In apertura foto di © Fred/AdobeStock
Il suo nome, che riprende l’esortazione tipica romana con cui si esprime supporto a qualcuno, incarna bene la mission di cui si fa carico: dare una seconda chance a chi nella vita ha incontrato delle difficoltà. Ridaje, vincitrice nel 2022 della Challenge Open Innovation di FS Italiane Tutte le strade partono da Roma, realizzata in collaborazione con LVenture Group, la scuola di Eni per l'impresa Joule, Binario 95 e Consorzio Elis, si rivolge in particolare a persone senza fissa dimora, ex detenuti, migranti e richiedenti asilo con l’obiettivo di formarli come giardinieri urbani. Dopo un percorso di accelerazione, la sintonia d’intenti tra Ridaje e FS Italiane si è tradotta in un accordo funzionale alla manutenzione delle aree verdi della Capitale di pertinenza del Gruppo. «La cura del verde è lo strumento attraverso il quale i soggetti coinvolti cominciano a sentirsi responsabili di qualcosa, per poi imparare ad accudire se stessi», dice Lorenzo Di Ciaccio, ingegnere informatico e creatore del progetto.
Come è nata l’idea di Ridaje?
Per 12 anni ho lavorato come volontario in un dormitorio di Roma che accoglieva le persone in difficoltà per l’emergenza freddo. Ho ascoltato moltissime storie, ma a colpirmi è stato soprattutto un dato: anno dopo anno si presentavano sempre le stesse facce, nessuno riusciva a reinserirsi nella società. Da qui lo stimolo a cercare una soluzione. Avevo già creato Pedius, un software che consente alle persone sorde di usare il cellulare senza limitazioni, e ho deciso di utilizzare le mie competenze tecniche per realizzare un progetto che avesse come obiettivo l’emancipazione di soggetti emarginati.
Da chi è composto il team?
Ridaje è stata fondata da 19 soci molto diversi tra loro, ognuno dei quali ha contribuito all’impresa secondo le proprie capacità e inclinazioni. La società è amministrata da Sara Del Vecchio, Antonia Pio coordina la squadra dei giardinieri mentre Mateja Lara Schmidt è la progettista del verde. Diamo molta importanza alla ricerca, per avere indicazioni su come rendere le nostre azioni efficaci. Di questa parte si occupa Luca Mongelli, che ha all’attivo diverse pubblicazioni sui modelli di empowerment sociale. La sua indagine analizza le dinamiche che consentono a una persona in difficoltà di migliorare le proprie condizioni di vita.
La squadra di giardinieri di Ridaje con Lorenzo Di Ciaccio (il secondo da destra) © Irene Spina
Quali risultati avete raggiunto?
Finora abbiamo formato 50 giardinieri. Sedici persone hanno già collaborato con Ridaje e otto di loro hanno trovato lavoro in altre aziende raggiungendo l’indipendenza economica. Abbiamo
riqualificato oltre 50mila m2 di verde pubblico e avviato collaborazioni con grandi imprese attente come noi al sociale.
E poi avete vinto la Challenge Open Innovation di FS Italiane. Che valore ha avuto per voi?
È stata una tappa importante per la nostra crescita: il fatto che il Gruppo FS abbia deciso di interfacciarsi con una piccola azienda come la nostra ci rende consapevoli del valore del progetto e della maturità raggiunta. Spesso in ambito innovazione il primo cliente è il più importante in assoluto perché convalida l’idea direttamente sul mercato. Questa collaborazione, inoltre, conferma la scalabilità dell’iniziativa, che può essere replicata in altri luoghi e contesti. È importante ribadire che Ridaje non è un’iniziativa di volontariato ma un’impresa che proprio grazie alla capacità di produrre contratti di lavoro ha un impatto sulla comunità e sulla sua organizzazione.
Il team operativo della startup © Irene Spina
Contribuite anche alla rigenerazione urbana e ambientale. La tutela del Pianeta e quella delle persone più deboli vanno di pari passo?
Ambiente naturale e sociale sono strettamente legati e il benessere dell’umanità dipende da quello della Terra, non dobbiamo dimenticarlo. Nel nostro modello al primo posto ci sono le persone. Da fuori possono sembrare nient’altro che giardinieri, ma in realtà chi fa parte della nostra squadra sta facendo un lavoro su di sé molto importante.
C’è una storia che vi sta particolarmente a cuore?
Sicuramente quella della prima persona che dopo 18 mesi con noi è riuscita a trovare un altro lavoro e a prendere una casa da solo. Studiare modelli teorici sulle dinamiche che consentono di uscire dalla marginalizzazione è affascinante, ma quando la teoria viene confermata dalla pratica è difficile trattenere l’emozione, soprattutto se si parla di persone che hanno avuto un passato difficile.
Progetti per il futuro?
Ne abbiamo molti. Questo mese si conclude la nostra campagna di equity crowdfunding e con il denaro raccolto faremo investimenti in attrezzature che ci consentiranno di gestire appalti sempre più grandi. Abbiamo preso contatti per esportare il modello in altre città, in particolare a Torino, dove diverse realtà imprenditoriali hanno manifestato un bisogno ma, soprattutto, la volontà di fare la differenza.
Articolo tratto da La Freccia.
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