Lipari (1961) ©Giuseppe Loy

 

Una giovane donna che legge il giornale, appoggiata alla porta di un negozio di paese. Sullo sfondo bambine sorridenti e una signora anziana.

Siamo in Sicilia, nelle Eolie degli anni ’60, e gli abiti del tempo quasi stonano con l’ambiente semplice, in costruzione, fatto di pietre e porte sgangherate.

È uno degli scatti in bianco e nero della mostra Giuseppe Loy. Una certa Italia. Fotografie 1959-1981, a cura di Chiara Agradi e Angelo Loy, figlio dell’autore, che le Gallerie nazionali di arte antica a Palazzo Barberini di Roma ospitano dall’8 dicembre al 27 febbraio.

 

La prima retrospettiva a 40 anni dalla scomparsa del fotografo sardo, con una selezione di stampe originali, documenti d’archivio, poesie, epigrammi, scatti familiari e un video che ripercorre l’amicizia tra Giuseppe Loy e gli artisti Alberto Burri, Afro e Lucio Fontana

Alberto Burri ©Giuseppe Loy

 

In mostra nella Sala delle Colonne e nelle Cucine Novecentesche, un fermo immagine su un pezzo di storia del nostro Paese, tra scene di vita collettiva e foto più intime tratte dalla sua vita privata che con delicata visione ne documentano i passaggi, le evoluzioni, i costumi e i contenuti sociali.

 

Gli scatti di Loy, da lui definiti “appunti visivi”, raccontano con immediatezza e spontaneità un periodo storico in cui «il tempo, la politica e gli eventi stavano precipitando l’intero mondo verso una coscienza nuova, profonda e a tratti ribelle», come scrive il critico Luca Massimo Barbero.

 

Questo 2021, che ancora zoppica e respira male, si chiude con la foto di una giovane donna impegnata a leggere, un giorno d’estate.

Articolo tratto da La Freccia di dicembre 2021.