In cover, Vaso (2005) di Giuseppe Penone nelle stanze del Cardinale di Villa Medici - Archivio Penone

La fondazione dell’Accademia di Francia a Roma coincise con la politica dei grandi lavori pubblici intrapresa alla fine del XVII secolo da Luigi XIV, grazie alla quale furono trasformati il Louvre, il Palazzo delle Tuileries e la Reggia di Versailles. L’Accademia di Francia esiste nell’Urbe dal 1666, quando ha visto la luce su impulso di Jean-Baptiste Colbert e Gian Lorenzo Bernini per accogliere sia i vincitori del Prix de Rome, la borsa di studio creata dallo Stato francese per studenti d’arte meritevoli, sia i borsisti protetti dai grandi nobili d’oltralpe. I giovani artisti nominati dal re avevano così la possibilità di accrescere la loro formazione grazie al contatto con Roma e l’Italia.

Per la Francia è tutt’oggi un simbolo dell’influenza della sua cultura, del suo sostegno alle arti e agli artisti: oltre 350 generazioni di giovani si sono succedute, da compositori ad architetti, da pittori a fotografi, da storici dell’arte a studiosi del cinema. Sul sito web dell’istituzione è possibile consultare l’elenco completo dal quel lontano 1666 in avanti, dagli “antichi” Claude Debussy e Jean-Honoré Fragonard ai contemporanei Yan Pei-Ming e Balthus.

Dal 1803, questa prestigiosa istituzione francese risiede a Villa Medici: uno dei luoghi più magici della Città eterna situato sulla collina panoramica del Pincio, nel più bel tratto di viale della Trinità dei Monti. Stiamo parlando di una superba residenza rinascimentale che si svela al visitatore solo una volta varcato il suo ingresso, con i saloni nei quali riecheggia ancora il passaggio di generazioni di talenti.

Villa Medici sede dell’Accademia di Francia a Roma © Giorgio Benni/Accademia di Francia a Roma-Villa Medici

Oltrepassato il sobrio e austero androne da cui parte lo scalone centrale che conduce al primo piano, lungo la strada, in una nicchia, fa bella mostra di sé un’imponente statua. È la scultura raffigurante il re di Francia Luigi XIV ritratto con gli attributi da imperatore, a ricordare che si è entrati in territorio francese, per quanto ci si trovi comunque nella più italiana delle fondazioni d’oltralpe. E, poi, c’è il giardino storico con i suoi quasi sette ettari di verde sospesi tra il Vittoriano e Monte Mario, l’ultimo giardino mediceo rimasto nel suo disegno originale, concepito da Ferdinando I de’ Medici (da cui il nome che ancora oggi il complesso porta) negli anni ’60 del ‘500.

Per saperne di più, intervistiamo colui che è il “custode” di questa gloria italo-francese, il suo direttore dal 2020: Sam Stourdzé. Quarantotto anni, nato in una campagna francese un po’ triste dove pioveva molto, da quando ne aveva otto Stourdzé vive a Parigi. Verso i 20 anni scopre la fotografia e decide che avrebbe fatto parte della sua vita professionale, diventando un curatore indipendente di mostre. Per 12 anni organizza esposizioni in tutto il mondo e le prime sono state proprio in Italia, ad Aosta. Nel 2009 viene nominato direttore del Musée de l’Elysée di Losanna, in Svizzera, dedicato alla fotografia, poi nel 2014 di Rencontres d’Arles, il grande festival della fotografia in Provenza. Dal 2020 fa ritorno in Italia, presso l’Accademia di Francia a Roma.

Per lei non è la prima volta a Villa Medici, vero?

In effetti, 13 anni fa sono stato borsista qui con un progetto di ricerca su Federico Fellini e le sue fonti di ispirazione: ha dato origine a una grande mostra che ha circolato molto. Mi è piaciuto tanto questo periodo della mia residenza. Ricordo che lavoravo tutto il giorno in uno studio molto carino con una vista mozzafiato sui tetti di Roma. E quando uscivo di notte a fare una passeggiata su via del Corso mi sembrava di essere immerso in un film di Fellini. Questo passaggio è sicuramente stato decisivo per me e per il resto della mia carriera. Penso di poter dire - con un po’ di enfasi - che Villa Medici mi ha cambiato la vita.

I giardini di Villa Medici © Daniele Molajoli/Accademia di Francia a Roma-Villa Medici

Quali sono gli obiettivi che la vostra istituzione si pone in Italia?

