In apertura La sede di Solares Fondazione delle arti al Teatro al parco di Parma
Cos’hanno in comune gli artisti di fama internazionale Michelangelo Pistoletto e Dennis Oppenheim, i registi visionari Dennis Hopper, Wim Wenders ed Emir Kusturica, uno dei più grandi fotografi del nostro tempo come Sebastião Salgado e, infine, Papa Francesco?
Sicuramente un luogo e una fondazione in Italia. La storia straordinaria – è proprio il caso di dirlo – di questo mese conduce dritti al Parco ducale di Parma, all’interno dell’attuale Teatro al parco, cuore di Solares Fondazione delle arti, una realtà culturale fortemente multidisciplinare che amalgama le diverse espressioni creative del teatro, del cinema e dell’arte contemporanea.
L’austero edificio razionalista è subito sdrammatizzato da una scritta applicata sulla facciata che, luminosa nella notte, recita: «Facciamo luce sul teatro, torniamo a sognare». Questo invito non potrebbe insistere in un luogo più adatto. Solares, infatti, è la casa del famoso Teatro delle briciole, una delle prime compagnie italiane a occuparsi di spettacoli per l’infanzia e i ragazzi, sempre attiva con le famiglie e le scuole di ogni ordine e grado. Tra le recenti produzioni in cartellone ci sono Cide. I doni di papà Cervi, con la regia di Maurizio Bercini e la drammaturgia di Marina Allegri, prodotto in collaborazione con l’Istituto Cervi, sulla storia di papà Alcide e dei suoi sette figli, e La migrazione degli animali della compagnia Rodisio con e di Manuela Capece e Davide Doro.
Il gruppo scultoreo Smokestack Buildings with Frozen Fireworks di Dennis Oppenheim (2009)
Il primo spettacolo racconta una storia di resistenza attraverso i doni fatti a papà Cervi, mentre il secondo riflette su un viaggio affrontato dagli animali della foresta, metafora degli spostamenti a cui è costretta parte dell’umanità. Accedo all’interno della fondazione attraverso il foyer, mentre nelle tre sale di spettacolo fervono prove e vengono allestite scenografie. La mia attenzione viene subito calamitata, più in fondo, da un enorme ambiente rumoroso sul quale campeggia la targa Laboratorio di scenotecnica. E qui, con grande sorpresa, scopro che alcuni talentuosi artigiani lavorano ogni giorno non solo all’allestimento degli spettacoli teatrali, ma anche per realizzare le opere monumentali dei più grandi artisti internazionali del nostro tempo. È proprio in questo luogo, infatti, che hanno visto la luce l’imponente installazione Hunger di Pistoletto, destinata al Museo nazionale marittimo di Busan in Corea del Sud, il gruppo scultoreo Smokestack Buildings with Frozen Fireworks di Dennis Oppenheim e, ancora, un grande Cirro di Denis Santachiara, l’enorme lampada sospesa a forma di nuvola con tanto di lampi di luce interna, esposta in Francia, nel 2006, alla Biennale del design di Saint-Étienne curata da Lorand Hegyi.
Martin Luther King Jr. (1965) fotografato da Dennis Hopper
Qui da Solares tutti ricordano ancora lo stupore impresso sui volti dei responsabili della Walt Disney quando, dal loro laboratorio, uscì a dimensioni reali la tavola apparecchiata, con tanto di tazze sovrapposte di ceramiche e teiere senza beccuccio, per il tè della Lepre marzolina e del Cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie. Un lavoro realizzato direttamente dai disegni originali dell’illustratrice statunitense Mary Blair, destinato a una mostra sulle prelibatezze dell’universo fantastico disneyano a cura del critico cinematografico Marcello Garofalo.
Ma in fondazione le sorprese sono ancora solo all’inizio e, a darmene conferma, ci pensa il suo presidente, Andrea Gambetta, un operatore culturale di zavattiniana memoria ma, soprattutto, un grande produttore di progetti originali cinematografici, teatrali ed espositivi. «Con il regista Wenders abbiamo iniziato una collaborazione nel 1997 per una sua mostra fotografica alla Galleria nazionale di Parma, poi il rapporto si è intensificato con il documentario Il sale della terra sul fotografo Salgado, ideato e coprodotto da noi di Solares con Francia, Germania e Brasile. Un film con cui abbiamo vinto il Festival di Cannes e che ci è valso la candidatura all’Oscar nella cinquina dei documentari. La collaborazione è proseguita con la pellicola Papa Francesco - Un uomo di parola, coprodotta con il Vaticano, la Svizzera, la Germania e la Francia. Un’esperienza fino a quel momento completamente inedita e davvero toccante, con un pontefice che, per la prima volta, ha raccontato in un documentario la sua visione del mondo», conclude Gambetta.
Wim Wenders e Papa Francesco in una foto di scena dal documentario Papa Francesco - Un uomo di parola © Arturo Delle Donne
Non riesco a esimermi dal chiedergli un aneddoto su questa produzione con un protagonista tanto fuori dal comune. «Dopo la prima lunga intervista, papa Francesco ha voluto salutare personalmente i membri della troupe, con un piccolo dono per tutti gli operatori, fino al macchinista. Poi ha detto, scherzando direttamente in spagnolo: “Mi piace molto questo progetto perché può essere che depositi dei piccoli semi buoni dappertutto. E se non sarà così, che si disperda nel vento”. Una grande sua paterna risata ha immediatamente sciolto la tensione e i suoi saluti e la sua benedizione – lo dico da ateo – ci hanno davvero emozionato».
Ai fortunati che, come me, vengono ammessi alla visita al caveau della Fondazione, si aprono ancora meraviglie. Quelle della collezione di opere firmate da artisti che vanno dai già citati Salgado, Pistoletto e Oppenheim a Lisetta Carmi, Robert Capa, Illja Kabakov e Gaetano Pesce, solo per citarne alcuni, fino agli scatti di Marcello Geppetti, un grande reporter che erroneamente è stato inserito solo nella categoria dei paparazzi.
Prima di congedarmi, apprendo che anche tutto il progetto musicale della Emir Kusturica & The No Smoking Orchestra nasce qui con Solares, così come il documentario Super 8 Stories su questa esperienza, poi presentato al Festival di Berlino. «A proposito, Emir è il nostro presidente onorario», aggiunge Gambetta dietro la sua scrivania, dove scorgo i progetti delle prossime mostre in programma: quella dedicata a Simone Bianchi, uno dei maggiori illustratori italiani per gli eroi del fumetto della Marvel, e una grande retrospettiva con i dipinti di Hermann Nitsch. Come recita l’insegna luminosa sull’ingresso: a Parma, da Solares, «torniamo a sognare».
Articolo tratto da La Freccia di maggio 2023
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