Man Ray. Le Violon d’Ingres (1924 circa) Courtesy Archivio Biennale di Venezia, Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
Andare contro le convenzioni, dar vita a nuovi modi di intendere il bello, utilizzare l’ironia e soprattutto giocare con la sensualità, come risulta evidente nella schiena nuda ritratta in Le Violon d’Ingres, una delle icone più celebri del XX secolo. Sono questi gli elementi che più hanno caratterizzato la poetica del grande maestro Man Ray. Riconosciuto come uno dei più grandi fotografi del Novecento, oltre che formidabile pittore, scultore e regista d’avanguardia, è il protagonista di Man Ray. Opere 1912-1975, la mostra, di cui il Gruppo FS Italiane è partner, visitabile al Palazzo Ducale di Genova fino al 9 luglio.
Passeggiando tra gli spazi dell’esposizione, curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, è possibile soffermarsi su circa 340 opere, fra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film, provenienti da collezioni nazionali e internazionali. Un ricco patrimonio culturale che consente di immergersi nell’era delle avanguardie attive tra gli anni Venti e Trenta.
Sans titre (Self-Portrait) (1931 circa) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
Tra gli artisti più attivi di quella stagione, Man Ray ebbe senza dubbio un ruolo di assoluto rilievo, come mette in evidenza la retrospettiva genovese che ripercorre cronologicamente l’intera vita di Emmanuel Radnitzky, così era registrato all’anagrafe, dalla nascita a Filadelfia nel 1890 alla morte a Parigi nel 1976. Ottantasei anni di vita intensa tra Nuovo e Vecchio Continente per un esteta di caratura mondiale. Capace di provare «entusiasmo a ogni nuova direzione imboccata dalla mia fantasia» e progettare «con l’aiuto dello spirito di contraddizione…nuove escursioni nell’ignoto», come ha raccontato nella sua autobiografia.
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Dora Maar (composition à la petit main) (1936) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
LA VITA (E LA MOSTRA) DI MAN RAY IN SETTE SEZIONI
La mostra di Genova ripercorre cronologicamente in sette sezioni la carriera di Man Ray, dall’esordio a New York nel 1912 agli ultimi anni trascorsi tra Stati Uniti e Francia. Il percorso espositivo inizia con una serie di autoritratti fotografici, come quello famosissimo con la barba tagliata a metà, oltre che calchi dorati e maschere. Lavori in cui già esplora l’idea di corpo che sarà poi centrale nella sua produzione e inizia a rappresentare la propria identità, indefinibile e sempre diversa. In questa prima sezione sono esposti anche ritratti di Man Ray realizzati da grandi artisti del secondo Novecento, tra cui Andy Warhol, David Hockney e Giulio Paolini.
Sans titre (Self-Portrait) (1931 circa) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
Come recita il titolo, New York, la seconda sezione racconta il rapporto del maestro con la Grande Mela, dove l’artista nel 1915 tenne la sua prima personale alla Daniel Gallery. In questa stagione, quella del Dada americano, realizza capolavori come i collages della serie Revolving Doors e le due versioni della scultura By Itself, ma soprattutto conosce e collabora con Marcel Duchamp, prima mentore e poi complice artistico.
Erotique voilée, Meret Oppenheim à la presse chez Louis Marcoussis (1933 – 1980) Courtesy Fondazione Marconi, Milano ©Man Ray Trust by SIAE 2023
La creatività che ha accumunato questa coppia di geni è al centro della terza sezione che ospita due capolavori del 1921 come La tonsure e Elevage de poussiére, scatti che stravolgono la concezione di realtà oggettiva. La quarta sezione si sofferma sull’arrivo di Man Ray in Europa nel 1921: in questo periodo si allontanò dalle convenzioni sociali americane e legò per sempre il suo nome all’arte dell’obiettivo scelta come vera professione. A Parigi tenne una personale alla Librairie Six e pubblicò i primi Rayographs, le immagini fotografiche ottenute senza la macchina fotografica che i Dadaisti e i Surrealisti parigini accolsero con notevole esaltazione. Nella quarta area si possono ammirare le immagini del gotha culturale dell’epoca, come la mitica modella Kiki De Montparnasse, protagonista del Violon d’Ingres, Lee Miller che fu assistente, compagna e musa di Man Ray, Meret Oppenheim, Nush Eluard, o intellettuali come Erik Satie e Georges Braque. Instaurando legami di committenza con il mondo della moda, dell’arte e della cultura, Man Ray divenne il narratore per immagini di una delle stagioni più affascinanti del XX secolo.
La prière (1930) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
La visita continua con le sezioni Corpo surrealista e Corpo, ritratto e nudo, dove ci si sofferma sulla rappresentazione surrealista della sensualità corporea, visibile in alcune opere iconiche: fotografie tra cui Larmes, La Prière e Blanche et Noire, dipinti e grafiche come A l’heure de l’observatoire – Les Amoureux, e la scultura Venus restaurée. Trova spazio anche la serie fotografica Resurrection des mannequins, che richiama uno snodo fondamentale nella storia del Surrealismo, come l’Exposition Internationale du Surréalisme del 1938.
Les larmes/Le lacrime (1930-1932) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
La sezione conclusiva Los Angeles/Paris si focalizza sul ritorno di Man Ray in America nel 1940 a causa dell’invasione della Francia da parte dei nazisti e sulla successiva nuova esperienza nella capitale transalpina. Nel periodo statunitense l’artista preferì lavorare in solitaria e dedicarsi alla sua prima grande passione, la pittura. Quegli anni furono segnati dalla relazione con la ballerina e modella Juliet Browner, musa protagonista della serie fotografica 50 Faces of Juliet (1941-1955) e dalla realizzazione di nuovi ready made, come Mr Knife and Miss Fork (1944-1973). Tornato all’ombra della Tour Eiffel, Man Ray consolida la sua fama di maestro dell’arte avanguardista, grazie ad esempio a dipinti come Decanter (1942) e Corps à Corps (1952) e ready made quali Pêchage (1972) e Pomme à vis (1973). Un ambiente autonomo dell’esposizione accende poi i riflettori sul contributo che l’artista diede al cinema d’avanguardia, con film come Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L'Étoile de mer (1928) e Les Mystères du château du dé (1929).
Retour à la raison (1923 circa) Courtesy Archivio Biennale di Venezia ©Man Ray Trust by SIAE 2023
LE AGEVOLAZIONI DI TRENITALIA PER LA MOSTRA DI MAN RAY
I viaggiatori in coppia che raggiungono Genova con Frecce, Intercity e Intercity Notte di Trenitalia, muniti di biglietto con data antecedente al massimo tre giorni dal giorno in cui si visita la mostra, potranno acquistare due ticket dell’esposizione al prezzo di uno. Anche per i passeggeri singoli che giungono nel il capoluogo ligure sono previste particolari agevolazioni: l’ingresso ridotto speciale per chi ha un biglietto delle Frecce per (con data antecedente al massimo tre giorni rispetto alla visita) e l’ingresso ridotto per i clienti Intercity e Intercity Notte e per chi possiede un biglietto di corsa semplice o un abbonamento Trenitalia a tariffa sovraregionale.
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