Vlassis Caniaris Where’s North, Where’s South? (Children and Testimony) (1988). Tecnica mista, collezione privata

Dalla scomparsa del “corpo vero”, quello della consapevolezza, della ribellione, dell’alterità, all’avvento del “corpo della contemporaneità” nella sua più diffusa declinazione: la società dello spettacolo. Nella mostra Corpus Domini - Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima, a Palazzo Reale di Milano fino al 30 gennaio 2022, la curatrice Francesca Alfano Miglietti indaga con maestria sull’uso e l’abuso del corpo nell’arte.

Fabio Mauri, Il Muro Occidentale o del Pianto (1993)

Fabio Mauri Il Muro Occidentale o del Pianto (1993). Valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno Courtesy Estate of Fabio Mauri e Hauser & Wirth © Graziano Arici

In circa mille metri quadrati di superficie si snoda un percorso espositivo che analizza l’insorgere di nuove forme di rappresentazione, ponendo l’attenzione sullo storico passaggio dal corpo vivo, protagonista della Body Art, a quello rifatto dell’Iperrealismo.

 

Un’accurata indagine sul mutamento dei canoni estetici della rappresentazione e sulla potente evocazione dell’individuo mediante i suoi resti, le sue tracce, i suoi rivestimenti. Un racconto che vuole riflettere sulla crisi dell’esperienza sensoriale provocata dall’avvento di una cultura che propone fisici perfetti, modificati, ripensati, prodotti e riprodotti, essenzialmente finti.

 

«Il confine tra reale e immaginario», spiega la curatrice, «è sempre meno riconoscibile, tanto da assorbire la realtà dentro uno schermo, come dimostra la sua ossessiva presenza nella nostra vita: quello della televisione, del computer, dei videogiochi e dello smartphone. Lo schermo annulla la distanza tra lo spettatore e la scena, lo invita a immergersi dentro, gli offre una realtà a portata di mano, ma su cui la mano non ha alcuna presa».

 

A disposizione dei visitatori, in un eccellente allestimento, oltre 100 opere tra installazioni, sculture, dipinti, video e foto di 34 artisti di rilievo internazionale. Da segnalare, tra gli altri, i lavori di Joseph Beuys, Vlassis Caniaris, Chen Zhen, John De Andrea, Gino de Dominicis, Carole A. Feuerman, Joseph Kosuth, Urs Lüthi, Fabio Mauri, Gina Pane, Carol Rama. Una menzione speciale per Christian Boltanski, recentemente scomparso, in mostra con Le Terril Grand-Hornu (2015), una enorme pila di giacche da lavoro di minatori illuminate da una lampada.

Articolo tratto da La Freccia

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