Quando un treno cambia direzione, il passaggio da un binario all'altro avviene grazie a un componente fondamentale dello scambio: il cuore in acciaio fuso al manganese.
Ma come nasce un cuore? Per scoprirlo, siamo stati all’Officina Nazionale Armamento Fonderia (ONAF) di Bari. Acquisita da RFI nel 2016, oggi è un hub specializzato nella produzione di cuori in acciaio fuso al manganese dove vengono prodotte 3 mila tonnellate di acciaio e più di 2 mila cuori l’anno.
I cuori in acciaio prodotti dall’ONAF possono misurare dai 5 ai 9 metri e una volta assemblati con le espansioni di rotaia, raggiungere i 20 metri di lunghezza. Un aspetto fondamentale della produzione è la sostenibilità. Infatti, tutto il rottame ferroso impiegato nel processo di fusione viene completamente riciclato, ottimizzando l’utilizzo delle risorse.
La realizzazione di un cuore di acciaio al manganese è un processo altamente specializzato che richiede circa due mesi e diverse fasi di lavorazione. Tutto inizia con il recupero del rottame ferroso, che viene fuso a 1600 gradi in forni ad arco elettrico. L’acciaio liquido viene versato in stampi di terra, lasciato raffreddare e sottoposto a specifici trattamenti per aumentarne resistenza e durabilità. Dopo il raffreddamento, il pezzo viene rifinito e sottoposto a controlli continui, fino a quando non è pronto per essere spedito.
I cuori prodotti raggiungono l’Officina Nazionale Armamento di Pontassieve, dove vengono stoccati e assemblati con altri componenti, altri vengono inviati direttamente sui territori per le attività di manutenzione lungo linea, pronti a servire l’intera rete rete ferroviaria italiana.