L’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici è sia una residenza d’artista - accogliamo infatti una cinquantina di borsisti e residenti ogni anno nelle varie discipline - sia un centro d’arte contemporanea in cui organizziamo mostre, incontri, concerti, proiezioni di film. Come terza missione, poi, preserviamo e promuoviamo il formidabile patrimonio architettonico e il giardino che rappresenta Villa Medici.

Un luogo che è un vero e proprio compendio di storia…

Sì, fu voluta da Ferdinando I de’ Medici, grande amante delle arti, e acquistata per la Francia da Napoleone. François-René de Chateaubriand, allora ambasciatore francese, ed Émile Jean Horace Vernet, direttore, vi hanno celebrato delle iniziative memorabili. Jean-Auguste-Dominique Ingres era borsista, poi direttore, e ha piantato i pini nei giardini. Balthus è stato nominato direttore da André Malraux con la missione di ripensare l’istituzione per farne una punta di diamante del ‘900, per non parlare dei quattromila borsisti che si sono succeduti. In questo senso, Villa Medici rappresenta un vero e proprio compendio di storia.

Come ci si sente a tornare in un ruolo dirigenziale?

In effetti è un po’ strano tornare come direttore, qualche anno dopo. Sembra quasi di entrare dall’altra parte dello specchio, ma penso che sia un vantaggio. Conosco le aspettative degli studiosi e anche le loro paure. Nonostante le apparenze, non è sempre facile essere un ricercatore di Villa Medici. Vivi nel posto più bello del mondo, ma devi creare, sei solo davanti a te stesso. A volte può essere vertiginoso.

La loggia di Balthus con le sculture di Katinka Bock © Daniele Molajoli

Come vivono gli artisti il privilegio di essere ospiti qui?

Bisogna chiederlo a loro. Penso sia un’esperienza unica trascorrere un anno in un luogo straordinario dove vengono ospitati e ricevono una borsa per sviluppare una residenza di ricerca e creazione, senza alcun vincolo. Diamo loro tempo e oggi questo è un lusso.

Cosa significa ricoprire il suo ruolo?

Il mio progetto per Villa Medici è molto semplice. La sua storia antica e rispettabile la onora, ma il suo futuro si scrive guardando avanti. Villa Medici è un’istituzione del XXI secolo, utile alle sue comunità? Questo è il tipo di domanda a cui io e il mio team ci sforziamo di rispondere.

Ci può raccontare una sua giornata tipo?

Inizia con un corso di italiano per provare a padroneggiare la vostra lingua, ma mi rendo conto che manca ancora un po’ di lavoro su questo. Poi tanti incontri con i partner dei nostri numerosi progetti e con gli artisti. Tra gli ultimi con cui ho lavorato c’è Giuseppe Penone, a mio avviso uno dei più rilevanti, le cui opere sono attualmente esposte da noi. E, quando mi resta un po’ di tempo, rispondo alle interviste.

 

Perché Villa Medici è importante anche per il mondo della cultura italiana?

È la più romana delle istituzioni francesi e la più francese delle istituzioni italiane. Dipende dal ministero della Cultura francese (e non dal ministero degli Affari Esteri). Il suo pubblico è romano. Ha dunque un ruolo importante nella vita culturale della città e accoglie regolarmente anche italiani tra i suoi borsisti. Non si rivolge solo ai francesi, ma è aperta a tutti, purché si conosca la lingua francese.

Quali sono, a suo avviso, le principali differenze culturali tra Italia e Francia?

Come quelle tra cugini: molte somiglianze, un’aria di famiglia e personalità forti.

A quali progetti sta lavorando attualmente?

Al momento, la programmazione è estremamente ricca. La fotografa Natacha Lesueur ha appena concluso una mostra nelle gallerie espositive della Villa. Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari - creatori del magazine Toiletpaper - e Martin Parr espongono nei giardini. L'artista tedesca Katinka Bock ha collocato due sculture sotto la loggia di Balthus e il grande Penone si è impossessato delle stanze del Cardinale. Tutte le opere sono visibili fino al 27 febbraio. Questo mese, poi, abbiamo una grande mostra sull’arte dello scarabocchio, il Gribouillage, da Leonardo da Vinci a Cy Twombly. E la prossima estate ci sarà il Festival des cabanes, con architetture leggere nei giardini della Villa, in contemporanea con l’annuale esposizione dei borsisti.

Quale artista del passato le piacerebbe avere come borsista?

Sono indeciso tra Wolfgang Amadeus Mozart e Caravaggio. Ma quello che mi rassicura è sapere che i Caravaggio e i Mozart di domani sono ora a Villa Medici.

Articolo tratto da La Freccia

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