In apertura, Robert Capa, Fronte di Segovia, Spagna (maggio–giugno 1937). Foto di Gerda Taro
The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Museum Purchase (2003)
Per l'apertura e a seguire, Foto courtesy International Center of Photography
Gerda Pohorylle è una giovane militante socialista ed ebrea, estroversa e impulsiva, fuggita dalla Germania nazista. Endre Friedmann è un fotografo autodidatta ungherese di simpatie comuniste, irrequieto e rissoso: in famiglia viene soprannominato “capa”, che nella sua lingua madre significa squalo. I due si incontrano a Parigi nel 1934, si innamorano e danno vita a un sodalizio professionale che li vedrà viaggiare l’uno al fianco dell’altra per scattare fotografie in un mondo martoriato dalla guerra. Per avere maggiori commissioni, inventano per loro stessi dei nomi più allettanti, a cui associano identità misteriose e accattivanti.
Gerda Taro e Robert Capa - Café du Dôme, Parigi (1936). Foto di Fred Stein © Estate Fred Stein
Per tutti diventano Gerda Taro e Robert Capa. La loro storia d’amore è complicata, la relazione si interrompe più volte per poi rinascere. Nel 1936 i due decidono di partire verso la Spagna, per documentare la guerra civile dal punto di vista dei repubblicani. Qui scattano foto indimenticabili come Miliziana repubblicana si addestra in spiaggia e Morte di un miliziano lealista, nei pressi di Espejo. Ma il 24 luglio del 1937, durante il ritorno dalla battaglia di Brunete, vicino Madrid, Taro viene travolta da un carro armato e muore poco più tardi. Un anno dopo, Capa pubblica in sua memoria la celebre raccolta di fotografie Death in the making. A Torino, il Centro italiano per la fotografia Camera ospita dal 14 febbraio al 2 giugno la mostra Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra, cogliendo l’occasione della giornata dedicata a San Valentino per celebrare il loro amore, oltre al loro lavoro.
Robert Capa, Morte di un miliziano lealista, nei pressi di Espejo, Fronte di Cordoba, Spagna (inizio settembre 1936)
The Robert Capa and Cornell Capa Archive, dono di Cornell e Edith Capa (2010)
Il curatore Walter Guadagnini e la curatrice Monica Poggi hanno selezionato 120 immagini, molte delle quali presenti nel volume pubblicato da Capa nel 1938, e alcuni provini provenienti dalla “maleta mexicana”, la valigia perduta e ritrovata quasi 60 anni più tardi che conteneva 4.500 negativi scattati in Spagna. Così, mentre un giovane reporter punta gli occhi sull’obiettivo e una fotografa stringe tra le mani una Leica, si viene trasportati tra i bambini che si arrampicano sulle barricate e tra i palazzi devastati dai bombardamenti, insieme ai miliziani che corrono all’attacco o dicono addio ai loro affetti. Oppure, spostando lo sguardo, ci si può ritrovare con Gerta ed Endre, innamorati, seduti al tavolino di un caffè di Parigi.
Articolo tratto da La Freccia
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