha portato a concludere che non ci siano interferenze tra il tracciato di progetto e la paleofrana del sovrastante Monte Marzola. Anche gli inclinometri non hanno registrato fenomeni di spostamento alle quote di progetto.

 

 

Le preoccupazioni dei cittadini e il rassicurante monitoraggio ambientale

Alcune preoccupazioni dei cittadini sono state espresse, in particolare, in merito a singole aree da bonificare, quelle denominate con gergo tecnico SIN (siti di interesse nazionale), e che si riferiscono all’ex Sloi (azienda nata negli anni Quaranta che produceva miscele altamente tossiche e chiusa nel 1978) alla ex Carbonchimica (azienda che si occupava di distillazione del catrame e produzione di naftalina).

Nessuna criticità ambientale è però emersa dall’ampio monitoraggio effettuato negli ultimi quattro mesi del 2022. I dati raccolti, che sono stati presentati il 28 marzo alla cittadinanza da RFI, Italferr e l’Università di Tor Vergata di Roma, hanno evidenziato che i valori di piombo tetraetile restano sotto la soglia di misurabilità in tutte le fasi delle rilevazioni (ante operam, durante e dopo il monitoraggio) e sono di gran lunga inferiori alle simulazioni svolte nella fase di progettazione. Le indagini, che hanno mappato le caratteristiche dei suoli, dei vapori, dell’aria, delle acque di falda e dei sedimenti, sono state condotte attraverso uno studio modellistico elaborato dal laboratorio di ingegneria ambientale del dipartimento di ingegneria civile e ingegneria informatica di Tor Vergata. Le indagini avevano la finalità di valutare l’esposizione incrementale per i lavoratori e i residenti durante le attività di scavo di suolo contaminato, o potenzialmente contaminato.