In apertura la scultura "Immortal Hunting" (2015) di Ronald Ventura © Collezione Golinelli Bologna
Suggestiona e sorprende il grande uomo alato con il corpo foderato d’argento, che giace capovolto tra foglie e rovi, scomposto e acciaccato dopo un rovinoso atterraggio. Immortal Hunting, scultura maxi di Ronald Ventura, uno dei maggiori esponenti della scena artistica filippina, ricorda il mito di Icaro che tanto osò sfidando il sole da cadere pietosamente. La figura mitologica è da sempre simbolo delle fragilità e delle contraddizioni umane che l’arte sa raccontare coi suoi linguaggi immaginifici. L’opera del 2015 è uno dei pezzi esposti per la prima volta nella mostra I preferiti di Marino. Capitolo I, una selezione di opere di artisti italiani e internazionali provenienti dalla collezione privata di Marino Golinelli.
"A Marino e Paola" (1988) di Maurizio Galimberti © Collezione Golinelli Bologna
L’imprenditore, filantropo e collezionista – che amava definirsi ricercatore – ha sempre avuto un grande interesse per l’arte, concepita come uno strumento privilegiato per comprendere la realtà. Per tutta la vita ha acquistato opere in ogni angolo del mondo: in Africa e in Asia o nelle grandi capitali del contemporaneo come Francoforte, Basilea, New York. Adottando un approccio multidisciplinare e multiculturale, Golinelli ha così ordinato un corpus di oltre 700 pezzi, sinossi di sguardi dal mondo.
Oggi una selezione di queste opere, mai mostrate prima, è esposta fino al 2 giugno al Centro arti e scienze Golinelli di Bologna: dipinti, serigrafie, installazioni, fotografie, collage di polaroid e capolavori di maestri del ‘900 come Giacomo Balla e Kazimir Malevich o nomi del contemporaneo tra cui David Hockney, Tony Oursler, John Baldessari, Lucy e Jorge Orta.
"Orobus " (2008) di Nicola Samorì © Collezione Golinelli Bologna
Non manca un’incursione nel panorama artistico italiano con le tele di Emilio Isgrò, Nicola Samorì, Loris Cecchini e gli scatti di Maurizio Galimberti. Quaranta pezzi che sono un concentrato di sguardi aperti e prospettive sui linguaggi d’avanguardia che si sono succeduti e influenzati tra il secolo scorso e quello attuale. Lungo un itinerario suddiviso in cinque aree tematiche, la selezione ad hoc della collezione di Golinelli riflette sul rapporto tra l’arte e la materia, tra l’oggetto e la sua funzione, tra gli spazi finiti e le rappresentazioni senza confini. Un corpus di disegni, quadri e opere plastiche capaci di offrire riflessioni su spazi pubblici – eloquenti le opere di Candida Höfer, una delle maggiori esponenti della fotografia oggettiva tedesca – ma anche di portare il visitatore all’introspezione del sé come gli emblematici ritratti materici di Samorì assemblati con gesso, terra, colla. Opere nuove, offerte alla fruizione pubblica per continuare a scandagliare il circostante e le relazioni tra
il mondo e chi lo abita attraverso gli idiomi dell’arte.
Articolo tratto da La Freccia
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