Foto di Anna Alberghina

In apertura, Due donne Makawana, Angola

Sguardi inquieti circondati da trecce color ebano, espressioni serene rischiarate da monili sgargianti, occhi profondi abbracciati da rughe. Intensi ed espressivi sono i cento volti delle donne e delle bambine immortalate dall’obiettivo di Anna Alberghina, medica e fotografa torinese, in mostra al Museo d’arte e scienza di Milano fino al 31 gennaio. L’esposizione Donne in bilico è un viaggio nella complessità di culture lontane non contaminate dal fenomeno della globalizzazione, intrapreso tramite lo sguardo femminile.

 

Un faro che si accende sull’umanità nascosta, sulle preziose differenze che rendono unico ogni individuo. Ma anche un’analisi ostinata su tutto ciò che il mondo occidentale ha perso o guadagnato nel suo progresso inarrestabile.

Gli occhi delle donne ritratte sono il filtro attraverso cui esplorare luoghi e civiltà sconosciute, pur riconoscendosi nelle emozioni che trasmettono, tra rabbia, gioia e malinconia. Dalle comunità nomadi Afar della Dancalia, nel corno d’Africa, alle donne Makawana del sud dell’Angola, dalle danzatrici di Almaty, in Kazakistan, alla popolazione indigena Kuna, a Panama. In un’epoca in cui l’individualità come sinonimo di unicità rischia di essere repressa per sempre in favore di un’omologazione forzata, tutte loro sono accomunate da un compito gravoso: custodire tradizioni ancestrali, tanto antiche quanto precarie.

 

Articolo tratto da La Freccia