Erano i primi anni ’70 quando debuttò come una piccola sezione dedicata all’arte moderna e contemporanea dell’allora fiera campionaria di Bologna. Le gallerie presenti erano appena dieci, ma già nell’anno successivo ne parteciparono 200.
In quel periodo, il capoluogo emiliano era centro sperimentale e crocevia delle arti visive d’avanguardia, del design e dell’architettura, capace di proporre nuovi linguaggi in rapporto con politica e società. Cinquant’anni dopo Arte Fiera, rassegna di settore tra le più longeve d’Europa, torna a occupare gli storici padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico cittadino, dal 2 al 4 febbraio. Un concentrato di artisti di diverse generazioni, collezionisti, gallerie, appassionati di varie espressioni creative, come ci racconta il direttore artistico Simone Menegoi. Qualche anticipazione su questa speciale edizione della fiera di settore più duratura d’Italia? È davvero un anno unico. Grandi gallerie d’arte moderna e contemporanea tornano a esporre a Bologna, aggiungendosi alle numerose che sono già delle habitué, con un nuovo e importante main partner come Bper Banca. Vogliamo offrire al pubblico sofisticati approfondimenti sulle origini della manifestazione. Ma accanto alle novità ci sono tanti elementi di continuità, dalla sede fino agli stand che preparano piatti della cucina emiliana, punto di forza della ristorazione in loco.
Quali sono i numeri e le parole chiave di Arte Fiera 2024? Ci saranno quasi 200 espositori, di cui 171 gallerie – 30 in più del 2023 – tre sezioni curate e su invito, oltre 15 appuntamenti fra mostre, performance e dibattiti all’interno del programma culturale. E ci aspettiamo circa 50mila spettatori, basandoci sui risultati dell’anno scorso. Per le parole chiave ne scelgo tre: italianità, che è il Dna della manifestazione e il suo tratto distintivo; storia, perché è la prima fiera d’arte moderna e contemporanea ad aver aperto nel nostro Paese; vitalità, perché non ci accontentiamo dei ricordi ma siamo proiettati al futuro. Cosa vedremo nelle tre sezioni curate e su invito? Qui le gallerie espongono esclusivamente opere che appartengono a un ambito specifico. Le sezioni stanno al resto della fiera un po’ come le spezie a un piatto: limitate nella quantità, indispensabili per il sapore complessivo. Fotografia e immagini in movimento, a cura di Giangavino Pazzola, ospiterà video e scatti; Pittura XXI, curata da Davide Ferri, raccoglie testimonianze di quest’arte nel nuovo millennio in tutte le sue declinazioni, mentre nella sezione Multipli, a cura di Alberto Salvadori, si possono ammirare opere in edizione, dal libro d’artista al design d’autore.
Il direttore artistico di Arte Fiera Simone Menegoi, a sinistra, con Enea Righi, direttore operativo. Credit: Alessandro Trapezio
Che cos’è esattamente un libro d’artista? Si tratta di un libro-opera, pensato e realizzato con criteri diversi da un volume comune: perché è stampato in pochissime copie, magari utilizzando tecniche e materiali preziosi, oppure perché assomiglia più a una scultura che a un libro. È il piatto forte della sezione Multipli, che presenta però opere in edizione, di solito più economiche e alla portata del grande pubblico delle opere uniche. Oltre a quelli delle sezioni ci sono tanti altri curatori. Ce li presenti? Ai tre di cui vi ho già parlato si aggiungono Bruna Roccasalva, direttrice artistica della Fondazione Furla, che ci propone leultime novità dal mondo della performance,
e Uliana Zanetti, storica dell’arte e curatrice delle collezioni al MAMbo - Museo d’arte moderna di Bologna, che presenta una mostra sulle origini della performance ad Arte Fiera. La storica Clarissa Ricci ci parla invece dei primi anni di vita della manifestazione dal punto di vista delle gallerie in un’altra piccola esposizione, mentre Guendalina Piselli, producer e curatrice editoriale, si occupa dei Book Talk, le presentazioni di libri in programmazione. Insieme a loro io mi occupo della direzione artistica, dopo 25 anni di esperienza nell’universo dell’arte contemporanea come giornalista, critico, curatore e insegnante. Sono affiancato da Enea Righi, manager e collezionista, che ricopre il ruolo di direttore operativo.
Una delle passate edizioni di Arte Fiera, Courtesy Arte Fiera
Molti sono i richiami alle origini della manifestazione. Se ti chiedessi di scegliere un personaggio che riassume questo mezzo secolo di storia, chi sarebbe e perché? Opterei per un nome poco celebrato, ma fondamentale: Maurizio Mazzotti, il manager di BolognaFiere Group che tenne a battesimo la rassegna nel 1974 – in assenza di un vero e proprio direttore artistico perché questa figura professionale era di là da venire – e la fece crescere per quasi 30 anni.
Tornando invece all’edizione 2024, l’artista lombarda Luisa Lambri è stata scelta per presentare un’opera inedita. Di cosa si tratta? Il suo linguaggio è la fotografia, e il suo soggetto quasi esclusivo è l’architettura del XX secolo. Ha uno stile personalissimo: evita le vedute iconiche per concentrarsi sui dettagli, lavora per minime variazioni di luce e colore, sfiora l’astrazione. A Bologna allestisce una mostra in cui, accanto a una selezione di scatti già esistenti, compariranno alcune immagini inedite di un edificio che si trova nei dintorni della città: la chiesa di Santa Maria Assunta di Riola, nel comune di Vergato, unica opera realizzata in Italia dal grande architetto finlandese Alvar Aalto.
La mostra occupa un altro edificio d’autore, collocato proprio di fronte alla fiera: il Padiglione Esprit Nouveau, replica del 1977, filologicamente accurata, di un’architettura effimera di Le Corbusier e Pierre Jeanneret del 1925. Come si esce da una fiera come quella di Bologna? Euforici e un po’ storditi per la gran quantità di opere, visitatori, immagini e suoni. E magari con un’opera sottobraccio.
Articolo tratto da La Freccia di gennaio 2024
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